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Sorrento

Scritto da Antonio Capotosto Il . Inserito in Port'Alba

A Sorrento

Al centro di una regione abitata sin dal Neolitico, Sorrento fu brevemente sottomessa da Siracusa (sec. V), passò poi ai Sanniti e quindi ai Romani. Schieratasi dalla parte di Annibale dopo Canne, fu presa da Papio Mutilo durante la guerra sociale e venne occupata da una colonia di veterani. Divenuta municipio alla fine della Repubblica, fu successivamente celebre luogo di villeggiatura.

Occupata dai Goti, dai Longobardi, e dai Bizantini (552), fu eretta a ducato sotto Sergio I. Dopo aver subito un vano assedio del principe di Benevento Siccardo (835), nel 1039 fu conquistata da Guaimario V che la lasciò tuttavia in condizione semi-libera. Nel 1137 cadde infine sotto il dominio dei Normanni e da allora condivise le vicende del Mezzogiorno. Saccheggiata e devastata nel 1558 dai pirati, nel 1448 fu assediata dalle forze del duca di Guisa agli ordini di Giovanni Grillo e liberata dopo 14 mesi dal duca di Sejano.

Nel 1799 aderì alla Repubblica partenopea. La documentazione archeologica della Sorrento greca e osca si riduce alla pianta, a un avanzo di porta, a un tratto di mura e a oggetti votivi in relazione al tempio di Atena. Ville grandiose, tra cui quella di Agrippa Postumo, il cosiddetto ‘Bagno della regina Giovanna’, la villa della punta Campanella, costituiscono invece le ricche testimonianze della Sorrento romana. Al sec. XI risalgono diversi monumenti che rivelano l’influsso bizantino, tra i quali il campanile del duomo e il portale laterale della basilica di S.Antonino.

Elementi arabi e normanni sono invece presenti nell’architettura gotica locale, come nel chiostro di S.Francesco. Alla fase di trapasso tra il periodo gotico e il rinascimentale appartengono appartengono alcuni palazzi, come il Correale di Terranova con portale durazzesco, e il Sedile Dominova (sec. XV), loggia quadrata ad arcate. Rinascimentale è il rifacimento del duomo, fondato nel sec. XI; la facciata, neogotica, è novecentesca. Il Museo Correale di Terranova, che ha sede nell’omonimo palazzo, raccoglie materiale preistorico, greco e romano, oltre a porcellane di Capodimonte e dipinti di scuola napoletana del Seicento e della scuola di Posillipo.