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Il Portici Science Cafè inaugura la sua settima edizione

Scritto da Vincenzo Bonadies Il . Inserito in Port'Alba

Loc Verneau 1

Incentrato sulla necessità di ridare valore etico al cibo per sconfiggere lo spreco alimentare, il primo evento del nuovo ciclo di incontri si è svolto nel bene confiscato “Villa Fernandes” durante il Festival dello Sviluppo sostenibile 2020.

 

Nell’ambito del Festival dello Sviluppo sostenibile2020, promosso da ASviS– Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, si è tenuta l’inaugurazione della nuova edizione del Portici Science Cafè, giunto al suo settimo anno di attività.

In linea con quella che è la più grande iniziativa italiana per sensibilizzare e mobilitare cittadini, imprese, associazioni e istituzioni sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale, e realizzare un cambiamento culturale e politico che consenta all’Italia di attuare l’Agenda 2030 dell’Onu e i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, l’evento porticese – svoltosi nel bene comune Villa Fernandes – ha affrontato il tema dell’ “Insostenibilità dei sistemi agroalimentari. Il caso dello spreco alimentare”.

A parlarne, in qualità di esperto, Fabio Verneau, del Dipartimento di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” che ha affrontato la questione in oggetto e il suo impatto ambientale soffermandosi, in particolare, sulla potenziale attuazione di politiche di contrasto al problema, abbinate alla lotta alla fame e alla povertà alimentare.

Portici Science Cafè Lo spreco alimentare 2

Lo spreco di cibo, infatti, continua ad essere un problema drammatico. L’offerta agro-alimentare eccede le necessità umane: ciò significa che si produce troppo e male e mentre in una parte di mondo vi sono aree densamente denutrite, dall’altro vi sono aree con estesi problemi di sovrappeso.  

Secondo l’Istat, nel 2018 in Italia si stima siano oltre 1,8 milioni le famiglie in condizioni di povertà assoluta, con un’incidenza pari al 7,0%, per un numero complessivo di 5 milioni di individui (8,4% del totale).

Un dato doloroso, soprattutto se rapportato a quello sullo spreco di cibo nel nostro Paese.

Ed è proprio partendo da questo aspetto, dunque, che durante la conversazione è stato presentato un progetto coordinato dai proff. Musella e Verneau, svoltosi nel 2017 nell’ambito del Centro storico di Napoli in collaborazione con l’ANCI. La metodologia adottata ha previsto l’individuazione di un campione di operatori commerciali esistenti nella III Municipalità e attivi nel settore della ristorazione (pub, bar, rosticcerie, panetterie) con l’obiettivo di procedere, in primis, a una riduzione degli sprechi e successivamente alla destinazione del cibo invenduto a persone indigenti. Ciò al fine di creare un modello di buone prassi da consolidare nel territorio napoletano e in altre aree del Sud Italia.

Portici Science Cafè Lo spreco alimentare 1

Definiti i parametri della ricerca si è passati all’azione: è stata costituita un’Associazione di Promozione Sociale Assonec(Associazione Napoletana per l’Economia Circolare) con lo scopo di creare una rete di esercizi commerciali disposti a cedere all’associazione le eccedenze giornaliere da distribuire, poi, a quelle persone bisognose che per comprensibili motivi di riserbo non partecipano alle mense Caritas o di altre strutture caritatevoli.

L’indagine ha riguardato un campione di circa 1.000 attività, tra cui ristoranti, mense, bar, pasticcerie e gelaterie e ha evidenziato che il cibo invenduto, ma ancora utilizzabile per l’alimentazione, nel solo centro storico di Napoli ammonta a 7500 q.li/anno. Una cifra che consentirebbe di sfamare 3.000 individui/anno. Numeri importanti, che fanno riflettere su quanto sia necessario, oggi più che mai, fare squadra per creare un modello vincente di contrasto e prevenzione che in forma capillare parti dal locale per estendersi lungo tutto lo stivale.

La lotta allo spreco alimentare e alla povertà alimentare, infatti, non si traduce soltanto nella raccolta di cibo ma anche nella necessità di avere una organizzazione territoriale diffusa che coordini e controlli l’intero processo operativo in modo efficiente.

A tal proposito, rilevante l’intervento di Antonio Capece della coop. Ambiente Solidale che ha presentato “Condivido per non sprecare», l’iniziativa promossa dalla suddetta cooperativa in collaborazione con la Caritas Diocesana di Napoli e l’associazione CAIR (Comitato Assistenza Istituti Religiosi) nata per ridurre l’incidenza del fenomeno della povertà alimentare distribuendo cibo agli enti associati che assistono persone e famiglie indigenti nel territorio della diocesi napoletana. Per chi intende contribuire al progetto i tre enti hanno lanciato una piattaforma web ad hoc che mette in contatto le aziende che intendono fornire prodotti alimentari con i volontari disposti, invece, a fornire parte del loro tempo per l’encomiabile finalità.

Ad oggi, mensilmente, si distribuiscono 1000 quintali di prodotti a circa 120 strutture caritative provenienti dal Programma Operativo Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti attraverso Agea, l’Agenzia per l’Erogazione in Agricoltura.

Mettere in atto nel campo del recupero dello spreco alimentare iniziative che partano dal basso, che coinvolgono enti della società civile organizzata costituisce dovere morale per tutti. Così facendo, infatti, non soltanto si evita lo smaltimento di prodotti alimentari, ma anche di sprecare inutilmente il costo ambientale che il processo di produzione e trasformazione degli alimenti comporta. Ovvero di attuare un dispendio pericoloso di energia, di acqua, di risorse umane.

In sintesi, occorre ‒ come afferma da sempre Slow Food ‒ ridare valenza etica al cibo. Distaccarsi dalla tendenza ormai diffusa nella nostra società di mercificarlo come fosse un oggetto qualunque e recuperarne il valore, l’importanza: solo così sarà possibile in maniera responsabile combattere radicalmente il fenomeno dello sperpero in campo agro-alimentare. E il passaggio ad una economia circolare, in tal senso, può certamente rappresentare una risposta concreta al problema.