Esame di italiano del calciatore uruguayano Luis Suarez per ottenere la cittadinanza, la Procura di Perugia: “Una farsa ”
Perquisizioni della Guardia di Finanza negli uffici dell'Università per gli Stranieri del capoluogo umbro. Tra i reati contestati ci sono rivelazione di segreti d'ufficio e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Le domande erano concordate perché il calciatore ottenesse la cittadinanza italiana.
"Non spiccica 'na parola. Deve, passerà, perché con 10 milioni a stagione di stipendio non glieli puoi far saltare perché non ha il B1". Questi alcuni tra i testi delle intercettazioni effettuate dalla guardia di finanza di Perugia, tra alcuni docenti dell’università per Stranieri di Perugia che di lì a pochi giorni avrebbero dovuto sottoporre all’esame di lingua italiana, necessario per ottenere la cittadinanza, Luis Suarez, centravanti del Barcellona, che era in trattativa per un trasferimento alla Juventus.
Parole che dimostrerano per gli inquirenti l’esistenza di un accordo per far sostenere un esame con risposte già concordate e con un voto finale già stabilito prima della prova d’esame, sostenuta il 17 settembre scorso.
Nella chiacchierata intercettata tra i professori dell'università di Perugia, questi confessano senza problemi la scarsa preparazione del calciatore, concludendo infine: “Non c’è speranza”. “Non coniuga i verbi, non coniuga i verbi. Parla all’infinito“. “Vabbè comunque queste son cose che è chiaro che… Che fai glie fermi per il B1 la cittadinanza? Cioè, voglio di’, fa ride no?”.
Tutto troppo rapido e fin troppo facile. Non solo agli occhi dei tanti tifosi di calcio ma anche e soprattutto della Procura di Perugia quell'esame di italiano sostenuto in meno di mezz'ora da Luis Suarez all'Università per Stranieri di Perugia non poteva passare inosservato. Il tentativo del calciatore uruguayano di completare le pratiche, e di ottenere così il prima possibile la cittadinanza italiana per avere un passaporto comunitario, grazie alla moglie italiana, nascondeva la truffa di un esame farsa. Almeno secondo quanto accertato fin'ora dalle indagini della Procura di Perugia.
Suarez, che non risulta indagato, era in trattativa per passare alla Juventus in quei giorni, ma lo status di extracomunitario aveva bloccato l'operazione. Per questo motivo il giocatore si era attivato per prendere il prima possibile la cittadinanza. Alla fine, nonostante lo "scavalcamento" dell'esame, i tempi per l'acquisizione della cittadinanza si sono rivelati troppo lunghi, incompatibili con la conclusione del calciomercato e la Juventus ha fatto saltare la trattativa.
Anche sfumata la trattativa con la Juventus, lo status di cittadino comunitario sarebbe stato in ogni caso un valore aggiunto sul mercato per il calciatore. I comunitari, non occupando slot per extracomunitari, sono ambiti e riescono a strappare contratti migliori. Così è nel mondo del calcio, così è in ogni altro aspetto produttivo nel mercato comune europeo e nel mondo occidentale, per qualsiasi occupazione.
Sarebbe finalmente il caso, dopo l'eco mediatica generata nell'opinione pubblica, di tornare a parlare seriamente di ius soli, o quantomeno di ius culturae.
E' il momento di fare una legge moderna sul diritto alla cittadinanza. E' un fatto di equità, di civiltà e di giustizia sociale. La nazionalità non può e non deve più essere soltanto collegata da antichi legami di sangue. Non può essere concessa soltanto a chi può permettersi costose e macchinose pratiche burocratiche senza alcun senso logico.
Non ci possiamo più permettere di lasciare tanti nuovi italiani privati di ogni diritto.
E' chiaro che c'è chi ha in testa un'immagine ben precisa di quello a cui un italiano dovrebbe assomigliare. Un'immagine soprattutto cromatica, del colore della pelle che il vero italiano dovrebbe possedere. Questo “marchio di fabbrica”, il made in Italy, per qualcuno, non deve essere concesso a tutte quelle persone nate e cresciute in Italia da genitori stranieri, o arrivate qui in tenera età da paesi altri.
Che senso ha non concedere i diritti politici e civili a chi in questo paese ci lavora da anni contribuendo all'economia del nostro Paese? Che senso ha non concedere la cittadinanza, subito, a chi in questo paese ci è nato, cresciuto, vissuto, dove ha amato, riso, pianto, sbucciato le ginocchia e rimarginato le ferite?