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Campania Segreta: Conca della Campania

Scritto da Luca Murolo Il . Inserito in Port'Alba

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Il territorio di Conca della Campania ricade sul versante nord-orientale del complesso vulcanico del Roccamonfina, che già vedemmo dettagliatamente nel numero del 29/6/2017 di QdiN, ed ha costituito, nei secoli, grazie alla sua posizione, uno snodo fondamentale nelle comunicazioni tra Lazio e Campania.


I primi abitanti della zona furono gli Ausoni, da cui derivarono gli Aurunci, sostituiti poi dai Sidicini di Teano che dominarono tutta la zona, anche se dobbiamo ricordare, per dovere di cronaca, che stiamo parlando di epoche in cui la storia ci è stata tramandata, perché ci sono tracce di ominidi risalenti addirittura a 300mila anni orsono, come le cosiddette “ciampate del diavolo” in località Tora ( vedi QdiN del 6/6/2018 ).

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Conca, con i paesi limitrofi, appartennero alla città di Rufrae, nella vicina piana di Presenzano, fino a che, dopo le guerre Sannitiche, nel 326 a. C., subentrò la potenza romana. In seguito appartenne all’Abazia di Montecassino, e fu in quei tempi che il borgo crebbe e fu dotato di fattorie dai Padri Benedettini, che si insediarono nel maniero Longobardo detto Castel Pilano. Conquistato dai Saraceni verso la fine del IX secolo, fu poi signoria dei duchi di Capua. Il nome originario di “Conca” è dovuto al fatto che la vallata che si apre immediatamente al di sotto del borgo, dove sorge il villaggio di Cave, ha la forma della valva di una conchiglia, e fu solo dopo l’unità d’Italia, che fu aggiunto il “della Campania”.

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Un terribile terremoto ha distrutto gran parte del patrimonio artistico del paese, che dovette subire anche una crudele rappresaglia nazista durante il passaggio della II Guerra Mondiale nel 1943, al termine della quale furono fatti saltare il Palazzo Galdieri Bartoli e la Villa Del Monte, nel cui interno, adibito a prigione, vi erano ancora dei reclusi.

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Oggigiorno si possono ancora ammirare la collegiata di San Pietro Apostolo, che custodisce un affresco notevole oltre ad altre opere, ed i resti di Castel Pilano con le sue mura ciclopiche e l’annessa cappella, dove è conservata la scultura lignea della Madonna della Libera, risalente al ‘600. Della monumentale Chiesa di Santa Maria del Soccorso non sono più visibili che gli archi, unici e suggestivi resti ancora in piedi.

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La parte altrettanto interessante dell’antico borgo, sono i boschi che la circondano, ricchi di castagni, che con i loro frutti, insieme agli antichissimi vitigni, di origine romana, sono il vanto della regione. Interessantissima è la passeggiata che parte dalla “Casa del mugnaio”, dove, una volta passati sotto il suo suggestivo arco, si scende per un irto sentiero fino a raggiungere la cascatella formata dal torrente Rivo.

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Questo piccolo fiume che nasce dalle pendici del Roccamonfina, è a carattere torrentizio, ed in estate è praticamente in secca, e di conseguenza la cascata sparisce, come la settimana scorsa quando sono stato qui, sui luoghi. Quando è presente, passa sotto un romantico ponticello in pietra per poi precipitare in una forra dove forma una pozza d’acqua. Continuando per il sentiero si possono vedere due antichi mulini, che testimoniano una civiltà rurale di altri tempi.

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Per saperne di più: Campania segreta: Roccamonfina