I Poerio: Giuseppe, Alessandro e Carlo
Chi erano Giuseppe, Carlo e Alessandro Poerio? Scopriamolo insieme in poche righe!
GIUSEPPE Patriota (Belcastro, Catanzaro, 1755-Napoli 1843). Padre di Alessandro e Carlo, fu uno degli uomini più in vista del periodo repubblicano partenopeo. Imprigionato e condannato a morte all'avvento della reazione borbonica, ebbe poi commutata la pena all'ergastolo, ma fu liberato nel 1801 in seguito al Trattato di Firenze. Rientrato a Napoli, ricoprì importanti cariche sotto il governo di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat. Deputato al Parlamento nel 1820-21 e decisamente contrario alla venuta degli Austriaci, fu condannato a Graz. Liberato fu esule a Firenze, Francia e Inghilterra; nel 1833 ritornò a Napoli, dove esercitò l'avvocatura insieme al figlio Carlo.
ALESSANDRO Letterato e patriota (Napoli 1802-Venezia 1848). Presa parte attiva ai moti napoletani nel 1921, esulò con la famiglia in Austria e Germania, (1825-26), dove conobbe Goethe di cui trasse l' “Ifigenia in Tauride”. Rientrato a Napoli svolse attività forense e letteraria. Arruolatosi volontario nel 1848 morì in seguito alle ferite riportate nella sortita su Mestre. Strettamente legato alla cultura letteraria del suo tempo, italiana (Leopardi, Tommaseo, Berchet) ma anche tedesca (Goethe), la poesia di Poerio (“Liriche”, 1843; “Poesie edite e postume, 1852) è la testimonianza più viva del suo impegno civile, espressione pensosa di un patriottismo vissuto con severo senso cristiano.
Notevole è anche il suo “Carteggio letterario” (postumo, 1917).
CARLO Patriota e uomo politico (Napoli 1803-Firenze 1867). In esilio col padre e il fratello, rientrò a Napoli nel 1833 ed esercitò l'avvocatura. Favorevole alla concessione della Costituzione e ministro della Pubblica Istruzione nel 1848, propose la formazione di una Lega italiana. Con la reazione del 1849, fu arrestato e condannato con sentenza del 1°febbraio 1851 a ventiquattro anni di lavori forzati nei bagni di Montefusco e Montesarchio. Liberato nel 1859 per essere deportato in America, per merito di Raffaele Settembrini (figlio di Luigi) sbarcò con altri compagni in Irlanda, rifugiandosi poi a Londra e Torino. Fu deputato prima alla Camera subalpina, poi a quella italiana dalla settima alla decima legislatura (1860-67).