Joe Biden: “Non impossibile soluzione a due Stati”. Hamas parla di illusioni.
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato che la creazione di uno Stato palestinese non è impossibile con il premier israeliano Benyamin Netanyahu.
Queste dichiarazioni fanno scalpore e, a ormai diversi mesi dall’inizio della guerra, i rappresentanti di Hamas si espongono disillusi: respingono queste affermazioni, definendo Biden un “partner a pieno titolo nella guerra del genocidio”. Netanyahu, nel mentre, ha ribadito la necessità di mantenere il controllo sulla sicurezza della Striscia di Gaza, decisione che certamente non gli semplifica la vita nei rapporti oltreoceano ed europei: le difficoltà di Israele, infatti, si concretizzano in decisioni complesse che non gli rendono la vita facile agli occhi della comunità internazionale, facendo vacillare tanto i rapporti con Washington, quanto quelli con Bruxelles.
Le dichiarazioni del presidente USA sono vaghe, parlano di opzioni, di soluzioni probabili ma non plausibili: “Ci sono numerosi tipi di soluzioni a due Stati. Ci sono Paesi che sono membri dell’Onu e non hanno le loro forze armate. Penso che ci sono modalità in cui potrebbe funzionare” e ancora, dopo un mese circa di silenzio, è lo stesso Biden a rompere il silenzio con Netanyahu con un incontro di circa 40 minuti, per ribadirgli che gli Stati Uniti puntano alla creazione di uno Stato palestinese e che Israele deve ridurre i danni subiti dai civili a Gaza, ormai a tutti gli effetti un campo di battaglia che non fa distinzione di ruoli e gerarchie.
I recenti sondaggi indicano un crollo nel sostegno a Netanyahu, con speculazioni sulla sua successione a vantaggio di altre personalità e partiti. Nel frattempo, le Brigate Al-Nasser Salah al-Deen di Hamas affermano che un ostaggio israeliano è stato ucciso in un attacco aereo. La situazione si complica con la mancata risoluzione degli ostaggi, l’isolamento internazionale di Netanyahu e le sfide interne nel Likud. Il vice di Gantz, Gadi Eisenkot, chiama a nuove elezioni entro qualche mese. La guerra continua, con l’IDF che colpisce la Striscia e eventi tragici, inclusa la morte di un palestinese 17enne in Cisgiordania durante gli scontri con l’esercito, il ragazzo aveva anche la cittadinanza americana e questo certamente non semplifica i rapporti tra Washington e lo Stato ebraico. Netanyahu affronta anche problemi giudiziari.
La successione nel Likud è in discussione, con possibili candidati come Yoav Gallant, Israel Katz, Nir Barkat e Yuli Edelstein. L’ex premier Ehud Barak chiede elezioni entro giugno.
Mario Marrandino