Assassinio dell’Ambasciatore Italiano in Congo
In seguito ad un vile agguato, che ha attaccato il convoglio disarmato che si allontanava dalla città di Goma, nella provincia del Nord-Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, sono stati uccisi l’ambasciatore Luca Attanasio, il suo autista ed il carabiniere Vittorio Canovacci.
Nativo di Soronno, in provincia di Varese, il giovane diplomatico italiano, aveva solo 43 anni, ed era in Congo dal 2017; uomo sensibile, amava interessarsi dei problemi dei paesi ove veniva mandato in missione, e farsene carico. Con la moglie Zakia Seddiki, che aveva conosciuto quando era Console a Casablanca, in Marocco, e dalla quale ha avuto tre figlie, si interessava attivamente dell’educazione e di sussidi ai bambini congolesi.
Ed anche la mattina di quel maledetto 22 febbraio, quando è stato brutalmente assassinato, pare fosse in missione umanitaria. Non ci sono ancora noti i particolari, sebbene alcune illazioni del Governo Congolese affermino che non erano state avvisate le autorità locali della missione in corso, Luca Attanasio, la cui salma, mentre scrivo, è stata già rimpatriata in Italia con tutti gli onori, si trovava in quella landa tormentata a difendere e supportare gli interessi del nostro paese. Qualsiasi essi fossero, se accompagnare una missione umanitaria o scientifica, o visitare miniere di cui la zona è piena.
Se non possiamo ancora stabilire se l’attentato fosse mirato a lui, o azione di terroristi e banditi usi ad una politica di riscatti e sopraffazioni quale sembra sia abitudine dell’area, è invece doveroso e legittimo descrivere il territorio dove il malfatto si è svolto. Geograficamente ci si trova nel Parco Nazionale del Virunga, area protetta dai tanti interessi, come la moltitudine di vulcani, attivi e non, che la costellano, tanto che sono presenti in zona vulcanologi anche Napoletani per motivi di studio, ma è soprattutto l’habitat degli ultimi gorilla di montagna presenti sul pianeta.
Animali con un’organizzazione sociale vera e propria, che li colloca, Darwinianamente, molto vicini all’uomo. Ci troviamo, inoltre, nel centro dell’Africa, del misterioso Continente Nero, e pare vi siano più di 70 bande armate diverse, dalla consistenza del piccolo gruppo in odore di banditismo, fino a veri e propri eserciti. Si parla, per questo territorio, di guerra Mondiale Africana, ma per capire bisogna innanzi tutto dire che è, morfologicamente, una delle zone più ricche della Terra: vi sono presenti miniere d’oro e di diamanti, di uranio ed altri minerali preziosi, e come se non bastasse, quando si è reso vitale il coltan, per l’anima di tutte le apparecchiature elettroniche, i maggiori giacimenti mondiali sono stati scoperti qui. Aggiungiamo che dopo la guerra Tutsi-Hutu, che negli anni ’90 insanguinò i confinanti Burundi e Rwuanda, e la miscela diventa esplosiva ed instabile. In seguito alla sconfitta degli Hutu, bande armate di questa etnia perdente sono scappate, prima dal Rwuanda, e poi dal nord, dalla vicina zona di Cibitoke, in Burundi.
È erroneo dire che sono state accolte a braccia aperte in Congo, sebbene questo paese abbia avuto governi pirateschi, ricordando su tutti quello di Mobutu, rovesciato poi da Laurent Kabila, e tra cambi di nomi del paese stesso, che per un periodo è stato Zaire, non era in grado di controllare la sua intera estensione, peraltro enorme. È in queste zone che succedono le peggiori efferatezze di cui sentiamo parlare, inorriditi, dai nostri salotti, spesso ignorando che l’oro delle nostre fedi, quello della collanina che abbiamo appena regalato alla nostra fidanzata, proviene da lì. Come gli elementi che compongono lo smart-phone con cui stiamo controllando questi dati, viene da lì. Inoltre, uno dei problemi endemici, dove la crudele politica colonialista di Leopoldo II di Belgio, trovò terreno fertile per le sue nefandezze due secoli orsono, è l’odio atavico tra etnie diverse.