A Napoli la prima scuola per le disabilità “Dance- Music-Ability”
L’impegno della Fondazione Govoni verso le disabilità dura già da cinque anni e abbraccia, per la dedizione di uno staff di esperti professionisti ed operatori, vari settori di azione, e che proprio per la coralità di queste esperienze, e la volontà di raggiungere un comune obiettivo, rende la Fondazione qualcosa di più di un Ente assistenziale o di ricerca.
L’intento è quello di andare a colmare i vuoti rispetto alle mancate risposte dello Stato, della scuola o più semplicemente alla disattenzione del sociale, andare quindi incontro a bisogni ed esigenze primarie delle famiglie e soprattutto dei genitori. Sono loro a trovarsi in prima linea, ad affrontare nel quotidiano situazioni di disagio e confinamento, in veste e nel ruolo anche di cittadini.
“Ciò che conta non è fare molto, ma mettere molto amore in quel che si fa”, si legge sul sito (www.fondazionegovoni.it); si parla insomma della cura verso le disabilità come sentimento etico/ sociale da condividere. La Fondazione ha approfondito nel tempo con seminari, giornate di studio, incontri e tavole rotonde i problemi relativi ai disturbi del linguaggio e della comunicazione e dell’inserimento dei soggetti disabili nel contesto dei ‘normodotati’, affrontato i temi dell’alimentazione e dell’importanza dell’attività motoria.
Proprio in questo ambito il progetto “WE GO, l’attività motoria nella relazione di aiuto nel sostegno alle diverse abilità”- ideato dal Comitato Promotore della Fondazione - ha avuto il sostegno della Fondazione Banco di Napoli e vedrà inserita una innovativa iniziativa , un corso/percorso unico in Italia per le sue novità tecniche- didattiche, ideato dalla Dr.ssa Alessandra Borghese, logopedista, e da Claudia Sales, art director della Claudia Sales Labart Dance, una delle scuole di danza più prestigiose d’Italia. DANCE-MUSIC-ABILITY ( DMA ) è il nome del progetto, una sperimentazione nuova, che “esplora tutte le potenzialità delle terapie tradizionali – dichiara la dr.ssa Borghese- armonizzando le capacità motorie, percettive, cognitive, relazionali del soggetto.
E la novità del progetto è l’inserimento graduale dei ragazzi con disabilità nel contesto didattico di allievi normodotati”. Nata negli USA, la Dance Ability studia l’improvvisazione del movimento e vuole mettere in contatto e in dialogo il soggetto con il proprio corpo. Si migliora così il grado di fiducia in se stessi, l’equilibrio e la capacità di relazione, trasformando le negatività in positive risposte di comunicazione e di coordinamento motorio/spaziale. Si parte dai 5 anni di età e sono state organizzate due classi di livello , un livello base dai 7 agli 11 anni e un livello successivo dai 12 ai 18 anni e oltre. Il corso coinvolgerà anche i genitori e sarà monitorato clinicamente dal neuropsichiatra Prof. Rosario Savino. Abbiamo incontrato Marcello Milone , Presidente della Fondazione Govoni:
Presidente, una tappa importante che risponde ai desideri della vostra mission, dal suo punto di vista qual ‘è il punto più significativo del progetto DMA?
Sin dall’inizio della nostra attività, oltre che alle terapie tradizionali da fare in sinergia con i genitori, abbiamo puntato su tre importanti fattori che secondo noi possono apportare notevoli benefici, e cioè l‘alimentazione, lo sport e la musica. L’anno scorso abbiamo messo su per la prima volta a Napoli un corso di Tennis di inclusione per disabili e quest’anno lanciamo questo nuovo progetto. Con la Dma si ottiene la fusione di sport e musica in un’unica attività che, unendo movimento e vibrazioni, riesce a penetrare a fondo , ma in maniera spontanea, naturale, nella psiche del disabile, e ad eliminare inibizioni, paure e fobie. E’ in qualche maniera una danza primigenia che in qualche maniera attiva emozioni, sensazioni e reazioni in soggetti “bloccati” da anni di frustrazioni, di sofferenze psicologiche, di inibizioni, migliorando anche la stima di sé. La Dance Ability aiuta a trasformare le negatività in positività, grazie ai messaggi ed alle risposte del corpo. Attraverso la danza il corpo diventa protagonista, si impara ad accettarsi nonostante le limitazioni presenti, e si comprende che non esiste un modo unico o normale di rapportarsi all’altro. E poi nell’area cognitiva migliora lo schema corporeo, nell’area relazionale aiuta i rapporti di coppia e infine nell’area psicomotoria migliora l’orientamento spaziale e la coordinazione motoria. Io e mia moglie Gabriella, che da sempre mi affianca in tutte le attività, abbiamo avuto la fortuna di avere nel nostro team due persone assolutamente “speciali”, come Alessandra Borghese che, insieme al fratello Marco, sta onorando nel migliore dei modi la straordinaria professionalità di suo padre Massimo, indimenticato Direttore Scientifico della nostra Fondazione, e Claudia Sales, grande professionista della danza ma soprattutto donna di grande spessore umano e culturale. E’ bastato farle incontrare per far scattare la scintilla di pensare e realizzare qualcosa insieme. Così è nato il progetto DMA.
In questi anni di attività, quanto sono cambiati gli atteggiamenti verso le disabilità nella società civile ?
La cosiddetta “società civile” è oggi certamente più sensibile alla tematica disabilità. Da questo punto di vista negli ultimi venti anni sono stati fatti passi da gigante.
E da parte dei soggetti più istituzionali?
Anche le istituzioni si sono adeguate in tal senso e cercano di fare qualcosa ma purtroppo debbo registrare, a fronte di tante dichiarazioni roboanti, la povertà di iniziative, di fondi disponibili, ma soprattutto di “visioni” e di strategie prospettiche. In sostanza la disabilità non è mai una “priorità” , ogni tanto si stanziano fondi, si aiutano le associazioni, ma non esiste ancora una forte volontà politica di affrontare questo tema nella sua complessità. Un tema che investe migliaia e migliaia di famiglie delle quali ci si ricorda purtroppo solo in campagna elettorale . Al netto delle buone intenzioni e della buona volontà di qualche politico.
In questo senso ci sono tappe che segnano in qualche modo una svolta?
Con la riforma legislativa del terzo settore qualcosa in positivo è cambiato dando maggiore libertà di movimento alle associazioni ma non credo si possa ridurre un tema così delicato solo a un discorso economico . Penso che lo Stato si deve fare garante di iniziative specifiche mettendo al centro di una seria politica del welfare le esigenze delle famiglie con disabili e non solo del disabile.
Nel progetto DMA sono coinvolti i genitori, in che modo?
Il progetto prevede , dopo uno screening effettuato dal neuropsichiatra di riferimento, Prof. Rosario Savino, attuale Direttore Scientifico della Fondazione Govoni, e del team di logopedisti, pedagogisti e psicomotricisti guidati dalla Dr.ssa Borghese, una selezione di soggetti che accederanno al corso. Ma non si potrà non tener conto delle informazioni e del supporto dei genitori che diventeranno ovviamente parte integrante di un percorso intenso e lungo da fare assieme.
Progetto WE GO e DMA: grazie alla ricerca, alla disponibilità di professionisti e operatori, sono punti fermi, tappe di successo, frutto di anni di costante impegno. Vuole ricordarci un momento fra i più significativi e un momento di grande sconforto, quando forse voleva mollare tutto, di questo percorso ?
Uno dei momenti che ricordo con grande piacere fu il Seminario sull’alimentazione che organizzammo grazie a Città della Scienza, ed a cui parteciparono esperti provenienti da Francia, Belgio, Svizzera e Nordafrica. Tutte le mie titubanze sull’interesse del pubblico verso il tema proposto dall’evento svanirono quando , dopo 5 ore , arrivati alle 14,30 , ormai alla conclusione della giornata dei lavori, mi resi conto che nessuno degli oltre 100 partecipanti si era mai alzato una sola volta, neanche per andare in bagno. Tutti rimasero quasi ipnotizzati dalle testimonianze dei docenti e dall’importanza del tema. Quasi tutti mi dissero che non avevano mai ascoltato niente del genere.
Un momento sconfortante invece fu quando organizzammo al Gambrinus un concerto per pianoforte e violoncello, con aperitivo, con la partecipazione di due importanti artisti napoletani. La sala era gremita e a fronte di un costo d’ingresso di soli 5 € che copriva solo parzialmente la magnifica offerta gastronomica messa a disposizione, la serata fu bellissima sotto tutti gli aspetti. Tranne che per le donazioni alla Fondazione: tutte le buste che lasciammo sui tavoli affinchè ognuno potesse donare in libertà e privacy quel che voleva, risultarono desolatamente vuote. Per fortuna gli artisti non vollero nessun compenso. Quello fu un momento di grande frustrazione perché pensai che a nessuno interessava quel che facevamo.
Quale fattore pensa possa essere fondamentale per aiutare di più l’inserimento della disabilità in un normale pensiero di sviluppo sociale ?
La scuola, l’istruzione. I docenti pensano solo ad aiutare il disabile nella formazione e nello svolgimento dei compiti. A parte la percentuale elevatissima di docenti incompetenti e impreparati, non si pensa assolutamente alla formazione dei compagni di classe degli alunni disabili verso una coscienza di integrazione e solidarietà. Una volta finita le ore di lezioni i bambini e ragazzi disabili restano soli, nessuno li chiama, li coinvolge in attività esterne. E non esiste nessun coinvolgimento delle famiglie . I disabili sono e resteranno “corpi estranei” alla società se la scuola non cambia.
Cosa desidera di più e qual è il suo ‘sogno nel cassetto ?
Quello di realizzare il nostro progetto “THE BRIDGE” , un villaggio polifunzionale che offra a disabili e famiglie tutto quello che serve per affrontare al meglio gli anni difficili della vecchiaia che non consentono di seguire come si deve il proprio figlio, e dell’inevitabile problematica del “dopo di noi” che più di tutte toglie il sonno ad un genitore.
per info & contatti:
dr.ssa Alessandra Borghese 351 5764457
art director Claudia Sales – LabArt Dance 081 19330082 – 375 5736115
vico S.Maria della Neve, 13 Napoli - www.claudiasales.it - www.labartdance.it