La legittima difesa. Difendersi è un diritto? L’articolo 52 del Codice Penale
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di Luca Orlando continua la lettura….
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Come rovinarsi la giornata una notizia alla volta
di Roberta Baiano
Ti svegli con un nodo allo stomaco e il primo gesto automatico è afferrare il telefono.
Un social, poi un altro.
Una notifica: “crollo in borsa”, “nuova guerra”, “clima fuori controllo”, “omicidio”, “catastrofe imminente”.
Scorri.
Ancora e ancora.
Senti che non puoi smettere.
Come se ti stesse sfuggendo qualcosa di importante, se il mondo stesse finendo e tu fossi l’unico a non accorgertene.
Quello che stai facendo si chiama doomscrolling.
L’arte malsana di ficcare il naso nell’apocalisse, scrollata dopo scrollata.
Notizia dopo notizia, tutte peggiori della precedente.
Un vizio che ha fatto il botto con la pandemia.
Come se il virus non bastasse, ci siamo messi a cercarlo anche nello schermo, in forma di tragedie, grafici rossi e titoli allarmistici.
Non è solo cronaca: è dipendenza, mascherata da informazione.
Chi soffre già di ansia o depressione è più vulnerabile perché il cervello, quando è in crisi, attiva il famigerato bias di conferma.
In poche parole, se pensi che tutto stia andando a rotoli, finirai per cliccare su tutto ciò che te lo conferma.
E se ti senti cadere a pezzi, la timeline farà da specchio rotto, riflettendo ogni crepa.
L’illusione è quella di controllare l’incertezza, di essere preparati.
Ma, sorpresa: non funziona.
Il punto non è se le notizie siano vere o meno, ma cosa ci fanno.
E spesso ciò che fanno è nutrire uno stato mentale tossico: ansia, apprensione, insonnia, perdita di appetito, disinteresse per le attività che prima davano piacere, fatica a cominciare la giornata.
Il risultato è una compulsione che si autoalimenta.
Non hai ancora finito di leggere l’ultima notizia devastante che già ne cerchi un’altra con l’idea assurda che, dopo la prossima, ti sentirai finalmente informato.
Ma come diceva un mio caro amico: “quando pensi di aver toccato il fondo, il fondo si sposta”.
L’architettura stessa dei social è progettata per funzionare come una trappola elegante, la FOMO fa il resto: clicchi, aggiorni, scorri, ripeti e chi è già incline all’ansia o all’instabilità ci cade dentro come in un imbuto.
Anche se la scienza non ha ancora un manuale definitivo sul fenomeno, un test empirico è sempre disponibile.
Basta, infatti, notare come ti senti dopo una sessione di immersione nelle peggiori notizie del giorno.
Se ti senti svuotato, irrequieto, angosciato, probabilmente sei in buona compagnia.
Ma non sei spacciato del tutto!
Spegnere le notifiche, usare un timer, scegliere con cura la fonte da consultare e lasciare perdere il resto sono piccoli sabotaggi alla macchina perfetta della dipendenza.
Il mondo continuerà a crollare su sé stesso?
Probabile.
Ma almeno tu potresti affrontarlo con la testa un po’ più leggera e, magari, con otto ore di sonno.
Le stesse otto ore di sonno che sono nella mia wishlist dal 2019.
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