Il dilemma dell’AI, tra dominio e utilità

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Il dilemma dell’AI, tra dominio e utilità

di Veronica Maria Cirillo

“È una grande risorsa per l’umanità.
È il futuro”. Oppure: “È un gravissimo pericolo.
Cambierà in peggio non solo il mondo del lavoro, ma la nostra esistenza”.
Con queste poche parole è possibile riassumere le due correnti di pensiero che si stanno scontrando sul significato dell’Intelligenza artificiale (in inglese AI – Artificial intelligence).
La prima domanda da porsi e: che cos’è l’AI? Difficile a oggi dare una definizione univoca e coerente.
Secondo l’Unione Europea, l’IA è “l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività, […] che permette ai sistemi di capire il proprio ambiente, mettersi in relazione con quello che percepisce e risolvere problemi […]”.
Per Wikipedia invece: “l’intelligenza artificiale è una disciplina che studia se e in che modo si possono realizzare sistemi informatici intelligenti in grado di simulare la capacità e il comportamento del pensiero umano”.
Definizioni simili, dunque, ma non uguali. E già queste sottili differenze può essere rappresentativa di quanto sia complesso l’ambito in cui sostenitori, detrattori e spettatori si muovono.
Il dato che appare certo, è che il nostro futuro sarà sempre più legato allo sviluppo di questa tecnologia.
La portata della rivoluzione tecnologica che punta a rendere le “macchine” quanto è più possibile autonome dall’intervento umano, è ancora lontana dall’essere pienamente comprensibile, ma il potenziale sconvolgimento della struttura sociale che ne deriverebbe, invece, inizia ad essere percepito in strati sempre più vasti delle nostre società.
L’AI nasce come uno strumento.
E come ogni strumento creato dall’uomo, ha l’obiettivo, almeno iniziale, di superare le difficoltà oggettive poste da una natura indifferente alla nostra esistenza come a quella di ogni altra specie.
Il passaggio da strumento di sviluppo a leva di dominio, come ogni altra tecnologia umana, è tuttavia molto breve.
È forse ridondante ricordare che i leader mondiali del comparto tecnologico, nonché le persone più ricche e potenti della Terra (tra gli altri: Jeff Bezos, Tim Cook, Larry Ellison, Bill Gates, Elon Musk, Sundar Pichai, Mark Zuckerberg), sono tutti schieratissimi a favore dell’utilizzo dell’AI in tutti gli ambiti della vita quotidiana.
Elemento questo che mette in risalto come lo sviluppo di tale tecnologia, essendo a oggi di natura privata e quindi finalizzata al profitto, pone interrogativi etici prima che pratici di significativa rilevanza sociale e politica.
Come ricorda il mito di Prometeo, colui che vede in anticipo, e che secondo la narrazione classica donò il fuoco agli uomini rendendoli indipendenti dal volere degli dei; la scienza, o techne, rappresenta uno strumento di potenza assoluta dell’uomo sull’ambiente circostante e, quindi, sugli uomini.
Coloro che controlleranno l’AI gestiranno non più o non solo strumenti tecnici, ma anche e soprattutto il pensiero di miliardi di persone dal momento che una delle caratteristiche dell’AI è proprio quella di produrre ‘pensieri’ apparentemente umani, ma in realtà frutto di calcolo e figli delle logiche dell’utile e del mercato. Nel Prometeo incatenato di Eschilo, il coro chiede: “che tipo di farmaco hai scovato per impedire agli uomini di prevedere la loro sorte mortale?” E la risposta di Prometeo appare indicativa: “Ho posto in loro cieche speranze”.

Link utili:
UE: https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/society/20200827STO85804/che-cos-e-l-intelligenza-artificiale-e-come-viene-usata#:~:text=L’intelligenza%20artificiale%20(IA),la%20pianificazione%20e%20la%20creativit%C3%A0.

Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Intelligenza_artificiale