Domenico Scarlatti (seconda parte)
Pagine di alto valore ha invece la musica religiosa di Domenico Scarlatti, che lo rivela in possesso delle più sofisticate risorse della tecnica contrappuntistica: notevole in particolare è uno ‘Stabat Mater’ per 8 voci e basso continuo.
Ma la parte più alta della sua produzione è rappresentata dal corpus di 555 sonate per clavicembalo (di cui solo una cinquantina furono pubblicate durante la sua vita), che costituiscono una delle espressioni più alte della musica strumentale settecentesca. Il problema della loro cronologia non era ancora stato risolto, anche se molti indizi facevano supporre che la maggioranza delle sonate era stata composta nel periodo estremo della sua vita.
Direttamente legate alla sua pratica di virtuoso di clavicembalo, le sonate di Domenico Scaratti hanno un’aderenza strettissima alle caratteristiche tecnico-foniche di questo strumento, il che toglie loro qualsiasi rigidezza o astrattezza di concezione. Il loro schema consueto (un movimento basato su un unico tema e diviso in due parti ritornellate) conosce nella pratica applicazione un numero sbalordativo di varianti; parimenti ricchissimi sono i riferimenti al mondo musicale contemporaneo, dal concerto al melodramma alla cantata a espressioni popolareggianti o addirittura schiettamente popolari.
Anche a livello timbrico la sonorità del clavicembalo è piegata a riprodurre o a suggerire con inesauribile fantasia e con acutissima sensibilità le più svariate sonorità, da quelle dell’orchestra a quelle della chitarra spagnola. La singolarità dell’esperienza compositiva di Domenico Scaratti, benché già riconosciuta nel corso dell’Ottocento da personalità quali Muzio Clementi, Carl Czenry, J.Bramhs, fu pienamente apprezzata solo successivamente, che ne intraprese una verifica a livello filologico e critico.
Per saperne di più:
Domenico Scarlatti (prima parte)
Alessandro Scarlatti (prima parte)
Alessandro Scarlatti (seconda parte)