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SONO PER L’ORCHESTRA DEI QUARTIERI SPAGNOLI

Scritto da Francesco Donato Perillo Il . Inserito in A gamba tesa

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Con un editoriale di qualche giorno fa sul Corriere della Sera, Galli della Loggia ha lanciato il suo anatema contro l’istituzione del curriculum dello studente proposto dal Ministro Bianchi. A suo giudizio valutare le attività extra scolastiche degli studenti comporterebbe una grave discriminazione tra figli di papà e ragazzi disagiati che tali attività non possono permettersi.

 

Non solo: valutare le competenze maturate nelle attività del tempo libero omologherebbe le skills caratteriali dei giovani alle qualità richieste da una perversa cultura aziendalista, molto in voga nelle direzioni del personale nelle aziende. Dunque, sostiene Galli, la proposta del Ministro Bianchi rifletterebbe un criterio perverso: la preparazione di uno studente sarebbe valutata sulla base della sua disponibilità ad omologarsi come puro ingranaggio della macchina produttiva: uno “snaturamento del significato dell’istruzione pubblica che ormai da anni si viene compiendo ad opera di una burocrazia ministeriale composta di mezze calzette ipnotizzate da tutto ciò che appaia moderno”.

Non sono certo qui a fare la difesa di Patrizio Bianchi, il cui vissuto e il cui spessore nel campo della scuola parlano da soli, ma non riesco a comprendere il carico di pregiudizi che esprime l’intervento a gamba tesa di Galli della Loggia.

L’Italia è indietro, la scuola ancora di più, e ciò che all’autorevole editorialista appare una moda della modernità, è invece qualcosa che nel mondo più evoluto è in atto da decenni. Davanti poi alle sfide imposte dal buio in cui ci ha avvolto la pandemia, nel mondo incerto e ambiguo del lavoro e della società di domani, vi sono ritardi che non possiamo più permetterci.

Ciò che davvero costituisce il ritardo più grave è proprio questa pregiudiziale visione dell’impresa, ancora troppo diffusa in Italia, che oscura ogni ragionamento.

Le capacità di relazionarsi, di comunicare, di negoziare, essere assertivi e di costruire relazioni –quelle competenze che definiamo soft skills- non sono promosse per gli occulti fini di logiche aziendali, ma per fornire strumenti essenziali per guidare se stessi e orientarsi a determinare e non a subire il proprio futuro.

Di futuro sono stati deprivati i nostri ragazzi, i Neet, i Nerd, i nativi digitali, nella nostra “epoca delle passioni tristi”. La scuola è educazione a divenire se stessi, ma deve stanare questi ragazzi che la Dad ha contribuito a rinchiudere a casa. Deve sì riportarli alla socialità dell’aula, ma anche abbatterne le pareti e diventare cantiere, scuola estesa. Ciò che offrono lo sport, il teatro, la musica, il coltivare una propria passione è scuola, fa curriculum. Una comunità si costruisce proprio lì, fuori della scuola, nel confrontarsi con ambienti e coetanei diversi, nel mettersi alla prova cimentandosi in qualcosa che non si era fatto prima.

Solo per i figli di papà?

No, nel disegno del Ministro Bianchi la scuola aperta al pomeriggio, le associazioni, il terzo settore dovranno essere sostenute dal progetto di riforma e dai finanziamenti del Recovery found nell’offerta gratuita di queste opportunità: un modello a misura dei bisogni di educazione caratteriale dei ragazzi, un modello umanistico.

Provate a partecipare a un concerto dell’orchestra sinfonica dei Quartieri spagnoli.

Vi accorgerete che il ragazzo disagiato e disperso suona accanto al figlio di papà, rapito dalla consapevolezza che il proprio gesto musicale condiziona nel bene o nel male l’intera esecuzione.

Capirete che l’esecuzione è al contempo disciplina e codice ma anche comunicazione con l’altro e il diverso, e che il talento non conosce condizione sociale per venir fuori. Osserverete, come ha detto il direttore Giuseppe Mallozzi in una bella intervista in web sul Monito nel giorno stesso dell’editoriale di Galli della Loggia, che la conoscenza della musica apre la via alla bellezza, e conduce anche la ragazzina che vive stipata in un basso senza Dad e senza cielo ad ampliare le potenzialità che ha già in sé e non sapeva di avere, alla capacità intuitiva di cogliere la verità nascosta nelle cose e nel mondo.

Un’educazione alla cittadinanza che è apprendere a integrarsi in un’organizzazione e sentire di averne posto.

Si chiama “percezione di autoefficacia”, essenziale nella vita personale come nella vita di lavoro. Ecco cos’è il curriculum dello studente. Che Galli della Loggia ascolti l’orchestra sinfonica dei Quartieri spagnoli.

(L’autore è docente di Gestione delle Risorse Umane all’Università degli studi Suor Orsola Benincasa e di Comportamento organizzativo all’Università Federico II)