Biblioteca Nazionale di Napoli – Il trasloco

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Biblioteca Nazionale di Napoli – Il trasloco

Ad oltre due anni dall’annuncio fatto dall’allora Ministro della Cultura Dario Franceschini, non si placano le polemiche sul progetto di trasloco della Biblioteca Nazionale di Napoli all’Albergo dei Poveri. Il suo successore, l’attuale Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ha inaugurato a inizio novembre 2023 la fase di cantierizzazione del Real Albergo insieme al sindaco Gaetano Manfredi a inizio novembre 2023. I lavori, affidati alla Cobar Spa su progetto dello studio di architettura romano ABDR, dovranno concludersi entro il 2026 per rispettare gli accordi di spesa dei 100 milioni di euro stanziati dal PNRR.
Il Ministro meloniano ha in parte modificato l’iniziale progetto franceschiniano, che prevedeva il trasferimento totale dell’Istituto e del suo vasto patrimonio di oltre tre milioni di volumi, stabilendo che nella nuova sede dovrà essere trasferita la sola parte “moderna” della Biblioteca, con il trasferimento dei volumi editi dall’anno 2000 in poi. In questo senso Sangiuliano sembra aver accolto le preoccupazioni di chi ha sollevato questioni legate alla tutela dei documenti più antichi, uno sterminato patrimonio di carte, manoscritti, codici miniati e papiri, la cui fragilità ne condiziona talvolta la stessa fruizione.
Le preoccupazioni di chi si oppone al trasloco non si limitano però alle sole questioni di tutela e la separazione in due sedi ne crea di nuove. Innanzitutto, le operazioni di “inscatolamento”, inventariazione, trasporto e ricollocazione dei volumi (quelli dal 2000 in poi sono diverse centinaia di migliaia) li escluderà dalla consultazione per lungo tempo, si stima diversi anni. Si tratterà di una perdita importante per migliaia di lettori, studenti e studiosi, essendo di fatto la Nazionale l’unica biblioteca cittadina (la BNN ha da sempre sopperito alla totale assenza di biblioteche civiche, di cui invece ogni grande città italiana ed europea è dotata).
Si aggiungono, poi, questioni di carattere scientifico: la cesura cronologica andrebbe a smembrare la continuità di molte collane editoriali, alcune delle quali proseguono da secoli e sono tutt’ora edite. Per non parlare della difficoltà per studenti e studiosi di analizzare i documenti più antichi senza i riferimenti bibliografici più moderni, che sarebbero comunque collocati dall’altra parte della città.
Infine, un personale sempre più esiguo, già insufficiente per una sede, dovrebbe garantire il funzionamento di due plessi.
Questo è forse uno dei nodi cruciali dal momento che molte sezioni e sale della Biblioteca Nazionale di Napoli sono attualmente chiuse o funzionano a orario ridotto proprio per l’assenza del personale. Sono infatti 79 i dipendenti attuali, a fronte di una pianta organica di 180 unità prevista dal Ministero, che solitamente sottostima, di cui solo tre i bibliotecari attualmente in servizio, per altro prossimi alla pensione: come si potrà garantire il funzionamento di due sedi in queste condizioni?
La questione della necessità di spazi sembra un argomento fantoccio: manca personale già per sfruttare quelli attuali e l’accrescimento delle raccolte sta progressivamente rallentando, anche a causa della digitalizzazione.

Infine, ma non meno importante, nel progetto della nascente nuova sede, presentato a novembre scorso, non risulta esserci nessuna delle decine di precise indicazioni tecnico-scientifiche fornite dai bibliotecari della Nazionale al Comune di Napoli, in una relazione richiesta proprio dal Comune.