Luigi Vanvitelli
Architetto, ingegnere e pittore (Napoli 1700-Caserta 1773). Avviato dal padre alla pittura, forse proprio nel genere della “veduta” identificò i suoi interessi architettonici. Allievo dello Juvara, studioso di Vitruvio e dei trattatisti rinascimentali, rilevatore di monumenti antichi, Vanvitelli divenne uno dei massimi esponenti del gusto classicista nell'architettura del Settecento, senza rinnegare l'esperienza barocca e talora anticipando gli esiti neoclassici.
Architetto della fabbrica di S.Pietro nel 1726, lavorò come architetto e ingegnere nelle Marche (ad Ancona, dove si ricorda in particolare la poderosa struttura del Lazzaretto, 1733-38, e a Pesaro). Seguirono altre opere romane, ma il maggiore impegno fu speso per Carlo III di Borbone: nel 1751 iniziò la sua opera maggiore, la reggia di Caserta, grande mole a pianta rettangolare articolata in quattro cortili, già neoclassica nella stereometrica purezza dei volumi, e tuttavia memore dal fasto scenografico barocco nell'innesto sullo spazio del magnifico parco e negli effetti prospettici degli interni (il celebre scalone).
Si dedicò poi a interventi urbanistici e di restauro a Napoli e a notevoli opere di ingegneria (sistemazione e strutture dell'acquedotto Carolino a Caserta, 1753-'68; ponte sul fiume Calore a Benevento), anticipando anche in questi interessi “civili” l'impegno razionalistico del neoclassicismo. Allievo e collaboratore di Luigi fu il figlio Carlo (Napoli 1739-1821), che talora completò le opere del padre (nel 1773 gli succedette nella direzione dei lavori della reggia di Caserta, sistemando il parco con le sei fontane e il giardino all'inglese) o ne realizzò progetti (palazzo d'Angri, circa 1755 e chiesa della Trinità dei Pellegrini a Napoli). Successore del padre come architetto di corte, nelle sue opere (palazzo Albertini di Cimitile, villa reale di Chiaia, 1778-80) rivelò uno stile di transizione dal gusto barocco a quello neoclassico.