Eros e Agape: Papa Francesco parla di sesso.

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Eros e Agape: Papa Francesco parla di sesso.

“Il piacere sessuale è un dono di Dio, ma è minato dalla pornografia”. 

Nell’Udienza generale, Papa Francesco è intervenuto sul sesso in modo sicuramente irrituale per un Papa – e non sarebbe la prima volta – parlando di sesso con un tono non da censore, e con anzi una particolare capacità di discettare anche dell’esperienza carnale.

“Amare è […] disporsi nella conoscenza di un corpo”, ha detto il Pontefice. 

Per quanti reputano la Chiesa sessuofoba, si tratta di una smentita. 

Certo, il rapporto della Chiesa con il sesso è sicuramente contraddittorio. 

Per la Chiesa rileva l’agape, l’amore non sessuale, il dono oblativo di sé, e tale concetto è spesso in contraddizione con l’eros, che punta alla massimizzazione del proprio piacere.

Piacere da raggiungersi anche a spese dell’altro, ridotto a semplice mezzo, da un certo consumismo sessuale che ha contagiato le nostre relazioni.

In realtà, come sanno bene gli antropologi, tutte le religioni normano il sesso, perché dal sesso – e dalle strategie matrimoniali – discende l’ordine sociale, argomento che interessa la Chiesa per statuto, dato che “religione” viene da “religare”, che è proprio il processo di creazione della società.

 
D’altra parte, se sesso e amore sono sentimenti universali, entrambi non sfuggono ai meccanismi di costruzione sociale. 

Sono le mode e la società che ne determinano la nostra concezione: non è un caso che nell’Ottocento fosse di moda suicidarsi per amore o che nell’antica Grecia fosse considerata socialmente accettabile la pederastia fra anziano e giovinetto.


E mentre i media portano avanti la loro narrazione, perché non dovrebbe farlo la Chiesa?

Un’altra contraddizione fra la visione religiosa e quella laica dell’amore, d’altronde, è che la seconda esalta l’elemento individuale ed edonista, mentre la prima è sempre interessata al sesso come strumento per creare la comunità, magari a partire dalla famiglia tradizionale. Quanti vorranno vedere nel Papa, più che l’innovazione, il protrarsi di quella tradizionale sessuofobia che spesso i laici imputano alla Chiesa, magari, si concentreranno i loro strali sulla pornografia. 

In realtà, anche su questo tema, il Pontefice si dimostra particolarmente arguto. 

La pornografia ha conosciuto una prima popolarità negli anni ‘70, quando è stata vista come uno strumento di liberazione sessuale. 

È invece oramai chiaro che, dietro la patina di apparente liberazione, come strumento mediatico che contribuisce alla creazione di immaginari, la pornografia rappresenti una nuova forma di alienazione, uno strumento di mercificazione dell’esperienza erotica. Al punto di essere anche fra le cause che spiegano un aumento di alcuni tipi di reati, soprattutto fra soggetti incapaci di gestire certi contenuti, come i minori. 

Il recente rapporto “Indifesa” di Terre des Hommes va in questa direzione.

Posto che l’amore e il sesso prendono storicamente forma attraverso i contenuti che una società, di volta in volta, cerca di assegnare loro, si tratta di chiedersi se il sesso, merce e consumo irradiato dalla pornografia, sia un passo avanti magari in direzione della liberazione, o meno. 

La sensazione è che non sia così. 

La Chiesa, insistendo sulla sacralità dell’amore, cioè sull’indisponibilità dell’amore alle logiche di mercato, porta avanti una battaglia umanista, contro quelle derive antiumane che caratterizzano la nostra società e che riguardano anche la pornografia. 

Farlo anche in nome dell’amore carnale, e non solo dell’amor profano, può consentire alla Chiesa di diffondere maggiormente il suo messaggio. 

Un messaggio di cui non hanno bisogno solo i cristiani, ma tanti uomini e donne, sempre più vittime di un’alienazione che coinvolge tanti aspetti della vita. Sessualità compresa.

 

Angelo Bruscino