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Cenni storici sul pugilato (seconda parte)

Scritto da Antonio Capotosto Il . Inserito in Port'Alba

Pugilato

Il vero caposcuola del pugilato moderno fu Jack Broughton, campione di Gran Bretagna dal 1734 al 1750, che riunì in un insieme organico le diverse regole secondo le quali si disputavano gli incontri; queste, col nome di 'London Prize Ring Rules', furono approvate da un'assemblea di nobili appassionati di 'boxe'.

Con lievi modifiche, tale regolamento restò in vigore finché il pugilato venne praticato a pugni nudi; a quei tempi i pugili dovevano combattere privi di guantoni e per un numero illimitato di riprese, che venivano interrotte ogni volta che uno dei contendenti finiva a terra; la ripresa successiva iniziava dopo trenta secondi più altri otto per dar modo ai pugili di entrare in “forma”. Pertanto le riprese non avevano una durata fissa ma potevano andare da pochi secondi a molti minuti.

Le regole vietavano solo i colpi sotto la cintura, all'avversario a terra, quelli di testa e di piede. Verso la metà dell'Ottocento la regina Vittoria dichiarò il pugilato gioco barbaro e degradante e lo mise fuori legge senza però riuscire a impedire che prosperasse clandestinamente, tanto era la passione che aveva suscitato. Questi combattimenti avvenivano in località appartate, su quadrati di fortuna spesso costituiti da appassionati e scommettitori che si tenevano per mano. Una parte delle scommesse veniva posta in una borsa a disposizione dei contendenti; da qui il nome del compenso che il pugile professionista percepisce (“borsa”) e il cui ammontare è fissato tuttora prima dell'inizio dell'incontro, prescindendo dall'esito della gara.

Per saperne di più:

Cenni storici sul pugilato (prima parte)