Aldo Masullo e il Risorgimento della Pace a Napoli
Masullo è consapevole che nella globalizzazione è più che mai necessaria la creatività e il rapporto tra la tecnologia e il rinnovamento culturale è una sfida rapida, dall’andamento veloce, sottopone a prove e impone cambiamenti.
Partendo da questo, esplora il concetto di creatività con cui sempre si cerca di descrivere un tratto dei napoletani, un aspetto distintivo della città.
E ne da una versione che ne potenzia il valore in una direzione comunitaria e non esclusivamente individuale.
Per Masullo essa è stata per lo più coltivata ed esercitata negli espedienti per la salvezza particolaristica anziché nell’invenzione politica per la salvezza comune.
I napoletani adesso non solo non devono temere la sfida e devono averne paura anzi devono saper elaborare una risposta alta, solidale, per la salvezza comune.
In questo alveo di una nuova e più alta declinazione di personale e sociale debbono produrre idee e applicare la loro creatività.
Masullo accetta questa sfida insieme personale e collettiva. E prova ad indicare un’idea.
Un‘idea-forza, un centro ideale ordinatore per ricostruire una finalità comune, un nuovo credibile obiettivo che in qualche modo spinga in una direzione nuova e si alimenti di ciò che invece siamo andati disperdendo.
Ci riferiamo a ciò che ha più volte sottolineato fino agli ultimi momenti della sua vita: alla passione e all’intelligenza dei giovani della nostra città.
A Napoli, sottolinea Masullo, abbiamo istituzioni di alta cultura, anche privata, istituti filosofici di respiro mondiale e il mondo, aldilà della camorra e dei rifiuti, ci guarda comunque con simpatia.
Nonostante tutto siamo simpatici perché al tempo stesso siamo intelligenti e pacifici.
Perché, allora, non far di Napoli la sede permanente di una grande iniziativa per la costruzione della pace?
La pace vera, sicura, non si consegue nelle cancellerie al chiuso del lavorio diplomatico. Azioni comunque preziose e utili, ma limitate all’immediato.
La pace, condizione di una umanità sempre più accomunata nella relazione tra le sue differenze e cultura, per produrla, non basta proclamarla: vogliamo la pace e non la guerra.
Bisogna costruirla pezzo per pezzo, con perseveranza e pazienza, formando in tutti i settori competenze specifiche per tutte le professionalità coinvolte nell’opera della pace e al tempo stesso esercitando le persone a comprendere la pace, sentirla come il proprio unico destino possibile.
Sorga a Napoli, è la grande proposta di Masullo, un’Accademia Mondiale della pace per qualificare al massimo questo suo tratto di città-mondo, che forma e prepara a comprendere concretamente la pace tra gli uomini, tra le nazioni, tra le civiltà, tra le religioni.
È un’idea-forza perché solo le idee possono cambiare la realtà.
Senza le idee la realtà resta abbandonata all’inerzia dei meccanismi esistenti.
Perché una cultura si costruisca, sia forte per intima condivisione, non bastano le molte università e scuole, ma è necessario che esse siano attraversate da un’idea comune.
A parere di Masullo l’idea comune, universale, perciò capace di coinvolgere tutti gli uomini e su cui la cultura napoletana può trovare il suo nuovo senso unitario, la sua “missione” nella nostra epoca, è la Pace.
Essa può alimentare il certosino, organizzato, sistematico lavoro perché essa non sia interpretata come l’assenza di guerra ma la dimensione del vivente.
“L’Evo-Pace“, da edificare comporta una rinnovata e vitale impostazione di politica della formazione, della ricerca, della sperimentazione di tecniche per la soluzione dei conflitti e l’elaborazione e l’affermazione di valori civili fondati sulla realistica consapevolezza che, stante la potenza tecnologica e l’impotenza del razionale controllo su di essa o ci salviamo tutti o tutti ci perdiamo.
Sono le due inseparabili dimensioni della nuova cultura quella che Masullo delinea.
Quella che prospetta è una vera e propria destinazione d’avvenire per Napoli.
Una città che diventa centro operoso e di rifondazione culturale nella quale si chiama a investire per costruire una rinnovata cultura della pace per fornire al mondo nuovi linguaggi ideali e operativi.
Per Masullo Napoli ha tutte le carte per attribuirsi questa missione,
Un obiettivo che ha come orizzonte un’intera epoca, non più legato a meschini interessi a piccole ridotte prospettive, corto veggenti, ma in cui si progetta una riconversione nel futuro e per il futuro dell’intera identità storica, dell’intero percorso di una grande metropoli nel cuore del Mediterraneo.
Assegnarsi questo orizzonte non è un’idea da anime belle, ma un concreto obiettivo in grado di esplicitare anche un grande effetto economico.
Pensiamo, per esempio, alle grandi potenzialità del Golfo e del porto di Napoli.
Pace è la parola attraverso cui tra la cultura e il tessuto economico e produttivo pulsino allo stesso ritmo e si potenzino vicendevolmente.
Napoli come capitale della pace sarebbe al centro di un mondo nuovo e dovrebbe chiamare tutti i saperi a ripensare la città e le proprie funzioni organizzandole sull’asse portante di questa idea. Napoli dovrebbe riprogettassi infrastrutturalmente come una città della pace, degli incontri, delle relazioni.
Ciò avrebbe sicuramente un effetto di traino sia per progetti di riqualificazione produttiva, sia di trasformazione urbanistica. Nea-polis, una nuova nascita della città che ne conservi i preziosi contrassegni storici che le hanno consegnato l’identità di città universale, ma anche ne modernizzi le funzioni e la predisponga ad accogliere funzioni nuove che potrebbero attirare da ogni parte risorse intellettuali e finanziarie.
Questo permetterebbe di riprendere il cammino della storia.
Per Masullo questa idea dell’Accademia Mondiale della Pace nella città-mondo permette di rinnovare anche il concetto di estetica e farne non aspetto di immobilità e di sospensione, ma elemento attivo e progressivo.
Estetica e la sensibilità al bello, sia il gusto per ciò che è armonico sia per ciò che è autenticamente espressivo.
Questa sensibilità si costituisce e si affina con l’educazione.
Nell’espressione greca kalokagathos, Bello e Buono, si condensa un principio centrale della civiltà greca, l’inseparabilità della bellezza e del bene, la convinzione che il bene è il senso profondo della bellezza e la bellezza e la forma percepibile del bene.
Educare la percezione alla bellezza e cominciare a vivere disponibili al bene.
Educare alla raffinatezza del bello i ragazzi di Scampia o dei Quartieri Spagnoli al bello tutto: un panorama, quanto un’opera d’arte, uno scavo archeologico o una lezione ben illustrata sulle meraviglie della natura, significa sottrarli al brutto dell’ignoranza e alla violenza della morte, alla povertà mentale della camorra.
Il contatto con il bello nelle esperienze che possono viversi nella scuola e in tutte le altre forme di incontro educativo è fondamentale: si aprono orizzonti nuovi di possibilità liberatrici.
Ma il grande progetto dell’Accademia mondiale della pace richiede anche un impegno vasto e per tutte le generazioni di una nuova formazione scientifica. Per Masullo le università napoletane, i centri di ricerca pubblici e privati, gli industriali, le stesse accademie militari sono all’altezza di questa sfida.
Hanno bisogno di un indirizzo unitario che le spinga in questa direzione e in questa direzione coordinare la propria offerta formativa e le relazioni di sistema. La comunicazione reticolare quella che si sviluppa nelle reti globali potrebbe, come abbiamo visto anche in più di un’esperienza di questi ultimi anni, essere finalizzata in questo senso: cioè unire formazione e capacità produttiva e intelligenza creativa nell’immettere nella banalità seriale dei network globali un’altra produzione di senso intorno ai temi della pace.
Le speranze giovanili per Masullo, che lo ha ripetuto fino agli ultimi attimi della sua vita, sono l’unica oggettiva garanzia che questa società e non solo la napoletana possano evitare la catastrofe.
La formazione è sinonimo di innovazione, di cambiamento, di sperimentazione, di ricerca, di spinta ad andare oltre. La prima condizione è che circoli acqua limpida e si smuovano finalmente i pantani civili e la palude politica.
Cos’è la pace, infine, se non la condizione essenziale per il diritto alla ricerca della felicità?
Se la città ritrova una missione così importante da ridare un senso a tutta la sua storia, perché a Napoli non potremmo tornare e non potremmo viverci essendo felici?
Nino Daniele