La pasionaria del pensiero liberale

image_pdfimage_print

La pasionaria del pensiero liberale

Breve profilo di Amelia Cortese Ardias

di Alessandra Macci e Domenico Cirella

 

Paladina del pensiero liberale, Amelia Cortese Ardias è espressione di quel “femminismo” (anche se lei non si è mai dichiarata “femminista”) che, schierato in un’area storicamente contrapposta ai partiti comunisti e socialisti, ha costantemente dialogato, soprattutto per i diritti delle donne, proprio con i partiti di sinistra. 

Nata a Napoli il 9 giugno 1918, fu inizialmente orientata, per tradizioni familiari, da entrambi i genitori, verso posizioni monarchico-liberali. Suo padre, era stato volontario sia nella guerra del 1918 sia, da ufficiale medico, nell’ultima guerra. Lei stessa, in un’intervista rilasciata al Mattino di Napoli in occasione del suo 98° compleanno (2016) confessò di aver votato monarchia – come probabilmente anche il marito, l’avvocato liberale Guido Cortese – al referendum istituzionale del 1946 (cfr. Gigi Fiore, 2 giugno, Amelia Cortese Ardias: «Io, liberale per la Monarchia, fu una scelta di famiglia», in Il Mattino, 2 giugno 2016; si veda anche Achille Della Ragione, Amelia Cortese Ardias, la signora dei liberali, in L’Opinione delle Libertà, 6 settembre 2013). 

Al fine di riorganizzare il partito liberale nel Mezzogiorno, a partire dal 1943, conseguita la Laurea in Lettere e Filosofia all’Università di Napoli, la Ardias cominciò a frequentare, insieme al marito Guido Cortese, sposato proprio quell’anno, quel gruppo di giovani napoletani che si raccoglievano intorno a Benedetto Croce. E sempre accanto al marito, che nel frattempo aveva preso a collaborare con il settimanale napoletano La Libertà (pubblicato a Napoli nel 1944, di cui egli fu vicedirettore e poi direttore) e poi con il quotidiano liberale napoletano Il Giornale (1944-1957), cominciò a sviluppare quell’interesse per il giornalismo che finirà per rappresentare, dopo quella per la politica, la sua seconda passione. Proprio sulle orme di Benedetto Croce, Ardias e Cortese cominciarono ad intendere l’idea liberale come ispiratrice di un partito centrista disponibile per caute riforme sociali e svincolato dalle ipoteche dottrinarie dell’economia liberista.  

Il 2 giugno 1946 Cortese fu eletto deputato, nella lista dell’Unione democratica nazionale, all’Assemblea Costituente, dove poté mostrare, da posizioni di irriducibile anticomunista, la sua competenza su complesse questioni economiche. E dopo la mancata rielezione del 1948,  e grazie anche alle incisive campagne elettorali organizzate dalla Ardias – impareggiabile esperta in pubbliche relazioni – sarà deputato nella II, III e IV legislatura, durante le quali ricoprirà gli incarichi di sottosegretario alla Finanze nel governo Scelba (1954-55), e ministro per l’Industria e il Commercio nel primo governo Segni (1955-57), veste nella quale fu anche presidente del consiglio dei ministri della Comunità Europea del carbone e dell’acciaio. Combattivo rappresentante del meridionalismo liberale, che gli valse la stima anche di esponenti del Pci come Amendola e Napolitano, promosse la norma in virtù della quale il 40 per cento degli investimenti delle aziende industriali a partecipazione statale fosse riservato all’Italia meridionale (su Guido Cortese si veda, in particolare, la relativa voce, curata da Luigi Agnello, in Dizionario biografico degli Italiani, Treccani; e Il deputato Cortese morto a Cortina d’Ampezzo, in La Stampa, 4 settembre 1964). 

Alla morte del marito, avvenuta improvvisamente il 3 settembre 1964, Amelia Ardias ne raccolse idealmente il testimone politico. Fu dunque consigliere comunale nel 1970 (Cortese lo era stato ininterrottamente dal 1946), fu poi eletta alla provincia nel 1972 e alla Regione nel 1975, dove fu rieletta altre tre volte. E dal 1975, per vent’anni, inanellò incarichi di rilievo quali assessore alla Pubblica Istruzione e Cultura, responsabile delle politiche giovanili, del mercato del lavoro e occupazione, e dell’emigrazione, nonché di Urbanistica, Beni Ambientali e culturali. Nel 1993 fu anche vicepresidente della Giunta Regionale e nel 1994 del Consiglio regionale.

Ma la Ardias è ricordata soprattutto in qualità di firmataria di provvedimenti significativi, uno dei quali da lei sbandierato con un certo orgoglio: la legge regionale che imponeva agli ospedali di consentire alle madri di stare accanto ai bambini malati, legge che cancellava la dannosa pratica vigente fino a quel momento di tenere le stesse lontane dalle corsie d’ospedale. Una norma che fu poi copiata da altre regioni e che fu riconosciuta come contributo fondamentale al successo delle terapie nell’infanzia. Si batté inoltre per il divorzio e per l’aborto, e per la libertà di scelta delle donne, temi sui quali, nell’ambito di un dibattito televisivo, ebbe anche un vivace scontro polemico con Amintore Fanfani, all’epoca presidente della Democrazia Cristiana (cfr. Eleonora Puntillo, I 100 anni di Cortese Ardias, paladina liberale delle donne, in Corriere del Mezzogiorno, 9 giugno 2018).

Cortese Ardias contribuì inoltre all’istituzione, nel 1976, della Consulta regionale per la condizione femminile, istituto che – in un’intervista rilasciata all’Unità il 6 ottobre 1976, con dichiarazioni sullo stesso tema di Vanda Monaco e Alessanda Bonanni del Pci – lei definì “un punto di riferimento nuovo in confronto alla necessità di estendere la partecipazione delle donne all’attività e alle scelte decisionali degli organi della Regione”. Un istituto che avrebbe potuto contribuire ad affrontare i problemi della condizione femminile “se non si trasformerà – aggiungeva in quella intervista – in un’occasione perduta che servirà ad accrescere il divario tra società civile e rappresentanza politica. Può essere invece un vero filtro delle istanze che partono dalla base, un ponte di passaggio dal ruolo tradizionale femminile alla vita pubblica”. A distanza di oltre quarant’anni, in un’intervista da lei rilasciata ad Eleonora Puntillo, per il Corriere del Mezzogiorno, in occasione della ricorrenza dei suoi 100 anni (9 giugno 2018), tirando le somme delle battaglie fatte per la rappresentanza femminile nelle istituzioni e negli organismi elettivi, si dichiarerà molto delusa dei risultati ottenuti (in quell’intervista coglierà l’occasione per manifestare anche la sua preoccupazione per il deterioramento del rapporto tra Italia e Europa, unione che rappresentava per lei “la più grande conquista del Novecento”, nonché nuovo ambito nel quale affermare la rappresentanza femminile).

Alla memoria del marito e di Roberto, primo dei suoi quattro figli, anch’egli scomparso in giovane età, intitolò nel 1990 la Fondazione Guido e Roberto Cortese, fondazione tesa a promuovere iniziative, convegni, ricerche e borse di studio per l’approfondimento del dibattito sui cambiamenti culturali della società contemporanea, cambiamenti strettamente connessi a quelli economici, politici e sociali.

Esperta in pubbliche relazioni, Ardias Cortese fu socia onoraria di associazioni quali Soroptimist, Inner Wheel, Lion Virgiliano, Lyceum Club, Accademia di Cucina, Università Popolare di Napoli, Circolo Artistico Politecnico di Napoli, nonché Presidente dell’Associazione Amici del San Carlo e presidente, nel 1971, del Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. 

Negli oltre 500 articoli scritti per il Mattino di Napoli (ma collaborò per 10 anni anche con la Rai), trattò temi legati soprattutto alle libertà delle donne, divorzio, aborto e conquiste nei diritti di famiglia. Per le donne, quel primo voto del 1948 era stato peraltro un “inizio dovuto”, l’avvio di un percorso che durava ora da 70 anni, perché “le donne hanno fatto la guerra come gli uomini […]. Furono [infatti] le donne a sostituire gli uomini nel lavoro in fabbrica, [e] a schierarsi nei momenti cruciali dopo l’armistizio” (Cfr. Gigi Fiore, 2 giugno, Amelia Cortese Ardias: «Io, liberale per la Monarchia, fu una scelta di famiglia», cit.). I temi sulla libertà delle donne ritornano, in particolare, negli scritti da lei riproposti in Donne Giovani Europa (E.S.I., Napoli, 1993), scritti il cui filo conduttore – come evidenzia Fulvio Tessitore nell’introduzione – è rappresentato dall’“autenticità forte di una personalità che, prima di ogni altra cosa cerca se stessa, vuol capire se stessa ed essere in pace con sé” […] e “l’interesse per la condizione femminile”  è “ricognizione delle regole di comportamento della donna impegnata in politica che non vuole perdere il proprio «femminino» e non vuole omologare la propria diversità in un’arrabbiata — e perciò acritica — rivendicazione di parità destinata a risolversi in un’astratta eguaglianza formale e non sostanziale”. Tutto ciò inquadrato nella “speranza d’Europa […] quale luogo ideale del rispetto e della realizzazione del pluralismo (culturale e sociale), secondo un antico principio del liberalismo classico che non ha perduto la propria attualità”.

 

Oltre a Donne Giovani Europa, la Ardias scrisse altre interessanti monografie, quali: Guido Cortese un Liberale Moderno (Mondadori-Le Scie-ArteTipografica, 1967); Il concreto quotidiano (Gruppo Editori Campania-La Buona Stampa, 1985); Attualità dell’azione politica per il Mezzogiorno, G. Cortese (S.E.N. 1986); Concretezza liberale per il Mezzogiorno (Sansoni, 1975); Politica in positivo (Fratelli Fiorentino, Napoli, 1990); Un percorso in Regione (Arte Tipografica, Napoli, 1996).

A quasi 106 anni Amelia Ardias Cortese vive a Napoli in quella casa del quartiere Chiaia il cui salotto ha ospitato, per circa 70 anni, le più importanti personalità – non solo napoletane – di politica, economia, giornalismo e cultura.