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Elezioni, quanti voti e quanti soldi servono – Quello che ai candidati non dicono – il mandatario elettorale

Scritto da Giuseppe Pedersoli Il . Inserito in A gamba tesa

Fontana del Nettuno Piazza Municipio Naples 05 bis

Un esercito di candidati e una montagna di soldi, magari servono a rimettere in moto l’economia. Sui quotidiani si è parlato di spese complessive che possono arrivare anche a 50 mila euro, per chi aspira alla poltrona di consigliere comunale. E poi? Quanti voti occorrono per essere eletti?

Quest’ultima domanda non ha risposta, le variabili in gioco sono troppe, tra le quali il sindaco che vince, quante preferenze raccolgono le liste a sostegno dei partiti. Alle precedenti amministrative che videro la conferma di Luigi de Magistris, ad esempio, Diego Venanzoni fu il primo dei non eletti col Pd pur contando circa 2200 voti (Venanzoni poi “entrò” per la rinunzia di Valeria Valente). Nelle liste di DeMa, alcuni arrivarono a via Verdi con poche centinaia di voti, gli stessi che magari non sono sufficienti per essere eletti alla Municipalità.

Insomma, un’equazione impossibile da risolvere. Per quanto riguarda le spese, mi trovo direttamente coinvolto, per ragioni familiari, quale “mandatario elettorale”. Anzi, è bene ricordare che i candidati, anche quelli non eletti, hanno l’obbligo di rendicontare le spese al Collegio di Garanzia Elettorale (organo la cui sede è nel labirinto del Palazzo di Giustizia a piazza Cenni, Centro Direzionale). Anche se le spese sono zero. Se si spendono più di 2 mila e 500 euro, c’è l’obbligo di nominare il “mandatario elettorale” con tanto di deposito della nomina presso lo stesso Collegio. I partiti, quelli organizzati, inviano mail agli interessati, che poi si dotano dell’esperto che provvede anche, nel caso di superamento di 2 mila e 500 euro, ad aprire un conto corrente bancario intestato al mandatario elettorale per conto del candidato tal dei tali.

Le fatture sono intestate al candidato, i pagamenti invece devono essere effetuati dal mandatario. Le “piccole liste” non sono strutturate, spesso non avvisano i candidati e poi fioccano le multe, salate, dai 500 euro in su. Il conto corrente “dedicato” nasce e muore in poche settimane, perché la rendicontazione deve avvenire entro 90 giorni dal voto. In tv gli spot su “come si vota” sono tanti, ma nessuno informa i candidati sugli obblighi da rispettare. Anche se ci si limita ai “santini” e a qualche volantino, a poche riunioni in casa di amici con tortano e pizza di scarole, superare il limite che impone la nomina del mandatario è facilissimo.

Perché chiunque vuole fare bella figura e magari assolda attacchini e rappresentanti di lista: i 50 euro letteralmente volano e quando “la somma fa il totale”, come direbbe il grande Totò, ci si accorge che i soldi spesi sono tanti. Anche la pubblicità sui social ti fa sborsare un po’ di euro. Cinque anni fa accadde qualcosa di paradossale: molti candidati appresero della candidatura proprio dalla notifica della sanzione per mancata rendicontazione. Si presentarono al Collegio di Garanzia per protestare e ne scaturì un putiferio, con tanto di indagini (e sentenze) su chi aveva infilato nominativi nelle liste senza nemmeno avvisare i diretti interessati.

“Quello che ai candidati non dicono” è un dato da evidenziare. Pare che a Napoli si sia suoerato il record, ne sono migliaia tra Consiglio Comunale e Municipalità. Ma le poltrone in gioco sono poche: 40 consiglieri a via Verdi più i parlamentini di dieci municipalità. E’ quindi un’affermazione che si basa sull’aritmetica, più che sulla statistica: i delusi saranno tantissimi. Nella speranza che alla delusione non si aggiunga la beffa della sanzione per il mancato rispetto delle regole.