Papa Francesco ricorda la mancata visita ad Acerra e promette «Ci andrò, sicuro»
La mattina del 24 maggio durante la preghiera del Regina coeli dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico, Papa Francesco ha pronunciato le seguenti parole di dispiacere per la mancata visita ad Acerra in occasione del quinto anniversario dell’enciclica Laudato si’, rimandata a causa della pandemia:
«Oggi avrei dovuto recarmi ad Acerra per sostenere la fede di quella popolazione e l’impegno di quanti si adoperano per contrastare il dramma dell’inquinamento della cosiddetta Terra dei Fuochi. La mia visita è stata rimandata. Tuttavia invio al vescovo, ai sacerdoti, alle famiglie e all’intera comunità diocesana il mio saluto, la mia benedizione e il mio incoraggiamento in attesa di incontrarci appena possibile. Ci andrò, sicuro».
A tal proposito, Monsignor Antonio Di Donna ha dichiarato che ancora una volta Papa Francesco ha prestato la sua speciale attenzione alle nostre terre, alle diocesi più colpite dall’inquinamento e alle sofferenze della gente.
Il Papa ha successivamente speso parole di ulteriore incoraggiamento a non abbassare la guardia di fronte al dramma ambientale, che rischia di passare in secondo piano in questo tempo di emergenza sanitaria da pandemia. Per questo, chiosa Di Donna, «oggi come Chiesa di Acerra noi ci impegniamo a continuare a tenere ancora accesi i riflettori sull’inquinamento delle nostre terre e a risvegliare le coscienze», per una «operazione verità in dialogo con le Istituzioni», e giungere a quella che il Papa chiama «conversione ecologica».
Il vescovo di Acerra specifica che questo è un impegno non solo nostro, ma comune ad altre nove diocesi del territorio compreso tra Napoli a Caserta, che insieme hanno coinvolto parroci e sacerdoti in un partecipatissimo incontro a Teano lo scorso 14 gennaio.
Lo scorso 24 maggio Papa Francesco avrebbe dovuto incontrare ad Acerra i vescovi, parroci e sindaci dei Comuni di quei territori tra Napoli e Caserta. Perciò il rinnovato appello del vescovo Di Donna, affinché «venga fatta finalmente verità nei nostri territori garantendo uno sviluppo vero alle nostre terre, che ponga al centro l’uomo, il suo sviluppo integrale, compatibile con la fondamentale e originaria vocazione agricola, archeologica e turistica». Ancor più «in questo tempo in cui l’emergenza dell’epidemia ha messo in ginocchio proprio l’economia agricola e il turismo». Perché, chiosa il presule, «questa pandemia non faccia ulteriori vittime: questa volta non di natura sanitaria ma economica e morale».