TOCCHIAMO TERRA La nuova mostra di Luciano Ferrara al Pio Monte della Misericordia
Si è inaugurata al pubblico giovedì 10 settembre alle 11.30 la mostra di Luciano Ferrara al Pio Monte della Misericordia, uno spazio di indicibile bellezza che riapre dopo quasi sei mesi di chiusura.
Il fotografo free-lance, inserito nel filone d’avanguardia degli anni novanta, nel cuore dei napoletani per le immagini/documento delle lotte politiche degli anni settanta e per quelle dei femminielli, parte dal suo quartiere per un percorso artistico post covid.
"Questa mostra è solo il preludio ad una collaborazione che andrà avanti da quest’ un anno. Sarò infatti tutor di alcuni giovani artisti e li seguirò nel loro percorso formativo, un nuovo progetto sostenuto dal Pio Monte”, così dichiara Luciano Ferrara nel bellissimo Salone delle Assemblee della Quadreria che dal 1600 riveste a Napoli e nel quartiere alle spalle del Duomo una significativa azione di welfare.
”La vocazione del Pio Monte è sempre stata infatti quella di instaurare un dialogo con il territorio, sia con opere caritatevoli, sia facendo sentire la sua presenza”, conferma Alessandro Pasca di Magliano, Soprintendente del Pio Monte. Opere di assistenza, quindi, di sostegno al disagio, azioni formative ed educative, ma anche – come in questo caso- presenza di riferimento e stimolo alla creatività. Il Pio Monte accoglie pieghe di sofferenza e le trasforma in oro, viene riconosciuto! La mostra è allestita all’interno del Pio Monte in due spazi; si snoda come a differenziare due momenti di linguaggio artistico, differenti ma non estranei: le immagini in digitale a colori realizzate durante il lockdown poste in sequenza sul tavolo rettangolare del Salone delle Assemblee e gli undici scatti in bianco e nero, incorniciati, che accompagnano i gradini in discesa della Scala della Misericordia. Le prime fermano momenti di vita quotidiana nell’atmosfera surreale creata dal covid; sono volti / personaggi familiari all’artista che vive nel quartiere e abita con loro quei vicoli, la monumentalità dei luoghi, i colori, le ombre, il silenzio e l’eco dei suoni e delle voci dei suoi abitanti.
Le donne in preghiera all’interno della chiesa del Pio Monte, il fruttivendolo, il carrello sospeso, le grandi moto con il casco, l’ombra allungata della guglia di San Gennaro nella piazzetta Riario Sforza. Le altre fotografie, in bianco e nero, sono parte di un progetto realizzato per Amarelli in Calabria e documentano una operazione antica , risalente al 1500, e molto delicata : l’estrazione dalla terra con le mani delle radici di liquirizia da un fosso di oltre un metro e mezzo di profondità. Occorre non spezzarle per poterle poi lavorare, portarle fuori dal fango e dalla terra con cura : la terra, le donne, le radici, questo il fil rouge che affonda nel cuore di una materia, la terra, che è la nostra vita, materiale e spirituale. Una riscoperta post – covid di un’esperienza che ha visto un aratro di oltre un metro e mezzo affondare, con decisione, precisione ma senza ledere la vitalità e l’energia che la profondità dell’humus nasconde. Veniamo dalla terra e torneremo ad essa: ripensare ad un diverso dialogo con la natura, proteggerla senza sfruttarla e colpirla nella sua vitale energia è il messaggio positivo lasciato dal covid. Del resto si sa, la natura non dimentica né perdona e porta sulla pelle i segni di ogni dolore, l’urlo ribelle ad ogni sopraffazione.
E proprio qui, dove Michelangelo lascia le sue ‘opere di Misericordia’, l’occhio di Luciano Ferrara continua quel dialogo fra i luoghi, fra lo spazio delle mura e il pensiero e il sentimento dei suoi abitanti, con il suo dolore e la sua sofferenza. Loredana , la brava storica dell’arte che sogna di far rinascere ancora di più la grande biblioteca di 17mila volumi lì custodita, mostra - durante le visite guidate fra le opere di De Mura, Stanzione, Fracanzano, Mattia Preti e gli artisti contemporanei quali Kounellis, Kapoor, Paladino, Jodice e tanti altri- nella stanza del Soprintendente quella linea immaginaria che volutamente unisce con lo sguardo San Gennaro, la guglia e il dipinto del Caravaggio posto nella chiesa. L’occhio attraversa e rompe gli spazi per scaraventarsi da una piccola balaustra - simile ad un balcone, inserita come una incisione nella stanza - sugli angeli e i volti di un dipinto che si rinnova ogni volta allo sguardo, perché non muore mai la luce della sua tela e quella della realtà di Napoli in cui è immersa. Caravaggio è di tutti, così come le immagini di Luciano Ferrara che partono dal presente per riportarci nel cuore del tempo.
Dal 10 al 27 settembre 2020 la mostra sarà aperta al pubblico, dal lunedì al sabato dalle ore 9.00 alle 18.00 e la domenica dalle ore 9.00 alle14.30.