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Shazar Gallery offre sul web un’anteprima di Saghar Daeiri: “Swallow – Kiss – Burn”

Scritto da Felicia Trinchese Il . Inserito in Mostre

Swallow Kiss Burn

Proprio in questi giorni sarebbe stata ospitata negli spazi della Shazar Gallery la prima personale italiana della pittrice iraniana Saghar Daeiri, “Swallow – Kiss – Brun”. L’inaugurazione, per ora, è stata posticipata fino all’ancora incerto giorno di riapertura, ma intanto le opere saranno fruibili online fino al 31 maggio sul canale Artland, una viewing room dedicata esclusivamente all’arte, creata soprattutto per galleristi e collezionisti (per tutti i curiosi esiste una App che è possibile scaricare gratuitamente).


Classe 1985, l’artista visiva e ricercatrice Saghar Daeiri nasce a Teheran, in Iran. Attualmente è bloccata nella sua città natale per le restrizioni legate al covid-19, ma da tempo ormai, precisamente dal 2012, vive e lavora a Istanbul. Laureata in pittura a Teheran, risale al 2006 la sua prima personale, presentata alla Azad Art Gallery, che ha registrato un enorme successo: tutte le opere esposte sono state vendute.

I suoi dipinti, così come racconta l’artista stessa, sono la rappresentazione della sua società, del posto in cui vive e del modo critico in cui lo percepisce. Cresciuta in un Paese che nel corso della sua storia ha attraversato periodi molto drammatici che hanno influito sullo sviluppo socio-culturale delle persone, critica, in quanto donna, in modo grottesco e ironico, la sua società a causa delle sue rigide regole che impongono di dimenticare ciò che sta accadendo intorno.

Scopo principale delle sue opere d’arte è quello di affrontare e far confrontare le persone con una malattia contagiosa fatta di abitudine e di silenzio. I dipinti rappresentano sarcasticamente le persone in cerca di salvezza, pongono luce sulla ricerca della prodiga felicità che appare in alcuni come umorismo nero e commedia.

La serie “Swallow – Kiss – Burn” si incentra sulla mitologia mediorientale e sulle immagini archetipiche. Saghar Daeiri utilizza come ambientazione per le sue opere un giardino persiano che diventa metafora del paradiso terrestre. Troviamo figure non umane decisamente distanti dai convenzionali canoni di bellezza, hanno abiti inusuali, corpi cadenti, sono vecchi e sovrappeso. Tutti questi elementi sembrano essere in contrasto con i colori brillanti e l’agilità grafica dell’artista.