Bonus psicologo 2022: perché non riconfermarlo?
Il bonus psicologo scaturisce da una proposta traversale, di tipo eminentemente assistenziale, firmata dai partiti di maggioranza e volta a garantire assistenza sanitaria e psicologica a quanti versino in condizioni economiche precarie. Infatti, il numero di persone in difficoltà – com’è noto- è cresciuto e continua a crescere in maniera esponenziale a causa della pandemia.
Proprio per questa ragione, la misura di agevolazione prevista nell’ambito del progetto originario del bonus in parola sarebbe stata finanziata con un fondo di 50 milioni di euro. Detta misura è stata però bocciata dal governo in sede di conferma della manovra di bilancio per il 2022.
In particolare, l’emendamento illustrato da Caterina Biti, vicepresidente del gruppo del PD e, tra gli altri, Paola Boldrini, vicepresidente della Commissione Sanità, aveva ricevuto il sostegno dei maggiori gruppi parlamentari, rappresentati da alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Italia Viva, Leu, Fratelli d’Italia e Lega, nonché del Presidente dell’Ordine degli psicologi David Lazzari.
Inizialmente, al fine di implementare un sostegno economico volto ad incoraggiare chi ne ha bisogno ad iniziare un percorso terapeutico, la misura avrebbe dovuto prevedere due distinte modalità di accesso, costituite rispettivamente da una somma prestabilita e senza limiti ai redditi più bassi (ipotizzata in un voucher da 150 euro); oppure in una percentuale che varia in base al reddito.
Scopo precipuo di tale previsione voleva essere quello di offrire un sostegno a quanti ne avessero avuto necessità, in un contesto di diffusa sofferenza psichica, dovuta agli effetti che le restrizioni, i lockdown e la situazione di prolungata incertezza, hanno provocato in tutta la popolazione durante i lunghi mesi di emergenza sanitaria ancora in corso.
A nulla sono valsi i numerosi studi e sondaggi scientifici che hanno rilevato e sottolineato la crescita vieppiù costante dei casi depressione e stati d’ansia nella popolazione adolescente e femminile (in via prevalente), dal momento che la scelta dell’attuale Governo è stata quella di escludere il bonus psicologo dalla legge di bilancio.
Il naufragio dell’iniziativa non ha tardato a far nascere le reazioni del mondo politico e della società civile. Infatti, sono state avanzate diverse proposte per tentare di salvare la misura, tra le quali figurano quelle promosse dal segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni e dal parlamentare Pd Filippo Sensi, che hanno sondato la possibilità di inserirla nel decreto “milleproroghe”. Inoltre, l’appello dei parlamentari è stato poi sostenuto da una petizione lanciata dal giornalista Francesco Maesano sulla piattaforma on-line change.org, che ha già superato le 200mila firme, con la quale si invoca il recupero del contributo.
Ricalcando l’emendamento parlamentare, la novellata proposta prevede due bonus:
- uno iniziale da 150 euro una tantum, da corrispondersi indipendentemente dall’Isee
- uno più consistente e progressivo da 1.600 euro annui per Isee da 0 a 1.5000, 800 euro annui per Isee da 15.000 a 50.000 e 400 euro annui per Isee da 50.000 a 90.000.
In ogni caso, la risonanza mediatica e sociale che ha avuto il bonus psicologo può far giungere alla sola conclusione per cui l’atteggiamento generale verso la psicoterapia è cambiato molto dall’inizio della pandemia. Infatti, dall’attenzione dedicata da politici e consociati alla vicenda del bonus è possibile ricavare che il benessere psicologico è oggi messo sullo stesso piano rispetto a quello fisico ed è considerato, non soltanto un mezzo per “correre ai ripari” dai fenomeni di disfunzionalità psichica dovuti alla pandemia, ma un vero e proprio fulcro per il progresso sociale ed emotivo della popolazione.