Breve profilo di Angela Francese

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di Alessandra Macci

Donne e uomini, ragazze e ragazzi capaci di coltivare utopie, pieni di illusioni, ma anche animati da volontà e passioni forti, anzi fortissime; sono nati nella seconda metà del 900. Una generazione che si è affacciata sul mondo con un’energia nuova e irresistibile, e che quel mondo lo ha affrontato e anche un po’ cambiato, probabilmente in meglio. Il boom economico, la scolarizzazione di massa, i movimenti di emancipazione e liberazione delle donne.
È questo il contesto politico che pone i partiti storici, nati dalla Resistenza, a rinnovare se stessi e le loro proposte politiche. E tra quei partiti, il PCI fu quello che favorì l’ingresso più massiccio di quella generazione nei suoi organismi dirigenti.
Al XII Congresso del PCI a Milano nel 1972, la giovane operaia meridionale Angela Francese viene chiamata alla Presidenza, e poi, al fine di farle acquisire quelli che erano allora considerati i fondamentali per essere dirigente comunista, mandata a Frattocchie alla scuola di “Studi Comunisti Palmiro Togliatti”. Inizia così la storia di “politica di professione” di Angela all’interno della Federazione Comunista Napoletana. Nata a Napoli, nel quartiere di Secondigliano, quartiere dell’area Nord di Napoli, oggi parte della VII^ Municipalità insieme ai quartieri di Miano e San Pietro a Patierno, Angela, operaia alla Remington sulla Doganella, è la prima donna a far parte di quella segreteria provinciale del PCI, retta da Andrea Geremicca, che sancirà una svolta e un nuovo corso nella politica dei comunisti napoletani.
Va detto che, prima di Angela, altre donne avevano rappresentato Napoli e il Mezzogiorno in Parlamento: Maria Antonietta Macciocchi, scrittrice e giornalista, esponente prima del PCI e poi del Partito Radicale; Luciana Viviani, partigiana, eletta parlamentare alla Camera dei Deputati, per quattro legislature, dal 1948 al 1968, per poi diventare una figura di spicco dell’Unione Donne Italiane (UDI). Ma con l’elezione di Angela in segreteria provinciale, la Federazione del PCI napoletana inaugurerà una stagione politica fatta di responsabilità politiche su specifiche tematiche. Quella che viene affidata ad Angela è la responsabilità della commissione femminile; ma lei non si limita, né si chiude nello spazio femminile, anzi da quello fronteggia – dal lavoro alla vivibilità – i temi a lei più cari. Affronta e risolve vertenze di inaudita difficoltà, come quella delle lavoratrici della colonia di Torre del Greco (e da lì, facendo proselitismo politico, porterà in Federazione donne come Susy Abbagnano e Pina Orpello, arricchendo in quell’ambiente, prevalentemente maschile, la presenza femminile); prende di petto la questione delle lavoratrici in nero di guanti, scarpe e borse nei quartieri della Sanità, Forcella e Pignasecca (Montesanto), dove, a domicilio, si svolgeva la produzione per Mario Valentino, una delle più importanti aziende di moda di quegli anni.
Affronta con impegno e dedizione la campagna di vaccinazione per il colera, che la Federazione comunista napoletana fa nei quartieri della città. E al fine di contribuire al superamento dell’emergenza epidemica, frequenta varie sezioni territoriali, affiancando militanti e iscritti, e proponendosi innanzitutto di aiutare i cittadini a non avere paura della malattia, ormai in via di contenimento grazie al vaccino.
La Federazione del PCI si popola, dunque, di donne di varia estrazione e formazione culturale. Operaie, insegnanti, ma anche studentesse (si era infatti saldata un’alleanza tra classe operaia e movimento studentesco), irrompono nel dibattito politico, partecipano alla campagna referendaria sul divorzio nel 1974 e a quella per i decreti delegati nelle scuole, nonché alle lotte in fabbrica per l’attuazione della legge 300, più nota come statuto dei lavoratori: il rispetto dell’orario di lavoro, la sicurezza e la salute nelle fabbriche. Angela è una protagonista di questa fase, e anche all’interno del PCI dimostra di essere una militante che, nonostante il centralismo democratico, non si tira indietro nel confronto/scontro interno sulle diverse sfumature politiche. All’interno delle cosiddette aree politico-culturali – quella radicale-massimalista di sinistra e quella moderata-gradualista di destra – lei si schiera, infatti, apertamente per quest’ultima, un’area definita riformista e che allora era denominata destra comunista o, nella migliore ipotesi, area migliorista.
In qualità di responsabile femminile, contribuisce a scegliere e indicare le donne da candidare ed eleggere nelle varie istituzioni, da quelle locali alle parlamentari; e nel 1976, per le sue caratteristiche, viene mandata a far parte della segreteria della Camera del lavoro della CGIL di Napoli. Proseguirà da lì il suo impegno sulle questioni operaie, e nel 1979 sarà candidata ed eletta alla Camera dei Deputati, dove sarà parlamentare, dall’VIII alla X legislatura, fino al 1992.
Suo malgrado partecipò al referendum sulla scala mobile, che vedrà la sconfitta del PCI, ma in quella stagione politica il suo fu, come facilmente comprensibile – un protagonismo tormentato.
Da parlamentare ha il privilegio di partecipare all’elezione di Nilde Iotti come prima donna alla presidenza della Camera dei Deputati. E da quell’osservatorio apprezzerà, della Iotti, le qualità politiche ed istituzionali, la sua calma, il sorriso contenuto, la sobrietà e perfino l’eleganza del suo abito. Poi racconterà di aver ascoltato il suo intervento, denso di contenuti, ma pronunciato con parole semplici e dirette. E si ricorderà di quando l’aveva vista alle Frattocchie, prima del referendum sul divorzio, quando era stata convocata con tutte le responsabili femminili delle federazioni del PCI per discutere l’impostazione della campagna referendaria; un incontro durante il quale la futura presidente aveva fatto comprendere come quella campagna, che non poteva prescindere dal voto dei cattolici, andasse svolta con equilibrio e misura, e senza toni anticlericali.
Nel 1987, durante la X Legislatura, Angela arriverà a collaborare strettamente con la Iotti, con l’incarico, di assoluto prestigio, di segretario dell’Ufficio di Presidenza della Camera. La Iotti era ormai per lei una sorta di “amica adulta”, l’esperta che fa crescere e protegge le più giovani, con cui condividere non solo decisioni difficili, ma anche momenti fuori dal lavoro. Angela amerà infatti raccontare che una sera a cena, nell’appartamento della presidente, a Montecitorio, ebbe l’onore di gustare, insieme alla deputata di Bologna Adriana Lodi, il piatto preferito di Togliatti, lo stracotto al barolo, cucinato per loro dalla stessa presidente della Camera.
Dopo tre legislature con il PCI, e a seguito di divergenze su temi che lei avrebbe piuttosto affrontato da posizioni “miglioriste”, nel 1992 Angela si candiderà nella lista del PSI, ma non verrà rieletta. Il suo lavoro proseguirà però, in qualità di esperta, nell’agenzia del lavoro a supporto del Ministero.