Benedetto Croce (terza parte)
IL CONCETTO La seconda forma dell’attività dello spirito è la conoscenza dell’universale nel concetto, in cui s’identificano espressività, universalità e concretezza. Croce distingue dal concetto gli ‘pseudoconcetti empirici’ (come cavallo, casa) che sono concreti ma non universali, e gli ‘pseudoconcetti astratti’ (come triangolo) che non sono concreti. Gli uni e gli altri sono finzioni concettuali che hanno una finalità esclusivamente pratica.
Tali sono tutte le nozioni che costituiscono le scienze naturali (pseudoconcetti empirici) e le matematiche (pseudoconcetti astratti). Mentre gli pseudoconcetti sono molteplici, il concetto, in quanto universale e concreto, deve essere contemporaneamente unico e distinto; di qui l’unità, nella distinzione, delle quattro forme dell’attività dello spirito. L’opposizione interna in ognuna delle forme (bello-brutto, vero-falso, utile-dannoso, bene-male) si risolve pertanto nel nesso dei distinti: non esiste un momento negativo reale in una forma di attività, ma solo l’interferenza di un’altra forma di attività, che, in sé positiva, diventa negativa quando viene colta per quello che non è. Così, per esempio, il brutto non è che l’interferenza, nell’arte, del pensiero o dell’attività pratica, in sé positivi, e negativi solo in quanto vengono valutati nell’ambito estetico. L’attività pratica consiste nella volizione che è libera nella misura in cui non è arbitraria o contraddittoria. Immorale è unicamente l’azione, che, essendo economica (volizione del particolare), pretende di essere etica (volizione dell’universale). In sé l’azione economica non potrà mai essere morale o immorale: è sempre assolutamente amorale.
PROBLEMA DELLA STORIA Il sistema crociano si conclude con le riflessioni sul problema della storia da cui si era inizialmente sviluppato. Al problema Croce dedico la ‘Teoria e storia della storiografia’ (1917) e ‘La storia come pensiero e come azione’ (1918). Riprendendo le riflessioni della ‘Logica’, la storia (che nell’ ‘Estetica’ era teorizzata come ‘arte’) viene identificata con il pensiero, e la filosofia appare come il “momento metodologico” della storiografia che tratta sempre la storia insieme particolare e universale perché le attività dello spirito sono appunto distinte ma non separate. Mentre nei confronti del passato è impossibile pronunciare giudizi di valore, e lo storico non può che valorizzare positivamente ogni fatto cogliendolo nella su necessità, il presente richiede la valutazione e la scelta degli avvenimenti in atto, che non devono essere accettati passivamente. Accanto all’attività filosofica Croce sviluppò un’intensa produzione storiografica i cui risultati più importanti sono: ‘Storia del Regno di Napoli’ (1925), la ‘Storia d’Italia dal 1871 al 1915’ (1928), la ‘Storia dell’età barocca in Italia’ (1929) e la ‘Storia d’Europa nel secolo XIX’ (1932).
Per saperne di più:
Benedetto Croce (seconda parte)
Benedetto Croce (quarta parte)
L’Istituto italiano per gli studi storici nel 150° anniversario della nascita di Benedetto Croce