Es-saouira, una Positano africana
Trasmetto nel titolo quella che è stata la mia impressione quando vi misi piede, molti anni fa, per la prima volta, e si è ripetuta ogni qual volta mi ci sono recato. Molto di più che una cittadina turistica affacciata sulle coste dell’Atlantico, qui si respira storia e cultura; ma soprattutto il culto del bello, l’estetica, la cura dei dettagli, illumina ogni angolo della città vecchia, all’interno delle mura, sorprendendo il visitatore ed invogliandolo ad esplorare ogni vicolo.
Ogni anfratto può celare una sorpresa, e nessuno resta deluso entrando nelle numerose “boutiques”, o nelle più nascoste e recondite botteghe, perché qui si riunisce il fior fiore dell’artigianato marocchino. È questo uno dei motivi che mi ha ricordato Positano, oltre ad esserci arrivato sapendo che, dagli anni ’50 ai ’70, l’affascinante cittadina, come la perla della Costiera Amalfitana, è stata visitata da personaggi illustri, di quella cultura che mi appartenne in gioventù, ed oggi è storia.
Vi si stabilì Orson Welles, quando venne a girare il suo Otello, e si spostò solo di qualche centinaia di chilometri per girare le scene nella cisterna di Mezagan, ad Al-jadida. Jimi Hendrix ci arrivò e se ne innamorò, e lo seguirono molti musicisti, poi divenuti “mostri sacri” di quella generazione, quali Frank Zappa, Bob Marley e Sting. Ed è storico il rapporto di Es-saouira con la musica: qui ogni estate si tiene il festival della “gnawa”, un genere musicale africano, importato dagli schiavi neri in periodo coloniale, e pare che fu proprio ciò ad attirare il chitarrista americano, che poi vi soggiornò a lungo, stregato dai profumi dell’argan e dalle notti arabe.
Es-saouira fu fondata dai Cartaginesi, in fuga dopo il tragico epilogo della III guerra punica, e dopo alterne vicende che la videro romana e poi moresca, fu conquistata e colonizzata, nel XV secolo da Enrico il Navigatore, Principe di Sagres. L’impronta portoghese si nota subito, grazie alle mura che fortificano il porto, ormai ridotto a porto da pesca, ma con un passato ben più battagliero, ed alla Torre che con le sue caratteristiche forme ricorda la più famosa Torre di Belem a Lisbona, ed è praticamente una firma lusitana. Enrico il Navigatore scese lungo le coste Africane, fortificando varie città, come la già citata Mezagan, e la vicina Safi, ed è all’interno di quelle mura, poi rinforzate dagli Spagnoli e dal sultano Mohammed III, ma sostanzialmente rimaste le stesse, che si annida la “qasba”, che insieme al “mellah”, l’antico quartiere ebraico, formano quella che oggi è chiamata la città vecchia, ed è un gioiellino dichiarato patrimonio dell’Unesco.
Essa stessa patria di artisti, l’intero villaggio è un atelier a cielo aperto. Sono caratteristiche le produzioni di piccoli mobili ed oggetti in legno di “tuia”, una profumata varietà di cedro, e di cosmetici e prodotti per la salute e la cura del corpo, con l’olio aromatico che si estrae dalla noce di “argan”.
E come Positano (di nuovo), a cui morfologicamente non assomiglia affatto, spicca con la sua bellezza ed il suo fascino, la vita notturna ed i negozi che ricordano più un bazar levantino che una boutique occidentale, è un posto unico al mondo, e seppur incastonato in una costa meravigliosa, risalta e riluce di splendore proprio. Es-saouira è oggigiorno un’oasi colorata e allegra, che spunta solitaria, come una gemma rara. Dallo splendore ammiccante e magico, sorge sulle coste dell’Oceano, circondata da foreste di “tuia”, e da alberi di noci di argan, e dietro il deserto.
Meta di turisti e di sportivi che si avventurano con i “quad” nel deserto, o che sfidano le onde con “kite-surf”, è comunque un luogo estremamente particolare, chiunque ci arriva ne rimane colpito, se non innamorato. Partendo, il primo pensiero e ritornare.