“A un passo da una nuova Guerra Fredda”.
Cina e Stati Uniti i vari fronti di scontro. La Cina chiede di cooperare in una lotta win-win: nessuno sconfitto solo vincitori.
Si è ufficializzato quanto da alcune settimane è nell’aria: la Cina e gli Usa sono "a un passo da una nuova Guerra Fredda". È quanto emerge dalle dichiarazioni del ministro degli Esteri cinese, Wang Yi. Parlando in conferenza stampa, il ministro cinese ha spiegato che i due Paesi "non dovrebbero avere conflitti e cooperare in una logica win-win” – io vinco e tu vinci – “e di rispetto reciproco (…) ma gli Usa devono rinunciare a voler cambiare la Cina e rispettare la sua volontà di sviluppo della nazione”. Qualche settimana fa l’agenzia inglese Reuters ha divulgato un estratto del China Institutes of Contemporary International Relations, affiliato al ministero della Sicurezza cinese, dove si avverte di un “sentimento globale di condanna simile a quello provocato dalla repressione della Tienamen, nell’89. E se lo stato di tensione dovesse proseguire la Cina” – secondo gli avversari politici di Xi Jinping – “deve prepararsi ad uno scontro armato”.
Insomma, l’epoca del “disordine mondiale”, apertasi con la fine della Guerra Fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti, si evolve su nuovi fronti. Nel 2014 si registravano 424 conflitti armati in corso. Le guerre del Nuovo Millennio vengono definite guerre asimmetriche perché non si combattono come le guerre tradizionali, se con ciò intendiamo un conflitto armato, con un esercito regolare. Le guerre di oggi sono guerre in cui gli Stati “meschinamente” adottano qualsiasi escamotage volto ad indebolire l’avversario e conseguenzialmente a danneggiare le condizioni di vita della popolazione. Tipico dello scontro sono le sanzioni economiche. La probabilità di uno scontro armato tra Usa e Cina è remotissima, tuttavia, la possibile scalation è dietro l’angolo. Lo scontro tra i due giganti del globo non è uno scontro impari: un eventuale conflitto tra Usa e Cina, e gli schieramenti che inevitabilmente ne seguiranno, condizionerebbero, senza alcun dubbio, l’economia di tutto il mondo, già profondamente influenzata dall’emergenza sanitaria provocata dal Covid19.
FRONTI DI SCONTRO
1)Il fronte caldo: Hong Kong
Lo scontro non si riferisce solo alla gestione dell’emergenza Coronavirus - secondo gli Usa gestita in malo modo da Pechino - ma anche agli scontri di Hong Kong, l’ex colonia britannica. Ad Hong Kong Pechino usa gas lacrimogeni. I manifestanti sono scesi in piazza per protestare contro le leggi sulla sicurezza. Quasi duecento persone sono state arrestate. Hong Kong è una regione amministrava speciale della Cina. Ciò significa che Hong Kong gode di una maggiore autonomia grazie al principio “un solo Paese due sistemi”. Hong Kong è controllata direttamente dal governo centrale del popolo, ma gode di una grande autonomia.
Tra Pechino e Hong Kong è aperto uno scontro che dura da anni. La gestione delle divergenze tra lo stato centrale e la regione rischia di trascinare il mondo in uno stato di tensione generale, acuito dalle polemiche che stentano a spegnersi in merito alla gestione del Covid19.
Gli Stati Uniti hanno già fatto sapere che probabilmente imporranno sanzioni alla Cina se Pechino attuerà la legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong. Robert O’ Brien, il segretario alla sicurezza nazionale di Donald Trump, ha dichiarato che “È difficile prevedere come Hong Kong possa restare un centro finanziario in Asia se la Cina assume la guida”.
2)Fronte sospeso: la gestione dell’emergenza Covid19. La Cina responsabile dell’emergenza secondo gli Usa
116 Paesi dell’Oms chiedono che si indaghi sull’emergenza Covid19: in sostanza, sulla spinta degli Stati Uniti e del Regno Unito, si vogliono ricercare eventuali responsabilità della Cina in merito alla diffusione del virus, a causa di una cattiva gestione dell’emergenza. L’indagine è promossa formalmente dall’Unione Europea e dall’Australia. Xi Jinping, però, vuole dettare i tempi e sostiene che “Ci vorrà un’indagine esaustiva sul Covid19 basata sulla scienza ed eseguita con professionalità, ma solo quando l’emergenza sarà sotto controllo”. La Cina vuole insomma che l’indagine inizi quando l’emergenza sarà un ricordo, nella speranza di placare gli animi. Il Premier ricorda che “la Cina ha agito con trasparenza e rapidità, fornendo tutte le informazioni in tempo utile e aiutando con tutti i mezzi i Paesi che ne avevano bisogno”. Se Pechino dovesse trovare un vaccino contro il Covid19 ne farebbe “un bene pubblico mondiale”.
Gli Stati Uniti, che sono lo Stato più colpito al mondo dalla pandemia, attaccano frontalmente la Cina e l’Oms, sostenendo che l’Oms “ha fallito in modo clamoroso nel fornire le informazioni sulla pandemia”. L’Oms si allinea con la posizione di Xi Jinping e dichiara che l’inchiesta “indipendente sulla pandemia sarà fatta al primo momento opportuno. La maggior parte della popolazione mondiale è ancora in pericolo, il rischio è alto e la strada è ancora lunga”.
L’Ue, promotrice della bozza di risoluzione per l’inchiesta insieme a Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda e sostenuta anche dalla Russia, si è chiamata fuori dallo scontro.
Queste dichiarazioni si collocano accanto alle affermazioni di Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato: “Cina e Russia con il virus vogliono destabilizzare l’Occidente”. Secondo l’ex premier norvegese, al suo secondo mandato come segretario generale dell’Alleanza Atlantica: “Attori governativi e non governativi cinesi e russi hanno diffuso una massa di disinformazione e propaganda per distorcere la verità. C’è tutto un filone di false notizie da fonti nascoste. (…) L’Oms ha affermato che secondo le evidenze a disposizione il virus è di origine naturale, non creato in laboratorio. Ma restano aperte alcune questioni e pertanto sostengo la richiesta di una valutazione internazionale che faccia chiarezza su quanto accaduto in modo da evitare nuove pandemie in futuro”.
“Ci sono numerose prove che il virus arrivi dal laboratorio di Whuan. La Cina ha fatto di tutto per tenerlo nascosto. Classica operazione di disinformazione comunista. Ma ne risponderanno.”: l’attacco del Segretario di Stato americano, Mike Pompeo è forte. Si accusa Pechino di aver taciuto l’entità dell’emergenza. Dello stesso avviso è Trump, che ha rincarato la dose delle dichiarazioni del Segretario: “Penso che la Cina abbia commesso un errore orribile. Poi hanno cercato di occultarlo, di soffocarlo. È come se ci trovassimo davanti a un incendio. Ma loro non sono stati in grado di spegnerlo. Avremo un rapporto molto solido su tutto ciò che è accaduto esattamente. E penso che sarà un rapporto conclusivo”. Secondo la famosa agenzia americana, Associated Press esiste un report di 4 pagine redato dal Dipartimento della sicurezza interna degli Usa, in cui si accusa la Cina di aver “celato la gravità della crisi”, nascondendo i dati perfino all’Oms.
La reazione di Pechino è furiosa: “Accuse infondate. Se Pompeo dice che ci sono prove enormi, le presenti al mondo, soprattutto agli americani continuamente presi in giro dall’amministrazione”.
- 3)Fronte economico: il declino di Washington e l’ascesa di Pechino
L’ultimo fronte è sicuramente legato alla crescita spropositata dell’economia cinese. Lo scontro si consuma ogni giorno: sui mercati finanziari, nell’ambiente tecnologico e scientifico e naturalmente economico-industriale.
Gli Usa allertati dal rapporto “troppo amichevole” tra Cina e Italia
Gli Usa, sempre secondo indiscrezioni sarebbero allertati dal rapporto, fin troppo amichevole tra Cina e Italia: la strategia degli aiuti da parte di Mosca e Pechino, allerta Washinton. Una mossa, quella della Cina, di fornire aiuti, interpretata come “un’operazione simpatia e di soft power”. Il segretario della Difesa degli Stati Uniti, Mark Esper, ha accusato la Cina di “approfittare di una situazione unica per far avanzare i loro interessi”.
È intervenuto finanche il Capo del Copasir, Raffaele Volpi: “L’Italia deve scegliere una strategia. È in gioco il patto con gli Stati Uniti”. Il 6 maggio 2020 il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, dichiara: “La Cina è un partner ma i valori dell’Italia sono quelli della Nato. Il baricentro non cambia”.
FONTI:
- Il Corriere della Sera
- Il Giornale
- Libero
- Huffpost
- Il Tempo
- swissinfo.ch
- Repubblica