NICOLA CORRADO, BARABBA E LA CITTA’ POSSIBILE: IL PD VERSO IL VOTO.

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NICOLA CORRADO, BARABBA E LA CITTA’ POSSIBILE: IL PD VERSO IL VOTO.

 

Nicola Corrado, già vicesindaco di Castellammare e ora membro della Direzione Nazionale del PD, il suo libro “Non sceglierò Barabba” ha rappresentato l’occasione per tornare a ragionare di Stabia, dopo lungo tempo. Come si spiegano questi 15 anni di silenzio sulla città? Ci sono segnali di cambiamento?

C: “Sono da sempre un possibilista. Grazie a un sforzo collettivo stiamo tornando a ripensare Castellammare. Si può cambiare se c’è uno scatto in avanti, in termini di pensiero e di volontà, che intercetti un’ampia fetta di città, a partire da quelle giovani energie e intelligenze che hanno scelto di restare.”

In questo complesso processo di rigenerazione del quadro politico, qual è il ruolo del PD?

C: “Il PD, se decide di tornare a essere quello che prometteva, tornerà ad avere un ruolo decisivo. Quello che è accaduto alla città fa emergere le enormi responsabilità di tutta la sinistra stabiese. Il processo di involuzione democratica e culturale che ha caratterizzato Castellammare è un fenomeno che non ha trovato nei partiti degli argini sufficientemente solidi. Stabia è precipitata nel buio, anche perché si è smesso di coltivare una cultura della partecipazione: la crisi del PD è certamente una delle chiavi di lettura per comprendere quanto accaduto, fino allo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche.” 

Anche dal libro, emerge un’esigenza sempre più ineluttabile: Stabia deve finalmente uscire da un lungo momento di isolamento politico e culturale. Ricollocare la città sulla mappa politica metropolitana, regionale e nazionale è una priorità. Il Pd Stabiese, anche alla luce della sua nomina in Direzione Nazionale, torna ad avere un respiro più ampio, una rinnovata rilevanza?

C: “Siamo davanti ai primi importanti passi di un percorso molto lungo, che certamente non si esaurisce nella mia nomina in Direzione. Certamente un Pd stabiese che riesce a riconquistare una ribalta di dignità nazionale è qualcosa che aiuta, ma che non scioglie i nodi del Pd in città: in primis, deve essere affrontato il tema della selezione dei gruppi dirigenti, affinché non si ripetano mai più quei fenomeni di degenerazione che hanno ferito l’intera comunità democratica. Per essere chiari: se in un giorno si tesserano 3000 persone, tra cui il killer che ha ucciso un consigliere comunale, significa che il livello di inquinamento dei processi di selezione della classe dirigente è arrivato oltre ogni più drammatica previsione.”

E questa volta, a pochi mesi dal voto, la composizione delle liste seguirà finalmente una logica diversa, lontana dai signori delle tessere?

C: “La logica deve essere totalmente diversa: è questa la vera sfida del Pd. In questo senso, non sceglieremo Barabba, perché siamo consapevoli che quanto accaduto in passato non può più ripetersi e che la guerra tra bande ha per lungo tempo distrutto la comunità del Pd. Le liste saranno pensate non sulla base del “pacchetto voti presunto”, ma in ragione di valutazioni che terranno principalmente conto del programma di governo che stiamo costruendo insieme alle migliori energie presenti in città.”

La narrazione anticamorra, in questo senso, ha forse rappresentato anche un alibi per chi, nelle file del centrosinistra, non ha fatto abbastanza per favorire questo processo di rigenerazione del quadro politico…

C: “Se il quadro che ha occasionato lo scioglimento del Consiglio comunale sarà confermato, la situazione sarà forse ancor peggiore. La politica non è riuscita a mettere in campo operazioni di qualità nella costruzione di un gruppo dirigente non tanto per la presenza di una camorra ostruzionistica, ma piuttosto perché, nell’incredibile debolezza del quadro politico stabiese, si è cercato quel tipo di sponda…”

Approfondiamo questo aspetto: che rapporto intravede, dunque, tra politica e criminalità in città?

C: “Abbiamo in alcuni frangenti assistito a una vera e propria chiamata al governo della città, che ha introdotto nei luoghi della decisione la camorra.”

Crede, dunque, alla narrazione dello scioglimento?

C: “Analizzando i flussi elettorali sicuramente, c’è stata una saldatura tra un pezzo di classe dirigente e camorra. Nella debolezza della politica stabiese, c’è un elemento che sfugge: negli anni ‘90 la camorra si infiltrava, tramite clientele e non solo, nel gioco elettorale, inquinandolo. Vi era la logica dello “spostamento” di pacchetti di voto a trazione camorristica su un ristretto numero di candidati. Negli ultimi anni c’è stato un chiaro capovolgimento: è una certa politica che si prodiga alla ricerca del consenso camorristico. La camorra aspetta il delinearsi del quadro che emerge e solo successivamente si attiva al fine di condizionare l’azione amministrativa. La politica debole, una politica senza idee, alla ricerca di un mero consenso strumentale all’ingresso nelle istituzioni, si è spinta sempre di più alla ricerca di quel consenso marcio.” 

Ancora più attenzione, dunque, dovrà essere posta, nella costruzione del quadro delle alleanze In vista del voto. Il modello-Manfredi, con un campo largo che ricomprenda i cinque stelle, è replicabile a Castellammare o le tensioni a cui stiamo assistendo ci dicono che non si potrà andare in quella direzione?

C: “Quello schema è migliorabile: il modello Manfredi si concretizza in forza di una candidatura di altissimo profilo, che ha consentito di aggregare le varie forze politiche in un unico campo. Forse quel campo, declinato su Castellammare, è fin troppo ampio. Vanno individuate le ragioni politiche che precedono l’individuazione del candidato a Sindaco, per costruire una coalizione autenticamente politica, in grado di governare la città.”

La sensazione è che nell’area del centrosinistra resti sottesa una pregiudiziale anti-Vozza; una sorta di veto posto da parte di chi, più giovane dell’ex Sindaco, ma non più giovanissimo, mal tollera la sua pretesa di centralità…

C: “Non è così, non c’è nessuna pregiudiziale. Anzi, sarebbe un modo sbagliato per affrontare la necessità di ripensare al futuro della città. Sarebbe anche ingeneroso nei confronti di un gruppo dirigente che si è consumato nel governo della città e di cui riconosciamo meriti ed errori.”

Quale reputa sia il più grande errore commesso da Vozza e da quel gruppo dirigente?

C: “Marina di Stabia, senza dubbio. Non aver portato avanti fino in fondo quella battaglia che noi da sinistra stavamo combattendo sul rilancio del centro antico, finendo per assecondare quella spinta imprenditoriale su Corso De Gasperi, che poi si è dimostrata fallace.” 

Torniamo all’oggi, perché il tempo per arrivare a questo appuntamento elettorale “pronti” c’è stato anche grazie al commissariamento. A che punto è il disegno programmatico in vista delle elezioni del prossimo giugno?

C: “Abbiamo un’ossatura di ragionamento articolata in più punti: la linea programmatica tiene dentro antiche terme, Fincantieri e centro antico. Ecco un primo perimetro di un rinnovato modo di intendere quello straordinario vivaio di tradizioni ed opportunità, per la città possibile. Come ho scritto nel libro, l’idea del Parco idropinico dell’antichità, connesso ovviamente a Pompei e a Villa dei Misteri, con la consequenziale riapertura della Stazione della circumvesuviana alle Antiche Terme, è certamente uno dei principali obiettivi politici della prossima consiliatura.” 

L’impressione è che quella parte di città possa essere governata, anche seguendo logiche e prospettive ambiziose. Su Corso De Gasperi, invece, si sono arenate tutte le precedenti amministrazioni comunali, soprattutto quelle targate PD…

C:“C’è di più: di fondo, la politica stabiese, da Vozza alle amministrazioni Pd, ha convissuto con uno strabismo indifendibile, finendo per affannarsi sulle vicissitudini di Corso De Gasperi ed abbandonando quello che dovrebbe essere il cuore pulsante della città. La rigenerazione della città passa dal binomio Antiche terme e centro antico. Proprio assecondando questo strabismo, si è commesso l’errore più grave, quello su Marina di Stabia. Se a fine anni ’90 avessimo orientato il nostro sguardo sul centro antico e sulla sua relazione con le Antiche terme, con il mare e con il porto, probabilmente oggi Castellammare vivrebbe di una cilindrata del tutto diversa. A vent’anni di distanza, quelle scelte hanno tappato la città lungo i suoi lati, tanto verso Marina di Stabia tanto verso il centro antico.”

Al netto delle valutazioni storiche, oggi la realtà di Marina di Stabia va sostenuta all’interno di un quadro programmatico autorevole, perché su Corso De Gasperi è lecito aspettarsi un cambiamento…

C: “È chiaro che occorre ormai attuare fino in fondo quell’intervento, nella prospettiva di rifunzionalizzare l’intera area. Diversamente dal passato, però, la politica deve richiedere assolutamente il completamento delle opere a terra. Dobbiamo intenderci sul punto: si tratta di un intervento realizzato con fondi pubblici, è dunque ancor più inaccettabile che dopo più di vent’anni si sia ancora a discutere sul cosa realizzare.”

È anche vero che quanto previsto al tempo è forse divenuto in parte desueto e poco funzionale. In questo senso, una politica autorevole, con una visione del comprensorio diversa dal passato, potrebbe guidare un processo di rinnovamento della programmazione su Corso De Gasperi anche a partire da Marina di Stabia. Non è d’accordo?

C: “Si, ma il tema del completamento delle opere a terra di Marina di Stabia non può e non deve implicare la realizzazione di immobili ad uso residenziale. Non dobbiamo nasconderci: Corso De Gasperi va ripensato agendo nella prospettiva di liberare la linea di costa, attraverso gli strumenti della perequazione urbanistica. Onestamente, non vedo altre soluzioni.” 

Il punto è lo stesso di sempre: occorre una politica molto autorevole per guidare questo processo in condivisione con gli imprenditori coinvolti..

C: “Assolutamente, occorre un gruppo dirigente che sia all’altezza di questa sfida che è l’altra vera grande partita che deve giocare la città: la liberazione della linea di costa, ricongiungendola alla città, dopo oltre un secolo dalla industrializzazione di quell’area, e a Pompei. È chiaro che questo processo può avvenire con il pieno coinvolgimento degli imprenditori, in una progettualità condivisa da tutta la classe dirigente. Voglio precisare che la classe dirigente della città non si esaurisce nella Politica stabiese: la politica rappresenta una parte di questa classe, al pari degli imprenditori.”

Emerge la necessità di lavorare al più presto, in vista del voto, alla stesura di un nuovo disegno programmatico per la città, proprio per mettere a sistema l’insieme degli interventi di cui la città ha bisogno…

C: “È certamente il principale obiettivo del Pd per il prossimo appuntamento elettorale. Abbiamo costituito un gruppo di lavoro, che mi è stato chiesto di dirigere. Abbiamo già proceduto alle prime convocazioni e abbiamo elaborato un primo documento di indirizzo. Abbiamo lanciato per i giorni 23 e 24 marzo un primo grande momento partecipativo, con la costituzione di 7 tavoli di lavoro: chiamiamo la città a dare vita a questi tavoli, con precisi spunti tematici. Si tratta di una vera e propria chiamata alle armi per la città, con l’obiettivo, finalmente, di delineare insieme il quadro programmatico per la città possibile.”

Mauro Malafronte