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La rinascita di Napoli parte dalla scuola: intervista alla candidata al Consiglio Comunale Stefania Colicelli

Scritto da Vittoria Ziviello Il . Inserito in A gamba tesa

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Stefania Colicelli, Preside dell’Istituto Statale “A. Ristori” (quartiere Forcella) e candidata al Consiglio Comunale, presenta in questa intervista le sue idee per migliorare la qualità della vita nella città di Napoli, passando attraverso il benessere dei cittadini più giovani e delle loro famiglie con il miglioramento e il potenziamento delle strutture dedicate all’istruzione e alla formazione degli individui. In questo excursus, la Preside Colicelli mette le sue competenze personali e professionali al servizio della nostra città.

-Vista la centralità del ruolo che la scuola ricopre nel nostro territorio, come ritiene sia opportuno intervenire per accrescere il benessere di studenti e docenti?

Il termine benessere è quello su cui vorrei concentrare l’attenzione. Infatti, la vita dei minori, così come quella dei docenti e di chi lavora nel sistema scolastico si concentra per la maggior parte proprio all’interno delle scuole ed è quindi necessario che questi spazi siano il più possibile funzionali allo scopo dell’istruzione, e che siano anche ambienti che comunichino accoglienza e benessere. “Benessere” deve essere innanzitutto inteso come benessere relazionale (stare insieme agli altri), all’interno di un contesto adeguato. Per potersi definire adeguata una struttura deve necessariamente avere due caratteristiche, quali spazi accoglienti e soprattutto sicuri. La sicurezza degli spazi è fondamentale perché si tratta della prima cosa da garantire in ragione della fiducia che i genitori ripongono nell’istituzione scolastica attraverso il patto di corresponsabilità educativa. La scuola deve quindi tutelare la sicurezza, la salute e il benessere degli alunni e per poterlo fare deve però essere messa nelle condizioni di poter espletare la sua primaria missione. Tuttavia, com’è noto, le strutture all’interno delle quali si svolgono le attività scolastiche sono di proprietà del Comune o della Città Metropolitana. Proprio per questo motivo, l’Ente locale di riferimento dovrebbe avvertire la medesima responsabilità circa la sicurezza degli edifici, in quanto deve necessariamente intervenire ad occuparsi della manutenzione. Quindi, la prima cosa da garantire ai cittadini è la sicurezza delle scuole ma questa sicurezza può essere garantita solo dall’Ente locale. È necessario quindi rispettare il Piano di manutenzione annuale volto ad evitare l’accumulo dei lavori e i conseguenti costi elevati, ma che per motivi legati all’allocazione delle risorse non è rispettato. Altra idea sarebbe quella di responsabilizzare maggiormente le Municipalità dal punto di vista economico, affidando loro delle risorse da destinare anche alle scuole presenti nei quartieri di pertinenza, in considerazione delle esigenze e delle specificità delle singole zone. In questo modo, le scuole napoletane avrebbero la certezza di un minimo finanziamento annuale.

Ritiene che il potenziamento di spazi e infrastrutture possa incidere sulla scolarizzazione anche nel breve termine?

L’ampliamento degli spazi naturalmente è importante innanzitutto per invertire la tendenza ad “accorpare” le scuole, creando più plessi di un solo istituto, preferendo invece la creazione di più scuole, ciascuna con il proprio dirigente e con il proprio personale, al fine di migliorare la qualità dell’apprendimento e la generale organizzazione delle attività. È necessario quindi passare dalla scuola del plesso alla scuola autonoma, dotata di un’architettura funzionale.

La scuola deve occupare tutti gli spazi possibili di un quartiere; e insieme alla scuola anche tutte le realtà associative e del Terzo Settore che fanno da corollario alla scuola stessa (come, ad esempio, anche le ASL), che sono di aiuto alle madri e incentivano la solidarietà intergenerazionale coinvolgendo anche i nonni e gli anziani. Un altro aspetto importante da considerare è poi la forte presenza di stranieri nella città di Napoli, con il conseguente problema dell’integrazione linguistica all’interno della scuola. Tale integrazione dovrebbe essere affidata a delle figure professionali specifiche, fornite di solito dai Comuni o dalle Città Metropolitane, che sono i Mediatori culturali, i quali si occupano proprio di risolvere il problema della barriera linguistica per gli studenti e i genitori stranieri. A causa della mancanza di risorse però questo non avviene e l’integrazione degli stranieri è perlopiù affidata alla proverbiale disponibilità del popolo napoletano ad accogliere, tanto da poter addirittura parlare di “inclusione napoletana”.

Per quanto invece attiene più specificamente alla scolarizzazione, bisogna tenere in considerazione il fatto che il diritto all’istruzione non è il solo che lo Stato e i suoi Enti si impegnano a garantire, ma unitamente a questo vi è anche quello di ottenere una formazione piena, che cioè comprenda anche la formazione psicofisica attraverso lo sport. Ogni quartiere dovrebbe essere quindi dotato di una propria offerta sportiva calibrata in ragione della densità abitativa, oltre a doversi dotare di adeguati spazi associativi e di aggregazione organizzati e adeguati. La strada, ad esempio, non può essere considerato centro di aggregazione sicuro; ma dev’essere invece la scuola a costituire il centro propulsivo dal quale partono tutte queste realtà che insieme costituiscono una sorta di “salvagente” per i giovani napoletani. La regia di queste attività, naturalmente, spetta al Comune.

Quale sarebbe il primo passo da compiere per aumentare gli spazi dedicati alle scuole e ai giovani in generale?

Come è noto, molto spesso le scuole sono ospitate da spazi già esistenti che però non sono adeguati e sono quindi poco funzionali all’apprendimento perché occorrerebbero spazi più grandi. I cortili all’aperto e le palestre dovrebbero essere presenti in tutte le scuole, ma oggi non è così. La prima cosa da fare sarebbe quindi mettere in sicurezza gli spazi già esistenti per poi razionalizzare gli spazi cittadini e verificare quali sono gli edifici che possono diventare scuole.

Cosa ne pensa della situazione degli asili nido a Napoli? Il potenziamento degli spazi inciderà direttamente anche sull’equilibrio tra lavoro e vita privata dei genitori e in special modo delle madri?

Gli asili nido rappresentano un necessario punto di partenza non solo per le famiglie, ma per i cittadini in generale. Essi, infatti, costituiscono il primo contatto che l’individuo ha con l’istruzione, già dai primi mesi di vita. Ad esempio, nel quartiere di Forcella è attivo il Patto per la lettura rivolto ai bambini da 0 a 6 anni e si tratta di un progetto a termine che ha coinvolto l’Istituto Annalisa Durante, scuola dell’infanzia e nido. Il problema del nido rimane quello dei posti limitati e di liste di attesa molto lunghe che di fatto scoraggiano le famiglie che perdono così quel primo, fondamentale, contatto con la scuola e l’istruzione. Si tratta di un contatto che riveste un’importanza primaria rispetto alla cittadinanza attiva dei minori e alla loro crescita. I nidi sono una priorità anche perché la loro presenza sul territorio permetterebbe di realizzare un giusto equilibrio tra lavoro e vita privata dei genitori, soprattutto delle madri che possono affidare i figli ad una istituzione che se ne prende cura.