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Il rapporto tra Warhol e Napoli in mostra al PAN

Scritto da Roberto Calise Il . Inserito in Mostre

2014.04.18 - Mostra Warhol

Andy Warhol e Napoli, un legame molto più profondo di quel che, in apparenza, si possa pensare. Un rapporto, artistico e mentale, nato grazie al sodalizio con il grande gallerista napoletano Lucio Amelio, scomparso nel 1994, che portò Warhol per la prima volta in città nel 1980, e che è oggi ricostruito nella mostra “Andy Warhol: Vetrine”, a cura di Achille Bonito Oliva, di scena al PAN (Palazzo delle Arti Napoli, via dei Mille 60) da oggi, venerdì 18 aprile, fino al 20 luglio 2014.

Le vetrine cui fa riferimento il titolo della rassegna sono il luogo d’eccellenza della pubblicità commerciale e della comunicazione di massa, gli strumenti alla base del lavoro di Warhol. In particolare, la mostra è divisa in quattro aree tematiche, analizzando di volta in volta il rapporto dell’artista statunitense con il mondo commerciale delle case discografiche, dei negozi del lusso di Madison Avenue, della grande distribuzione dei supermercati e del merchandising turistico o culturale. Fra i circa 180 lavori esposti, non manca quindi nessuna delle opere più conosciute di Warhol, come le serigrafie delle Campbell’s soup, o la storica serie Marilyn del 1967 e quella firmata nel 1985 da Warhol con la scritta «questa non è mia» (Marilyn this is not by me).

Se questo è il Warhol che tutto il mondo conosce, profeta critico e dissacrante della scintillante scena newyorchese, la mostra si sofferma con attenzione sul suo rapporto con Napoli, e come Andy fu trafitto dalla magmatica creatività popolare della capitale storica del Mediterraneo, chiaramente espresso dalla sue Napoliroid, vedute della città raccolte confusamente. Grazie a Lucio Amelio, Warhol entrò in contatto con molti personaggi chiave della realtà napoletana dell’epoca, come Graziella Lonardi Buontempo, Ernesto Esposito, Peppino di Bernardo e Salvatore Pica, di cui interpretò le fattezze in ritratti ormai divenuti celebri.

La liaison imaginaire che l’esposizione cerca di ricreare fra il Warhol newyorchese e quello napoletano trova la sua massima espressione nel “ritorno alle origini” dell’artista. Infatti, pochi sanno che fu il suo rapporto con Lucio Amelio a convincere Warhol a tornare ai meno conosciuti Headline Works. Fin dai suoi esordi come grafico pubblicitario, l’artista fu attratto dai titoli dei giornali, che selezionava dopo averne sfogliato intere pile e che conservava come fonti per le proprie opere. Le Headline Works sono dunque opere-titolo, che rielaboravano prime pagine o semplici ritagli stampa. A questa prima produzione di Warhol (anni ’50-’60) è stata dedicata a Roma, nell’estate del 2012, un’interessante rassegna intitolata per l’appunto “Warhol: Headlines”, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Il ritorno, dopo quasi vent’anni di pausa, agli Headline Works fu segnato dal celebre titolo de Il Mattino del 23 novembre 1980, Fate presto, drammatico appello alla nazione per far fronte alla tragedia del terremoto in Irpinia.

La forza distruttiva della natura scatenatasi nel terremoto colpì molto Andy, che ritrovò la stessa esplosione di energia nel simbolo per eccellenza di Napoli, il Vesuvio, la cui l’immagine, uno dei temi classici dell’iconografia locale, viene replicata ossessivamente in colori diversi nella serie Vesuvius (1985). «Per me l’eruzione – spiegò infatti Andy Warhol - è un’immagine sconvolgente, un avvenimento straordinario ed anche un grande pezzo di scultura. Il Vesuvio per me è molto più grande di un mito: è una cosa terribilmente reale».

Se la mostra al PAN si propone di analizzare il rapporto di Warhol con il capoluogo partenopeo, è da segnalare come a Roma, negli spazi della Fondazione Roma Museo (palazzo Cipolla, via del Corso 60), nello stesso giorno (venerdì 18 aprile) si inauguri la mostra “Warhol”, che ha già riscosso un grande successo a Milano, con oltre 220.000 visitatori in poco meno di cinque mesi (24 ottobre 2013 – 9 marzo 2014). In un Paese che presenta drammatiche carenze strutturali nella gestione del proprio patrimonio culturale, e che con difficoltà si affaccia con nuove proposte sulla scena artistica internazionale, suona come un paradosso che, ad un’ora di treno, nello stesso giorno, si inaugurino due mostre dedicate allo stesso artista, rischiando così di danneggiare, a livello di visitatori, ambedue le esposizioni. Una perplessità giustamente sollevata da Francesco Bonami, celebre critico d’arte fiorentino, dalle colonne del Corriere del Mezzogiorno, ma che risulta tardiva, e quindi destinata a cadere nel vuoto. Resta la speranza che ambedue le mostre siano un successo, e che un domani ci sia miglior coordinamento fra due città, ormai così vicine, sulle possibili iniziative culturali, come su tanti altri argomenti, sicuramente ben più concreti.

 

Andy Warhol: Vetrine
A cura di Achille Bonito Oliva
Dal 18 aprile al 20 luglio 2014
PAN – Palazzo delle Arti Napoli, via dei Mille 60
Orari: da lunedì al sabato, 09.30 – 19.30 / domenica, 09.30 – 14.30

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