Campania segreta: da Bellona a Pontelatone
In una bella mattina di settembre, andando a cercare la porta megalitica di Trebula Baliensis (vedi Q. di N. del 23/9/21), decido di regalarmi una gita nell’Alto Casertano, zona poco turistica, ma piena di testimonianze storiche e luoghi degni di interesse.
(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});Come spesso succede, il percorso si rivelerà interessante, se non di più, della meta stessa.
Lasciando l’autostrada a Capua, ci addentriamo nel territorio del comune di Bellona, che se oggi è un paese praticamente sconosciuto alla maggioranza dell’umanità, in passato ha ricoperto un’importanza strategica e commerciale. Sorge nei pressi del Volturno, ed ai tempi della II guerra punica, Annibale vi fece costruire un ponte, per superare più agilmente il fiume, durante la ritirata delle sue truppe. Oggigiorno quel ponte non esiste più, ma nelle vicinanze, sorge un altro ponte, universalmente conosciuto come “ponte di Annibale”, in suo ricordo; questo non è sull’acqua, ma scavalca una Strada Statale. Il generale cartaginese qui affrontò i Romani con uno stratagemma assolutamente geniale per la sua originalità: gli scatenò contro una mandria di buoi con della sterpaglia infuocata tra le corna.
Nonostante tutto, ad avere la meglio furono i Romani, che dopo la battaglia si stabilirono nella vallata, costruendo, quale ringraziamento al dio della guerra Marte, un tempio dedicato alla dea Bellona, sua sposa. Così pare nacque il toponimo, e la città, dovuta alla vicinanza della florida e potente Capua, rivestì una grande importanza fino a che non fu distrutta dai Saraceni, alla fine del IX secolo. Nei suoi paraggi, sorgevano delle sorgenti dalle proprietà curative, di cui ci parla Plinio il Vecchio, in una località chiamata Triflisco, in onore di Diana Tifatina, sul cui tempio, oggi sorge la Basilica di Sant’Angelo in Formis.
Senza saperne assolutamente niente, arrivo alla “Piazzetta dei Savoni”, restando a bocca aperta per questi ristoranti, purtroppo adesso chiusi per l’emergernza Covid, dai nomi evocativi, come la “Piccola Venezia”, situati su di un incrocio di corsi d’acqua, a me totalmente sconosciuti. Se su Trebula Baliensis avevo fatto delle ricerche, prima di avventurarmi alla sua ricerca, tutto ciò che incontro nel viaggio per arrivare al sito archeologico, è pura e gradevole sorpresa. Così come sarà Pontelatone, il comune più vicino a Treglia, meta del nostro breve viaggio.
Attraversiamo dei bellissimi boschi, lecci, castagni ed agrifogli rinfrescano l’aria ancora calda di quest’estate bollente che ancora imperversa, e scopriamo dalle indicazioni che ci stiamo addentrando nel territorio del più vasto comune del Casertano, anche detto “il paese del vino”. Ad accoglierci, all’ingresso dell’abitato, è una torre merlata dalla forma cilindrica, di aspetto Normanno. Una porta in pietra si apre sul minuscolo centro storico, da girare assolutamente a piedi. Uno strano silenzio imperversa, il paese sembra deserto, ma dopo un centinaio di metri, il mistero è subito risolto.
C’è una festa, battesimo o sposalizio lo scopriremo a breve, sono tutti invitati. Ci guardano come se avessimo sbagliato posto, in particolare un vecchietto distinto. Mi presento e sarà lui a raccontarci le prime cose che scopro di Pontelatone. Saltano all’occhio delle contaminazioni strutturali nell’architettura, peraltro elegante, del posto. Finestre da un passato nobile, bifore e trifore, hanno subito mutazioni e mutilazioni, l’unico palazzo restaurato in modo conforme alla sua originale bellezza, è Palazzo Galpiati, anche se sono numerose le costruzioni degne di nota, come Palazzo Scirocco, Palazzo Affinito e quello Rotondo.
La presenza di un’architettura medioevale di origini catalane, come nelle vicine cittadine di Aversa e Carinola, si deve a Dionigi Carafa, che ne fu signore durante il periodo Aragonese, e nonostante questi interventi di chiara origine dilettantesca, dovuti a necessità abitative, e forse proprio per questi, ne fa un luogo unico nel suo genere. Non sarei mai arrivato a Pontelatone, come a Triflisco, se non fosse stato per raggiungere la mia meta del parco archeologico di Treglia, per cui sono sempre più convinto, che spesso il viaggio, il suo percorso, può essere più interessante della meta stessa.
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