Giunta de Magistris: bilancio tra rivoluzione e restaurazione
A metà mandato della giunta de Magistris, bilancio in quattro brevi capitoli: il sindaco, la giunta, il consiglio comunale, la città. Incombe il dissesto, attendiamo con animo divisato: tra senso di liberazione da una esperienza fallimentare e preoccupazione per la città.
Il sindaco. Meteora politica. Un breve, quasi accecante bagliore e poi lo spegnimento della luce nel nulla. Ha promesso una rivoluzione che non c’è stata. S’è partiti direttamente con la restaurazione, stroncando ogni forma di dissenso interno all’amministrazione. Vinse per una rarissima congiunzione astrale favorita dal Partito Democratico. Sarà improbabile una riconferma. Ma non è esclusa se c’è di mezzo il PD che quando decide di perdere è capace persino di sovvertire le leggi dell’astronomia. Da qualche mese ha rinunziato a dirci quotidianamente qualcosa di rivoluzionario, parla di intese con altri partiti, con Roma e il governo. Sintomo di appannamento o di resipiscenza? Vedremo.
La giunta. Il luogo più tellurico dell’amministrazione. Cambiati dieci assessori su dodici, Nella sua breve storia si individuano due distinte fasi. La prima è quella della forte maggioranza in Consiglio: la giunta è cosa personale del sindaco, assessori nominati e sfiduciati in tempi rapidi, scelti comunque nella famiglia allargata che ha condotto de Magistris a Palazzo San Giacomo; alcuni personaggi forti, altri più sbiaditi, ricorso a figure simbolo ma di problematica competenza. La seconda fase è quella dei numeri risicati in Consiglio: si corre ai ripari e la giunta diviene una risorsa per nomine che garantiscano la tenuta della maggioranza; il decisionismo cede il passo alle estenuanti trattative, due consiglieri divengono assessori. La restaurazione ha riallineato pensieri e comportamenti.
Il Consiglio comunale. E’ il luogo della vischiosità politica, dove la separazione tra maggioranza e opposizione è rappresentata da una zona grigia sulla quale si collocano di volta in volta singoli consiglieri e gruppi per ricavarne vantaggi immediati e rendite di posizione. I Razzi e Scilipoti allignano ormai ovunque. Va seguita con attenzione Ricostruzione Democratica, l’unica componente che mostra vivacità d’azione e la volontà d’un rapporto dialettico e non subordinato con sindaco e giunta. Solo dal Consiglio potrà venire la sfiducia a de Magistris, ma il “tutti a casa” senza la certezza d’una ricandidatura rende molto prudenti, diciamo così, i comportamenti dei consiglieri.
La città. Delusa e senza speranza. Per ora, c’è un paniere con tantissima mercanzia indistinta, gettata lì nel tempo e senza metodo: rifiuti, differenziata e città pulita, trasporti pubblici, traffico, pedonalizzazioni, grandi eventi, lungomare liberato, Bagnoli, zona orientale e Naplest, Scampia, centro storico, stadio, patrimonio edilizio, riforma della macchina comunale, le municipalizzate. In due anni e mezzo di attività amministrativa non si registrano fatti nuovi, positivi e di lunga durata anche in uno solo di questi temi. Non c’è a Palazzo San Giacomo chi li possa determinare. Perciò, città delusa e senza speranza.