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Il bilancio di mandato dei primi due anni di governo Manfredi

Il . Inserito in Il Palazzo

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A Napoli il Sindaco Manfredi ha presentato il bilancio di mandato dei primi due anni di governo e si è attribuito un’ottima sufficienza. Dico subito che il bilancio di mandato, per sua natura, è bene farlo a fine sindacatura. E, quanto al giudizio, è bene che siano i cittadini a giudicare l’operato di chi governa. Ma sarebbe bizzarro un governante che non ritenga soddisfacente la propria azione! Ai napoletani interessa la sostanza. Esprimere un giudizio veritiero su questi due anni significa farlo senza pregiudizi, valutando la concretezza delle realizzazioni del programma, tenendo conto della qualità dell’eredità ricevuta senza farla diventare, se negativa, alibi all’infinito.

Veniamo alla eredità. Napoli, da decenni è città senza visione strategica del suo futuro e con un’insoddisfacente qualità del suo funzionamento. Manfredi ha raccolto una città non compiutamente nella modernità ed in cui, più che in ogni altra capitale in crisi

, vive ancora la vecchia sfida tra la rendita (che consuma solamente) ed il profitto (che produce) in una realtà in cui il 20% del PIL (secondo uno studio della Camera di Commercio di Napoli di qualche anno fa) è espressione di attività illegali. Nonostante la città abbia tantissime eccellenze, risorse, potenzialità, pesa l’incapacità – negli ultimi decenni – di farne la base di un progetto riformatore. Una città che si impoverisce ogni giorno per i giovani che vanno via rendendola più vecchia e meno ricca di risorse, segnata anche da una preoccupante denatalità frutto della paura di futuro. Una città che miete successi in tanti campi (cinema, musica, sport) ma tarda a vincere la partita del suo futuro per la mancanza di scelte urbanistiche ed economiche lungimiranti capaci di rimetterla in moto (dopo gli anni della deindustrializzazione) e trovare risposte alla marginalità sociale ed ai tanti diritti negati. Ciò è innanzitutto frutto della mancanza di una forte classe dirigente locale. La rarefazione di un solido tessuto civico rivolto alla partecipazione, l’eccessiva presenza di imprenditori poco rivolti al mercato, agli interessi generali e più caratterizzati dalla cultura della commessa pubblica, ceti professionali chiusi in logiche corporative, crisi e frantumazione del mondo del lavoro, sono ipoteche pesanti sulla città ereditata da Manfredi. Inoltre, a Napoli la crisi dei partiti locali e la qualità del rapporto tra rappresentanza e società si manifestano in forme davvero virulente. I partiti locali sono ormai solo il campo degli eletti e non più luogo fondamentale di rappresentanza di ideali e programmi. E la funzione politica è tutta chiusa nelle istituzioni e non nelle viscere della società e del territorio. Anche la sinistra che ha governato Napoli per lunghi anni è parte significativa di questa deriva.
E proprio la sua crisi è all’origine dell’esperienza arancione in città. Se dobbiamo ammettere l’insufficiente azione riformatrice delle esperienze Bassolino e Iervolino, che non sono riuscite a cambiarla strutturalmente, bisogna anche riconoscere che la città aveva, con queste sindacature, almeno cercato di reagire agli effetti della devastante deindustrializzazione ed a una pessima qualità urbana e dei servizi pubblici.

Ma la città nei dieci anni successivi ha toccato il fondo con una crisi senza precedenti.
I conti vanno fuori controllo, si fa ricorso ad anticipazioni di liquidità (somme da restituire) per 1.200 md di euro, crollano le riscossioni di tasse, tributi, multe, fitti; quindi crescono enormemente i residui attivi, fallisce il piano di alienazione del patrimonio, la spesa corrente resta anch’essa ingovernata dopo avere dichiarato il predissesto e predisposto un Piano di Riequilibrio che si rileverà virtuale. Inoltre, falliscono le Terme di Agnano, l’ANM analogamente è sull’orlo del fallimento che viene evitato con un concordato preventivo con i creditori, si trasforma l’azienda dl servizio idrico integrato ARIN da Spa in ABC azienda speciale minandone la capacità industriale, si abbandona nel degrado il patrimonio della Mostra d’Oltremare non facendo investimenti sulle strutture, fallisce il piano della raccolta differenziata dei rifiuti che viene ipotizzata al 70% e che resta su modestissime percentuali e si distruggono competenze e professionalità comunali. Lo stato comatoso delle casse comunali ritardano inverosimilmente i tempi di pagamento dei fornitori di beni e  servizi (fino a tre anni di ritardo!) e le aziende comunali che erogano servizi pubblici vengono messe in grave difficoltà. Mentre si fa fallire CTP l’azienda di trasporto metropolitano, l’ANM (azienda di mobilità) dal 2015 al 2017, per mancanza di risorse, accumula debiti verso fornitori per 110 milioni cui si aggiungono (incredibile) 70 milioni di debiti verso l’INPS, l’Agenzia delle Entrate e i dipendenti! Arriva sull’orlo del fallimento da cui si salva grazie ad un concordato preventivo con i creditori cui viene tagliato il 40% delle spettanze, con il blocco delle assunzioni ed anche rallentando gli investimenti che peseranno sul miglioramento del servizio. Il costo della crisi viene scaricato sui fornitori e sui lavoratori e si arriva al punto che dai depositi non escono autobus e non si programmano le gare per ammodernare e tenere in sicurezza metro e funicolari (sempre per mancanza di risorse). E’ settembre 2020 quando viene chiusa la galleria Vittoria, uno dei principali snodi di collegamento ovest- est della città, per problemi alla volta. Il Comune la chiude e risolve così il problema.

Interviene la Procura della Repubblica che sequestra l’area. Resterà chiusa ed abbandonata fino a quando, insediatosi Manfredi, in poco tempo, con interventi efficaci, viene restituita alla città dopo danni enormi alla mobilità ed alle attività commerciali circostanti. La città, nell’era “arancione”, è isolata istituzionalmente (per scelta) ed è incapace di uscire dalla sua crisi. Nel mentre la città è oggetto di incrementi significativi di flussi turistici - per congiunture internazionali favorevoli – non si contrasta adeguatamente l’esplosione senza regole di attività commerciali legate al “mangiare e bere” che incrementano lo sfruttamento di suolo pubblico per interessi privati dal centro storico al lungomare. Questa la città consegnata al sindaco Manfredi.

Come si fa a giudicarne serenamente i primi due anni senza partire da ciò? Veniamo ora a questo primo scorcio di governo Manfredi partendo dagli aspetti positivi.
L’aspetto più significativo è la ricollocazione della città in una dimensione di collaborazione istituzionale con il governo nazionale (Conte, Draghi, Meloni) e con la Regione. Questo, dopo l’isolamento decennale, facilita l’azione per stimolare provvedimenti e risorse per la città. Il secondo aspetto è costituito dagli interventi messi in campo dal progetto Restart Scampia (abbattimento Vele, riqualificazione  spazi esterni con attrezzature secondarie a servizio delle residenze e interventi di rigenerazione sociale) e la progettazione definitiva dell’intervento a Taverna del Ferro a S. Giovanni. L’importanza è di merito e simbolica per una città che vuole riscattarsi dal degrado. Così come sono importanti gli interventi di stesso segno a Marianella, di via Toscanella ed ai Bipiani di Ponticelli, perché insistono in altrettante aree di degrado urbano e marginalità sociale delle periferie. Ma Manfredi sa che la vera sfida sarà la proposta di variante al Piano Regolatore annunciata entro l’anno che è precondizione per la città che deve riscattare il suo immobilismo. Altrettanto positivo è che finalmente molte arterie cittadine siano state interamente rifatte ed altre sono programmate e finanziate. Ma l’aspetto davvero rilevante di questi due anni è che la giunta Manfredi, dal 2022 al primo semestre 2023, ha determinato una crescita enorme degli investimenti in opere pubbliche e del loro stato di attuazione: ben 2 miliardi e 400 milioni, di cui 1md avente fonte di finanziamento il PNRR; per il resto si tratta di finanziamenti europei e regionali che erano colpevolmente inutilizzati. Si tratta di una novità importante perché immette risorse (non poche) in un settore dove ogni posto di
lavoro diretto ne genera altri quattro. Ed anche perché dimostra che si può essere efficaci nel progettare e realizzare. Si tratta di aspetti non trascurabili perché Manfredi sa bene che la credibilità della sua azione risiede nel ridurre la forbice tra la prospettiva strategica della città (visione) ed il funzionamento quotidiano. Qui ci sono tre aspetti decisivi: macchina comunale, conti, servizi pubblici. Il sindaco ha avviato meritoriamente una ricostruzione della macchina comunale sgangherata ereditata:
sottorganico, demotivata e con carenze inammissibili di competenze vitali. Ben 1035 unità sono state assunte di cui 55 dirigenti. Ma, come sempre, guai a pensare che i problemi si risolvano solo con le assunzioni se esse non sono figlie di una ricognizione responsabile delle competenze mancanti e se le risorse umane non sono incardinate in un moderno e funzionale assetto organizzativo. Certo, suscita perplessità che l’attuale organico, in assoluta continuità con il passato, al 50% è dedicato all’area economica ed alla polizia municipale. Mentre continuano ad essere insufficienti informatici, architetti, ingegneri, geometri, personale per la scuola e di contrasto alla povertà educativa, addetti ai servizi sociali. Quanto allo stato dei conti, bisogna tenere presente che il “Patto per Napoli” regge su un equilibrio preciso: “vi aiutiamo se vi aiutate”.
Non si può chiedere allo Stato se si è negligenti nei doveri locali. Napoli deve liberarsi dalla cronica incapacità di riscuotere le proprie entrate (tasse, tributi, fitti, contravvenzioni). Allo stesso tempo, l’amministrazione comunale, sul versante delle entrate promesse, ha di fronte a sé l’impegnativa sfida dell’alienazione del patrimonio (finora fallimentare). Tutto ciò deve indurre a maggiore prudenza ed evitare toni come già si fosse al sicuro. E, terzo aspetto non secondario, deve riorganizzare in maniera industriale le proprie aziende partecipate in modo che producano servizi di qualità e valore. Il sindaco, più volte e giustamente, ha detto che la qualità del trasporto pubblico e la pulizia della città sono sfide aperte e da vincere. Per il trasporto pubblico l’ANM ha avviato, d’intesa con la giunta, un piano di sviluppo capace di fronteggiare l’elevata domanda generata dai grandi flussi turistici su Napoli sempre più stabile e non più di passaggio. S’intende giustamente potenziare l’offerta della mobilità su ferro. Sono già realtà i prolungamenti notturni in coincidenza di eventi, l’aumento di offerta di mobilità nei week end per metropolitana e funicolare, il progressivo aumento della frequenza del servizio metro con i nuovi treni immessi in esercizio che la porteranno a 4 minuti e sono in corso le sostituzioni di ascensori e scale mobili nelle stazioni del metro. E, va valorizzato lo sviluppo di trasporto su gomma con zero emissioni (253 autobus elettrici) che vanno in direzione della città sostenibile. Si sta andando nella direzione giusta per la linea 1 metro, la linea 6, le funicolari, mentre si sta progettando (linea 10) il collegamento tra stazione Afragola e la rete metropolitana di Napoli. Ma, peraltro è bene ricordare che sull’azienda di mobilità pesano gli affanni economici derivanti dai
ritardi dei trasferimenti delle risorse da parte dell’azionista (48 milioni anno indispensabili per fare fronte a stipendi e funzionamento), ereditati dall’amministrazione precedente, che aveva introdotto la prassi di dare con un anno di ritardo le competenze derivanti dal contratto di servizio, la paralisi decennale degli investimenti, una tariffa del servizio bassa e al di sotto di quella di altre grandi città e
della stessa azienda di trasporto regionale, la carenza di competenze. Altrettanto necessario, è dire parole chiare sulla gestione dei rifiuti. E’ preoccupante che continuino a crescere i costi dell’attività di spazzamento e lavaggio delle strade, quelli di raccolta e trasporto dei rifiuti (differenziati e indifferenziati), quello dello smaltimento anche di fronte ad un calo costante di produzione di rifiuti in città. A Napoli è evidente che pesa la mancanza di dimensione industriale dell’azienda comunale ASIA. Questo è il nodo vero. L’azienda di igiene urbana, non avendone gli impianti, non copre l’intero ciclo dei rifiuti. Un paradosso che viene da lontano e che Manfredi deve recidere: una città con un alto costo del servizio per un servizio scadente. Mobilità ed igiene urbana hanno un legame forte con le scelte industriali che il Comune porterà avanti sulle due aziende di riferimento ed influenzeranno il
fabbisogno di risorse dal bilancio comunale. Queste scelte, se fatte, potranno radicalmente migliorare il servizio ai cittadini e liberare risorse preziose. Infine, Napoli, come è noto, in questi ultimi anni, è letteralmente esplosa come meta di grandi flussi turistici. Il sindaco Manfredi ha detto che a Napoli bisogna migliorare l’accoglienza e i servizi e tutelare meglio il suo straordinario patrimonio, a partire dal centro storico. Allora, oltre che migliorare i servizi pubblici, la città deve anche promuovere un’offerta culturale di alto rango sapendo che certamente il Comune non deve fare l’impresario. Deve essere un grande facilitatore attraverso la programmazione pluriennale, valorizzando competenze interne es esterne di alta reputazione. La cultura è una risorsa fondamentale per lo sviluppo di Napoli, perciò deve essere declinata come sistema capace di valorizzare i suoi spazi, le produzioni ed
i talenti, la migliore tradizione ed le nuove proposte. E non può essere mai un sempliceelenco di eventi senza anima. La sfida è farne sempre più un grande motore di sviluppo.
Il buon governo locale rafforzerà Manfredi nella sua dimensione politica nazionale espressione di un Mezzogiorno competitivo, sostenibile, digitale, attrattivo, solidale.

(pubblichiamo dietro autorizzazione di Enrico Cardillo)