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Lamont Young: un architetto visionario a Napoli

Scritto da Luca Murolo Il . Inserito in Port'Alba

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Troppo avanti per i suoi tempi, forse nacque un secolo prima del dovuto, ma a ben guardare i suoi progetti, le sue utopie, avrebbero avuto vita dura anche ai tempi nostri.
Lamont Young, nato a Napoli nel 1851 da padre Scozzese e madre Indiana, pur avendo vissuto all’ombra del Vesuvio tutta la vita, non prese mai la nazionalità italiana.

Ingegnere, architetto e urbanista, ha regalato alla città numerosi palazzi e costruzioni bizzarre, ma i suoi progetti erano ben più vasti e avveniristici. La prima metropolitana d’Italia, quella che è oggi la Linea 2 della metropolitana di Napoli, sorge sul tracciato del suo progetto, molto più ampio e di vaste vedute, ma mai realizzato, sebbene avesse vinto un appalto, poi naufragato per mancanza di fondi.

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Avversato dalla classe imprenditoriale cittadina, che lo riteneva a dir poco troppo futuristico, se non un vero e proprio pazzo visionario, cercò altrove il denaro per finanziare questa ed altre sue imprese irrealizzate, come il “rione Venezia”, degno dello sceicco più magnanimo ed utopistico che si possa immaginare. Esso prevedeva un canale navigabile che avrebbe congiunto il quartiere di Santa Lucia con i Campi Flegrei, all’altezza di Coroglio.

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Disseminato di numerose isolette, si sarebbe aperto a Bagnoli su di un quartiere residenziale fatto di villette e pochi condomini di lusso, affacciandosi su di una spiaggia con stabilimenti balneari e qualche edificio di utilità comune: un sogno! L’architetto si stava interessando, in fin dei conti, dei due problemi che tuttora sono il nodo strategico ed emblematico della città: la metropolitana, e la riqualificazione di Bagnoli.

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Costruì, invece, molti dei palazzi che risalgono la collina, da piazza Amedeo al Vomero, lungo Parco Margherita e Parco Grifeo. Il più significativo e rappresentativo del suo particolarissimo stile, sbrigativamente definito neo-gotico, ma in realtà ricco di elementi architettonici vari e misti, mescolati dal suo gusto ed ingegno, è Castello Aselmeyer. Già “Castello Grifeo”, dove lui stesso visse per un periodo, cambiò nome quando fu acquistato dal banchiere Carlo Aselmeyer e ne prese il nome; domina piazza Amedeo, virtuale centro del quartiere Chiaia, e sorge su Corso Vittorio Emanuele, una volta la strada più lunga di Napoli, ed arteria viaria fondamentale.

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Young cambiò dimora, ed andò a vivere in un altro Castello da lui progettato, “Villa Ebe”, che purtroppo bruciò nel 2000, in seguito ad un incendio doloso, dopo essere stata dimora di barboni e senzatetto, miseramente abbandonata dal Comune di Napoli, a cui gli eredi dell’architetto la avevano donata. Anch’essa costruita nel suo fantasioso stile, sorgeva sul Monte Echia, dove anticamente avevano situato le loro residenze l’imperatore Nerone e l’ammiraglio Lucullo, di fronte all’isolotto di Megaride, dove ebbe origine l’intera città.

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Poco distante da piazza Amedeo, lungo via Crispi, c’è il Palazzo dell’Istituto Grenoble, un’altra creazione del nostro geniale architetto, che sebbene sia costruita in un molto più sobrio stile “neo-rinascimentale”, porta il tocco eccentrico di Lamont Young nell’uso del materiale. Il “tufo”, quasi a sdrammatizzare la severità dell’edificio ed a dargli grazia con questa leggera e localmente diffusa, pietra lavica.

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Probabilmente il destino di questo eclettico personaggio fu segnato dal fatto che solo dieci anni dopo la sua nascita il Regno delle Due Sicilie cessò di esistere, assorbito in un regno Sabaudo che non gli lasciò più tanto spazio di espressione, altrimenti avrebbe rivestito un’importanza maggiore nella fisionomia della città stessa. Ma basta navigare da Mergellina verso capo Posillipo, per intravedere molti “castelletti”. Le loro torrette, abitate o mere altane panoramiche, alle volte semplicemente decorative, esprimono un gusto particolarmente napoletano, ispirato da uno Scozzese, geniale quanto eccentrico: Lamont Young.