fbpx

Cassazione: i manga hentai sono pedopornografici

Scritto da Mario Marrandino Il . Inserito in Linea di Confine

Immagine WhatsApp 2023 12 03 ore 16.21.28 ef01c354

Com’è noto, il Giappone è un Paese dalle tante complicazioni soprattutto sul tema della sessualità che, negli anni, è stata posta a più riprese sotto i riflettori della comunità internazionale circa specifiche tematiche in cui vengono rappresentati soggetti che seppur dichiarati maggiorenni hanno fattezze di minori.

Infatti, uno degli escamotage utilizzati da tanti autori dei famosi “manga hentai” è quello di giustificare i tratti e l’estetica che palesemente ammicca a una certa fascia d’età con un semplice appunto, a inizio o a fine volume, in cui si specifica che i personaggi rappresentati nelle vignette sono opere di fantasia e che, a prescindere dal loro aspetto, sono tutti rigorosamente maggiorenni.

Il problema affrontato dalla Corte di Cassazione riguarda un già dibattuto tema affrontato dalla Corte d’Appello di Trieste e dal Tribunale di Trieste.

L’oggetto della diatriba giudiziaria riguardava proprio l’imputazione della pena relativa ad uno specifico soggetto per detenzione di materiale pedopornografico.

Nei dettagli della pronuncia della Suprema Corte alla sentenza n. 47187/23 si evince che il soggetto era in possesso di fumetti giapponesi, denominati appunto “manga”, i quali rientrerebbero nella disciplina di quella tipologia di materiale grafico riconducibile alle immagini virtuali o analogicamente prodotte ritraenti minori in atteggiamenti sessualmente promiscui.

Una disciplina in buona parte già discussa dalla giurisprudenza.

Quindi la chiosa dei mangaka, per la Corte di Cassazione, non è sufficiente a giustificare l’estetica infantile di alcuni personaggi rappresentati in questi volumi.

Gli Ermellini hanno esteso l’applicazione del reato di detenzione di materiale pedopornografico anche ai casi di pornografia virtuale, che non raffigura soggetti esistenti, bensì personaggi di fantasia, ampliando quindi il precetto previsto dall’art. 600 quater del Codice penale rubricato “Detenzione o accesso di materiale pedopornografico”, per il quale il reo è punito con la reclusione fino a 3 anni o con una multa fino a 1.549€.