Non ti manchi mai la gioia – Vito Mancuso

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Non ti manchi mai la gioia – Vito Mancuso

 

Succede spesso che mi prenda la libertà di suggerire alcune letture.

Tra gli autori che mi ritrovo a consigliare più spesso c’è certamente, poiché a pieno titolo tra coloro che stimo di più, Vito Mancuso.

Classe 1962, è indubbiamente un’anima bella, nonché una delle menti più interessanti e affascinanti attualmente in circolo. Riesce in ogni suo testo e in ogni suo intervento a dimostrare le sue notevoli capacità, in particolare a regalare una lettura sempre coinvolgente e approfondita dei temi che contribuisce a restituire al lettore spesso e volentieri una prospettiva illuminante.

Bene! Per tutti questi motivi, secondo il mio in realtà poco umile parere, almeno una volta nella vita bisognerebbe leggere uno dei libri scritti da lui, e proprio per tutti questi motivi oggi ho scelto di consigliarti: “Non ti manchi mai la gioia. Breve itinerario di liberazione”.

Una domanda sorge spontanea: “Liberarsi da cosa?”. Dalle insidie del nostro tempo, quelle tipiche, quelle che ci imprigionano in un modo insostenibile, quelle senza cui purtroppo non possiamo vivere. Vere e proprie trappole, da cui è difficile venir fuori.

Le trappole sono ben cinque: democrazia formale versus democrazia sostanziale; economia versus ecologia; identità versus accoglienza; tecnologia versus coscienza; e sicurezza versus pace.

Impossibile dargli torto. Vediamo come mai, punto per punto.

È impossibile negare che viviamo un mondo in cui i valori universali della libertà, della giustizia sociale, del pluralismo dell’informazione, del rispetto della minoranza che assieme anche ad altro compongono quelli che si possono definire contenuti sostanziali, che vengono messi sistematicamente in secondo piano rispetto a quelli che sono, invece, i procedimenti formali, cioè gli strumenti come per esempio le libere elezioni.

Ecco che allora sia i politici che gli elettori si concentrano su una serie di promesse irrealizzabili piuttosto che su piani per migliorare effettivamente la propria qualità di vita e le proprie prospettive future. E così la democrazia entra in crisi e inizia il processo di distruzione di se stessa.

È impossibile negare che viviamo un mondo che continua a produrre inquinamento e a surriscaldarsi e che si trova nella difficoltà di invertire la rotta senza dover rinunciare alla produzione industriale, ai trasporti, ai consumi come li conosciamo. Basti pensare agli effetti del fast fashion, dello spreco alimentare, delle polveri sottili, delle microplastiche in ogni dove.

È impossibile negare che viviamo un mondo in cui il fenomeno delle migrazioni, che di per sé è sempre stato di una vastità immensa, ha acquistato nei tempi più recenti una portata mai vista prima che – anche un bambino potrebbe intuirlo – è destinata a crescere ancora e sempre di più in special modo a causa di decisioni importanti e invasive prese dai nostri governi. Nonostante ciò, qualche irriducibile della difesa della nazionalità sopra ogni cosa cerca ancora scioccamente di tentare di arginare un fenomeno insito dell’uomo in quanto tale da prima che cominciasse a camminare su due zampe, invece che su quattro.

Nazionalità che vale nulla, se poi si resta senza l’umanità. Sia essa da intendersi come l’insieme dei caratteri essenziali e distintivi della specie umana, o come l’intero genere umano.

È impossibile negare che viviamo un mondo quasi dominato dalla tecnologia che, da un lato ci facilità i compiti che ci ritroviamo a dover svolgere tutti i giorni e ci collega ad amici e parenti dall’altra parte del mondo, ma dall’altro lentamente ci sta togliendo delle cose, finora parte di noi come, ad esempio, la solitudine e la riflessione, e ci sta lasciando, invece, una serie di malesseri spesso di natura psicologica.

È impossibile negare, anche se qualcuno ultimamente sta facendo (anche abbastanza male) finta che lo sia, che viviamo un mondo in cui la produzione, la vendita e l’uso delle armi sta raggiungendo una quantità quasi indescrivibile. Il tutto, nel nome della sicurezza dei propri paesi e dei propri confini (qualche volta non dei propri), senza la volontà di voler prendere anche minimamente in considerazione che così facendo l’unico risultato che si può ottenere è la messa in serio pericolo della pace del mondo.

Queste le cinque trappole, quindi. Eppure, qualcosa ci tira ancora più a fondo di tutto ciò, una trappola strutturale. L’essenza umana. La caratteristica umana. L’essere pensante. O meglio, l’essere un pensante. Insomma, il pensare sé stesso.

Sappiamo bene, è pur sempre il 2024 ormai, che il pensiero può imprigionare; da qui tutti i disturbi di ansia, di depressione, di psicosi, di disturbi alimentari che trovano terreno fertile nella nostra paura atavica degli spazi vuoti che tendiamo quindi a riempire con quello che possiamo. Con informazioni, con contatti, con cibo, con sostanze, con social network, con la ricerca di una costante distrazione.

Ma il pensiero è direzione, e se è vero che può imprigionare, è vero anche che può liberare.

Ecco, per Mancuso tre sono le tappe per del percorso di liberazione, i “pensieri giusti” che aprono la via.

Fare spazio. In quello spazio vuoto dentro di noi che di solito cerchiamo di riempire a più non posso per renderlo accogliente per qualcuno o per qualcosa più importanti del solo Sé. Che merita la nostra dedizione.

Spostare il baricentro. Quando in gioco c’è la nostra anima, è necessario liberarsi della dipendenza che creano la ricerca dell’acclamazione sociale e del successo. Questo perché è l’anima, che è cosa viva, che ci identifica e non qualcosa che viene da fuori.

Scegliere. Per custodire il nostro spazio e la nostra interiorità bisogna concentrarsi su poche persone, cose, esperienze che siano davvero importanti per il laboratorio che è la nostra vita.

Ora per ovvi motivi devo fermarmi perché ho detto già molto, e comunque più del previsto.

Ti lascio alla lettura di “Non ti manchi mai la gioia”.

Alla prossima recens

ione.

 

Roberta Baiano