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This is America: legge, ordine e abusi

Scritto da Gabriele Crispo Il . Inserito in Napoli IN & OUT

I cant breathe

Si può morire per un pacchetto di sigarette? Si può morire per aver superato il limite di velocità? Si può morire per mano delle forze dell’ordine? Se sei nero e vivi negli Stati Uniti si. Continuano gli abusi di potere negli Usa. Ku Klu Klan un passato che si reinventa?

Le piazze di tutto il mondo si riempiono. Da New York a Washington, da Rio de Janeiro a Parigi, da Londra a Roma: il Covid-19 non ferma le manifestazioni. Il mondo vuole respirare. Le ingiustizie tolgono l’aria più del Coronavirus. E mentre il mondo manifesta, un nuovo video ci mostra l’ennesima uccisione perpetrata dalla polizia ai danni di un giovane afroamericano. Sono 6 i colpi d’arma da fuoco che uccidono Maurice Gordon, un “uomo di colore”, colpevole di aver superato il limite di velocità nel New Jersey. Avrebbe tentato di rubare la pistola d’ordinanza all’agente che l’ha ucciso. This is America” canta tra i colpi di pistola Childish Gambino “You just a Black man in this world. You just a barcode.

Maurice Gordon è tra le tante vittime uccise per mano delle forze dell’ordine negli Stati Uniti d’America. Maurice Gordon è l’ultima vittima del sistema “Law and Order” di Donald Trump, che è finito nel mirino dell’opinione pubblica internazionale, insieme alle forze dell’ordine statunitensi.

Maurice Gordon è l’ultimo, prima di lui un altro e un altro ancora: oltre mille all’anno.

Un uomo di colore ucciso da un agente di polizia e tutto il mondo scende in piazza. Un uomo di colore morto riaccende un dibattito sul razzismo in America, mai chiuso. Un “uomo di colore” morto, George Floyd, è questo il nome dell’uomo che entrerà nei libri di storia per aver risvegliato le anime degli americani. 8 minuti e 46 secondi, soffocato dal ginocchio di un agente, di nome Derek Chauvin. Avviene a Minneapolis il 25 maggio per un pacchetto di sigarette acquistato con una banconota da 20 dollari “apparentemente falsa”. Gli impiegati del punto vendita, il Cup Foods, escono dal negozio: vogliono confrontarsi con Floyd. Gli chiedono senza successo di restituire le sigarette. Delle telecamere di un negozio vicino, immortalano la discussione. Un impiegato chiama il 911. Sul posto giungono due agenti del dipartimento di polizia di Minneapolis, Tomas K. Lane e J. Alexander Kueng. Floyd, che dagli agenti verrà descritto come “ubriaco”, è nella sua auto. Gli agenti si avvicinano alla macchina e Lane estrae la pistola di sorveglianza. Lo fa scendere dall’auto, lo ammanetta e lo conduce sul ciglio del marciapiede, dove lo fa sedere. Arriva una seconda auto della polizia. Floyd non oppone resistenza. Arriva una terza volante della polizia, tutto per un pacchetto di sigarette pagato una banconota apparentemente falsa e per un uomo “di colore” definito “ubriaco”. Dall’auto scendono Derek Chauvain e Tau Thao. Due agenti che nella loro fedina penale vantano denunce per presunti abusi di potere in servizio. Floyd viene strattonato e condotto all’auto della polizia. In un video amatoriale si osserva Chauvain in ginocchio sopra il collo di Floyd. Floyd si lamenta. Implora agli agenti di smetterla: “I can’t breathe. Please”, “Non riesco a respirare. Ti prego”. Lane, Chauvain e Kueng pressano il corpo di Floyd sull’asfalto, con le ginocchia su gambe, schiena e collo. I passanti si fermano. Viene chiamata un’ambulanza. Floyd muore dopo 8 minuti e 46 secondi di agonia.

Negli Stati Uniti continua a combattersi una guerra civile lontana. La stessa che condusse all’abolizione della schiavitù. Nonostante nella Dichiarazione di Indipendenza del 1787 si affermasse che «tutti gli uomini nascono eguali, il loro Creatore li ha dotati di alcuni diritti inalienabili, tra i quali la vita. La libertà e la ricerca della felicità», negli Usa del 1790 il 19,4% dei neri era in schiavitù. La schiavitù venne abolita nel 1863 in Arizona, e poi nel 1865 in tutti gli altri stati degli USA. Nel 1865, anno dell’abolizione, nasceva il Ku Klux Klan, un’organizzazione guidata da Nathan Bedford Forrest, un ex generale dell’esercito confederato, che aveva come obiettivo quello di terrorizzare i neri e tutti i nemici del Sud. Dopo un periodo di silenzio nel 1915 venne fondato da William Joseph Simmons un secondo Kan, che all’odio per i neri, unì quello per le minoranze degli immigrati europei, cinesi ed ebrei.

Si sta organizzando un terzo Kan? Viviamo in un mondo in cui il colore delle persone diventa una scriminante. Il colore della pelle non lo puoi cambiare, a meno che tu non sia Michael Jackson. Il colore della pelle non è come il colore dei vestiti. Il colore della pelle non lo scegli. Viviamo in un mondo in cui si specifica che una determinata azione è stata condotta da un uomo che ha la pelle nera: “Una rapina a mano armata condotta da un uomo di colore”; “Il mercato della prostituzione: donne di colore usate”; “Il protagonista della rissa è un uomo di colore”; “La nuova mafia: uomini di colore provenienti dalla Nigeria”.

Come se le azioni dipendessero dal colore della pelle. Come se il mondo ti dicesse: “You just a Black man in this world. You just a barcode.” È un mondo dal quale dissociarsi: il colore della pelle non ti fa diverso.