fbpx

Il diritto dei giapponesi ad esser giapponesi: i nikki yonsei

Scritto da Mario Marrandino Il . Inserito in Napoli IN & OUT

230104125705 shibuya crossing file 22

Il Giappone lotta da anni contro la crisi demografica: la cultura zelante incentrata sulla produttività lavorativa, la morale ancorata a valori e tradizioni e soprattutto un sistema di relazioni sociali complesso sono tra i motivi principali per cui il governo di Tokyo ha deciso, seguendo la scia del fu governatore Shinzo Abe, di dare maggior respiro ai cosiddetti “nikki yonsei”, stranieri con discendenza alla quarta generazione.

La politica attuale, entrata in vigore nel 2018 grazie a diversi interventi legislativi promossi dal governo Abe, prevede un visto di lavoro fino a cinque anni per gli stranieri con discendenza giapponese di quarta generazione che abbiano tra i 18 e i 30 anni. L’età non è l’unico parametro di riferimento, c’è bisogno infatti di una certificazione linguistica che attesti una padronanza sufficiente di giapponese al livello N4 (che corrisponderebbe all’A2 secondo il Cefr, quindi una competenza colloquiale), non bisogna avere la fedina penale sporca, è necessaria una copertura assicurativa medica e soprattutto un patrimonio sufficiente per il ritorno a casa. Il permesso di soggiorno, qualora ottenuto, non si applica per estensione a familiari, amici, coniugi o figli: dovranno eventualmente tutti soddisfare i punti precedentemente enunciati.

Nel medesimo anno, Tokyo semplificava le leggi che regolavano l’accesso al lavoro per gli stranieri nei settori in crisi d’occupazione, quali edilizia, agricoltura, assistenza sanitaria, etc…, conferendo quindi più agilmente la possibilità a chi fosse interessato di essere assunto a prescindere dal grado di specializzazione, visto che l’alta qualificazione professionale poteva esser premiata con la residenza permanente, mentre preparazioni più blande godevano del permesso di soggiorno standardizzato a cinque anni.

Nonostante questa politica sia stata comunque rivoluzionaria rispetto alla nota chiusura giapponese, non è bastata, perché la crisi demografica dal 2018 ad oggi ha sì subito un rallentamento ma insufficiente ad ostacolare scenari più complessi dal punto di vista sociale ed economico. Sfruttare i nikki yonsei, che possono contare su un legame già più radicato con la cultura giapponese, può far salva l’infrastruttura nipponica, ormai vessata da troppi interrogativi: solo nel 2022 la popolazione è diminuita di mezzo milione, segnando un calo importante per il dodicesimo anno consecutivo.

Secondo le nuove iniziative il permesso potrà essere esteso ai nuclei familiari purché venga soddisfatto il requisito linguistico, la fascia d’età è alzata fino a 35 anni e potrà essere avanzata richiesta di permesso permanente per tutti coloro che già hanno avuto quello provvisorio di 5 anni, previo superamento del livello N2 di lingua (equiparabile al nostro B2).