In trasferta a Gaeta (sesta parte)
Prima di salire il Monte Orlando si può visitare, procedendo verso l'estremità sud-occidentale del promontorio, ove la roccia sul mare aperto è segnata da tre grandi fratture verticali, il Santuario della Montagna Spaccata.
La chiesa della SS.Trinità è ricordata con un annesso monastero benedettino del 1071. A sinistra della chiesa è l'ingresso per scendere a vedere la fenditura detta “Grotta del Turco”; nei pressi dell'ingresso per questa grotta, ma in posizione più elevata, sono ancora efficienti cinque cisterne romane della villa di Lucio Munazio Planco. Sulla destra della chiesa, invece, si percorre un corridoio scoperto con alle pareti le stazioni della via Crucis (inquadri in maiolica, opera di R.Bruno del 1849).
Segue una scalinata di 35 gradini, che conduce alla profonda, suggestiva fenditura centrale; secondo una costante tradizione si sarebbe formata alla morte di Cristo. Sulla parete di destra si può osservare la mano del Turco: un distico latino (inciso su una sottostante lastra di marmo) indica in quel segno impresso sulla roccia l'impronta di un miscredente (marinaio turco è ripetuto nella leggenda popolare), che aveva voluto saggiare la consistenza della roccia con la mano, di fronte alla più tradizione dell'evento miracoloso.
Segue il giaciglio di S.Filippo Neri e la cappella del Crocifisso, eretta (forse alla fine del sec. XIV) su di un masso incastrato nella fenditura. Lo straordinario fenomeno geologico e la costante tradizione religiosa hanno reso internazionale la fama della “Montagna Spaccata”: fu visitata nei secoli da santi, pontefici, regnanti, ecc. Da essa si può raggiungere Serapo e il quartiere Porto Salvo scendendo per via Planco: bel panorama ad ogni volger di sguardo.
Il parco urbano di Monte Orlando, istituitocon legge regionale (n°47 del 22 ottobre 1986), occupa una superficie di 53 ettari (meno del 2% del territorio comunale) ed è situato tra la spiaggia di Serapo ad occidente e il quartiere di S.Erasmo a oriente: le pendici del promontorio a settentrione e le precipiti pareti sull'azzurro mare completano i suoi limiti. In età romana il rilievo costiero, denominato “promontorio di Gaeta”.
Sull'estremità del versante occidentale, nella prima metà del sec. XI, era sorto il monastero della SS.Trinità (ad arcum tympanum). L'attuale denominazione “Monte Orlando” può spiegarsi come riflesso della diffusione del ciclo carolingio nella toponomastica italiana e quindi spiegherebbe il passaggio da “Torre d'Orlando”, indicazione già presente in una descrizione di Gaeta del 1403.
Ma il promontorio venne ad assumere nel tempo un ruolo sempre più importante rispetto alla città medievale, anche in stretto collegamento con l'evoluzione delle armi e dei mezzi di assedio. Dalla sua sommità, dalle sue pendici si poteva, con una certa facilità, dominare, assediare, difendere il nucleo urbano. Così le grandiosi fortificazioni di Ferdinando il Cattolico e di Carlo V (1506/1538) vennero a chiudere il rilievo dal lato dell'istmo di Montesecco, allontanando dalla città il punto d'assedio; il versante sul mare aperto non fu difeso perché caratterizzato da elevate, bianche scogliere a strapiombo. Ritornarono, per ben altri fini, i nomi delle polveriere Carolina, Ferdinando e Trabacco: quelli delle batterie Malpasso, Trinità, Piattaforma, Cinquepiani, Regina, ecc. Verso il 1850 il sovrano borbonico promosse pureun consistente rimboschimento di Monte Orlando con la messa a dimora di oltre 40.000 piante.
Per saperne di più:
In trasferta a Gaeta (prima parte)
In trasferta a Gaeta (seconda parte)
In trasferta a Gaeta (terza parte)
In trasferta a Gaeta (quarta parte)
In trasferta a Gaeta (quinta parte)