Benedetto Croce (quarta parte)
LA CRITICA LETTERARIA Definendosi “idealista desanctisiano” in estetica, Croce rivendica i diritti della fantasia contro i positivisti e mette in ridicolo la scuola storico-erudita con la sua aneddotica (questo fare “l’elenco del bucato”), volta a indagare elementi insignificanti della vita del poeta.
Ma il ritorno a De Sanctis non era privo di motivi di dissenso: Croce rimproverava al De Sanctis il suo eccessivo hegelismo che lo aveva spinto a costruire dialetticamente una storia delle letteratura; a differenza del metodo desanctisiano e tenendo conto del carattere individualizzante che, in sede estetica, aveva rilevato nell’espressione artistica, Croce concepisce la storia della letteratura e dell’arte al di fuori di schemi astratti, come una serie di monografie rivolte unicamente a mettere in luce il valore poetico di ogni singola opera.
Si dissolvono pertanto i generi ‘letterari’: come l’arte è nello stesso tempo pittura, architettura, poesia, musica e scultura, così la poesia è sempre lirica ed epica, comica e tragica, e il romanzo è poesia allo stesso titolo di un’opera in versi. Per quanto concerne la critica letteraria, Croce ritiene che il critico non sia ‘artifex additus artifici’, ma ‘philosophus additus artifici’: la sua funzione, cioè, è quella di distinguere la poesia dalla non-poesia e la parte poetica di un capolavoro dalla sua parte strutturale, la quale è però legata alla precedente da un nesso dialettico.
Per saperne di più:
Benedetto Croce (seconda parte)
L’Istituto italiano per gli studi storici nel 150° anniversario della nascita di Benedetto Croce