ONG e Università rispondano del rapimento di Silvia Romano
Silvia Romano, ventenne milanese, è partita per il Kenya nel 2018 per partecipare ai progetti dedicati ai bambini africani organizzati dalla Onlus Africa Milele. Per tale motivo l’attività di Silvia si è svolta principalmente, presso il villaggio scolastico di Chakama, nella contea di Kilifi.
Stando alle più recenti ricostruzioni, la presenza della ragazza presso tale luogo, sarebbe stata segnalata al gruppo di jihadisti somali di al-Shabaab da un abitante del villaggio conosciuto dai cooperanti. Lo scopo del rapimento era quello di ottenere soldi per l’acquisto di armi e uomini da utilizzare nella jihad. Durante il rapimento Silvia si è spostata dal Kenya alla Somalia, in parte in moto, in parte a piedi e si è convertita liberamente alla religione islamica, riferendo poi di non aver mai subito abusi o violenze da parte dei suoi rapitori. Le trattative per liberare la ragazza sono iniziate nell’estate del 2019 e si sono concluse con il rientro di Silvia in Italia nella primavera del 2020. Da quanto riferito dai principali quotidiani italiani il riscatto è valso circa 4 milioni di euro.
«Mi hanno mandata allo sbaraglio», queste parole dette ai magistrati dalla giovane tradiscono la paura provata mentre svolgeva l’attività di cooperante. Infatti, Silvia si trovava nella savana senza scorta e senza collaboratori in balia della sua totale inesperienza, nonostante una laurea presso l’università Ciels di Milano in Mediazione Linguistica per la Difesa e la sicurezza sociale.
Molti gli aspetti poco chiari della vicenda e il Ministero degli Esteri ed il Ministero dell’Università e della Ricerca non possono esimersi dall’esaminare il rovinoso percorso di Silvia, che l’ha condotta a tali circostanze, sebbene la nostra fosse da sempre mossa dal desiderio di aiutare e sostenere i più deboli.
I programmi universitari hanno dato a Silvia la giusta formazione sulla messa in sicurezza durante lo svolgimento degli aiuti umanitari? La ONG Africa Milele ha tutelato la cooperante durante le attività? Il dibattito dovrebbe essere spostato su queste cocenti questioni poiché le ONG non regolamentate dal ministero degli esteri sono state responsabili di diverse morti e di diversi rapimenti nel nostro paese e non solo.
Vedere Silvia scendere da quell’aereo è stata un’emozione fortissima e la sua conversione all’Islam rappresenta il giusto incentivo a favorire sempre più l’integrazione delle comunità musulmane laiche nel nostro paese, ma il dibattito deve essere spostato su temi concreti e non sull’istigazione all’odio o alla violenza di genere che in nessun modo argineranno il pericolo che un tale e siffatto episodio possa verificarsi anche in futuro.