Parola al Segretario

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Parola al Segretario

Da diversi mesi ho l’onore e l’onere di guidare la Federazione Metropolitana dei Giovani Democratici di Napoli.
Dall’inizio del mandato, ho compreso di guidare una fase di transizione verso un’organizzazione maggiormente strutturata sul territorio, capace di intaccare da una parte rapporti di forza consolidati che avversano la questione giovanile e dall’altra costruire gruppi dirigenti che facciano dell’impegno politico e amministrativo parte della propria quotidianità.
Tutte le fasi di transizione richiedono atti di generosità e di condivisione per giungere ad un risultato collettivo.

In questi primi mesi di lavoro, sulla scorta di un ritrovato entusiasmo, abbiamo finalmente riportato i Giovani Democratici in ogni piazza della città e della provinciale grazie alla battaglia per il salario minimo e la difesa del lavoro e dei lavoratori e quella per il diritto “all’abitare”. A ciò si aggiunga la vittoria delle prime elezioni del Forum dei Giovani di Napoli che ha segnato un ottimo punto di partenza.

Va messa in discussione l’idea perversa che si annida nella quasi totalità dei gruppi dirigenti campani attuali, che le organizzazioni giovanili debbano fungere da mero palliativo e che non debbano rivendicare spazi solo perché “giovani” così come la fatwa di “giovani vecchi” non appena qualcuno, con la battaglia politica, riesce ad affermare un pensiero e una visione diversa.

Siamo stanchi di una visione che per certi aspetti rischia di apparire classista o addirittura conservatrice.

I fatti di questi quindici anni di crisi che stanno sconquassando il mondo sono sotto gli occhi di tutti: il proliferare di una destra illiberale e autoritaria come quella di Meloni e Milei, l’ acuirsi della questione Mediorientale e russo-ucraina, la separazione non consensuale tra capitalismo e democrazia, la messa in discussione di modelli di convivenza affermati hanno prodotto una crisi della contemporaneità che rischia di produrre effetti sconosciuti e altamente inquietanti.

Tutto questo può risolversi solo con una generazione anagraficamente giovane? Certo che no.
Ma al contempo non possiamo pensare di aggredire situazioni eccezionali con soluzioni riduttive che non tengono conto della portata degli eventi ma solo di un tornaconto personale per salvaguardare posizioni acquisite nel tempo.

Non si può permettere che a gestire e programmare il futuro di una generazione , sin dalla nascita svantaggiata, siano entità che hanno sostituito il politicismo alla politica, il settarismo al largo respiro, il campanilismo ad una visione ampia del mondo.

Per questo a partire dalla città più giovane d’ Italia, Napoli, è giunto il momento di mettere in campo una generazione in grado di guidare i processi decisionali, pronta alla battaglia politica per sovvertire il declino attuale.

Giovanni Oliviero