Consultori Familiari: un pilastro per la salute delle donne minacciato dalla destra, un monito per progettarne il potenziamento

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di Angela Pascale

I consultori familiari sono un pilastro essenziale per la salute delle donne in Italia, nati da una lunga battaglia legislativa per proteggere il benessere femminile. La legge del 29 luglio 1975, n. 405, li istituì come luoghi dedicati alla tutela della salute femminile in tutte le sue fasi di vita.

Originariamente concepiti per fornire assistenza medica e psicologica durante la gravidanza  sono, successivamente, diventati luoghi dove le donne possono ricevere consulenza e informazioni sull’IVG in un ambiente riservato e non giudicante, con la legge 194 del 1978, che ha rappresentato un passo importante per la tutela dei diritti riproduttivi delle donne in Italia, regolando e legalizzando l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) e garantendo alle donne il diritto di accedere a servizi di salute sessuale e riproduttiva in modo sicuro, riservato e legale.

Recentemente l’autonomia e la neutralità dei consultori familiari sono messe a rischio dall’emendamento proposto da Fratelli d’Italia, e approvato dal Senato il 23 aprile 2024. Questo consentirebbe alle Regioni di coinvolgere associazioni antiabortiste (o definite in maniera piuttosto inquietante “pro life”) nei consultori familiari, mettendo così a repentaglio la qualità dei servizi e interferendo nelle scelte personali delle donne.

La decisione, presa nel contesto di un emendamento al decreto sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ha sollevato i dubbi della la stessa Commissione Europea che ha tenuto a ribadire che l’emendamento è slegato dai finanziamenti dedicati, evidenziando la natura politica e ideologica della proposta che minaccia gli stessi consultori che, al contrario, dovrebbero essere un faro di libertà e autodeterminazione per le donne.

Associazioni, sindacati e partiti politici come PD, M5S, AVS, Centri antiviolenza D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, Cgil e Uil, e tantissime altre realtà, stanno già promuovendo azioni di resistenza e monitoraggio per contrastare questa mossa regressiva.

Durissima la dichiarazione della segretaria Dem Elly Schlein “Ce lo aspettavamo da questa destra, ovunque governi cerca di minare l’attuazione della 194 e di restringere il diritto delle donne che cercano di avere accesso a una interruzione volontaria di gravidanza. È molto grave il blitz della destra in Parlamento con questo emendamento, che vuole fare entrare nei consultori associazioni antiabortiste, per incidere psicologicamente e in modo inaccettabile, violento sulle donne che cercano di avere accesso alla interruzione volontaria di gravidanza”.

Per la senatrice dem Valeria Valente e la pentastellata Alessandra Maiorino si tratta di un “attacco bello e buono” alla legge 194 e di “una mano tesa” agli “antiabortisti”. E questo, incalza Tino Magni (Avs), “nella convinzione patriarcale che le donne non siano capaci di scegliere liberamente, che non siano capaci di autodeterminarsi”.

In Campania, Loredana Raia, vicepresidente del Consiglio Regionale della Campania, ha presentato un Ordine del Giorno per esprimere il dissenso della Regione nei confronti dell’emendamento, sottolineando l’importanza di potenziare i consultori per garantire la salute e la libera scelta delle donne, in linea con i principi della legge 194/1978.

Ma qual è lo stato di salute dei consultori? 

Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nella segreteria del PD, insieme a Roberta Mori, portavoce nazionale della Conferenza delle Democratiche, hanno evidenziato, in risposta all’emendamento, le sfide che le donne italiane affrontano nell’accesso ai servizi sanitari, sottolineando che al contrario dovrebbero essere potenziati, e mettendo in evidenza le difficoltà incontrate dalle donne appartenenti alle fasce di reddito più basse che trovano particolarmente difficile ottenere servizi adeguati e partecipare ai programmi di prevenzione.

Nella stessa direzione va l’editoriale di Rosa Papa, da tempo impegnata sul tema, la dottoressa ha espresso preoccupazione per l’atmosfera poco salutare per le donne italiane, soprattutto nel contesto meridionale.

Dal punto di vista prettamente analitico è possibile rintracciare l’interessante report prodotto dal gruppo di lavoro promosso dall’Istituto Superiore di Sanità sullo stato di salute dei consultori in Italia relativo agli anni 2018-19, pubblicato nel luglio 2022. 

Ad esempio, per la Regione Campania nel report si scrive “a fronte di un’ampia attività istituzionale sulla definizione di funzioni e obiettivi dell’area sociosanitaria espressa dalla disponibilità di delibere e normativa aggiornata (al momento dell’indagine sono stata riportate attività in itinere relative alla riorganizzazione e alla riqualificazione dei CF con un budget dedicato e alla costruzione di un cruscotto informativo), si riscontra una notevole eterogeneità organizzativa tra le diverse Aziende sanitarie che rende difficile definire il modello organizzativo dell’assistenza, nonché l’architettura del sistema…”. 

Dallo stesso progetto si legge, sempre sul sito del ISS,  “Nel nostro Paese ci sono troppo pochi consultori familiari rispetto ai bisogni della popolazione (1 consultorio ogni 35.000 abitanti sebbene siano raccomandati nel numero di 1 ogni 20.000)… Oltre il 98% dei consultori partecipanti all’indagine (1535 su 1800, di cui 622 al Nord, 382 al Centro e 531 al Sud) lavorano nell’ambito della salute della donna. Più del 75% si occupano di sessualità, contraccezione, percorso IVG, salute preconcezionale, percorso nascita, malattie sessualmente trasmissibili, screening oncologici e menopausa e postmenopausa. L’81% dei consultori (1226, di cui 504 al Nord, 224 al Centro e 498 al Sud) offrono servizi nell’area coppia, famiglia e giovani e gli argomenti più trattati sono la contraccezione, la sessualità e la salute riproduttiva, le infezioni/malattie sessualmente trasmissibili e il disagio relazionale. Tra i consultori che hanno svolto attività nelle scuole il tema più frequentemente trattato è l’educazione affettiva e sessuale (il 94%), seguito dagli stili di vita, dal bullismo e dal cyberbullismo. 

Il ginecologo, l’ostetrica, lo psicologo e l’assistente sociale sono le figure professionali più rappresentate nei consultori, con una grande variabilità in termini di organico tra le Regioni. Infatti, prendendo a indicatore il numero medio di ore lavorative settimanali per 20.000 abitanti previste per le diverse figure professionali per rispondere al mandato istituzionale, solo 5 Regioni del Nord raggiungono lo standard atteso per la figura dell’ostetrica, 2 per il ginecologo, 6 per lo psicologo e nessuna per l’assistente sociale che al Sud registra un numero medio di ore settimanali (14) che è quasi il doppio rispetto al Centro (8 ore) e al Nord (9 ore)”.

Mentre l’Europa si muove verso il riconoscimento e il potenziamento dei diritti delle donne, l’Italia rischia di tornare indietro. È essenziale, dunque, che le forze politiche, società civile e corpi intermedi si impegnino a difendere e rafforzare i consultori familiari, garantendo un accesso equo e universale ai servizi sanitari. Tocca impegnarsi attivamente per difendere i propri diritti e la propria autonomia nella sfera della salute riproduttiva. 

La politica deve attivarsi in direzione uguale e contraria dall’attuale Governo, promuovendo la libertà delle donne di fare scelte informate e consapevoli sulla propria salute. È un dovere civico garantire che ognuna abbia accesso a servizi di alta qualità, liberi da pressioni esterne e discriminazioni.

Occorre un nuovo report, per una visione strategica, una collaborazione interdisciplinare e un forte coinvolgimento delle parti interessate affinché sia assicurata la fornitura di servizi sanitari e sociali efficaci e accessibili alla comunità, partendo dalla valutazione delle esigenze in termini di servizi sanitari e sociali; coinvolgendo i professionisti sanitari, i decisori politici locali, le organizzazioni della comunità e i pazienti stessi nel processo di ripotenziamento, per raccogliere feedback e suggerimenti, per guidare il rinnovamento dei servizi e aumentare l’adesione agli stessi, migliorandone l’efficacia complessiva.

Serve un lavoro di ascolto consapevole capace di includere la definizione di servizi specifici da offrire, un ammodernamento delle infrastrutture, nonché l’implementazione delle tecnologie sanitarie. Bisogna promuovere programmi di formazione continua, incentivazione della ricerca e attivazione di pratiche innovative, affinché le risorse umane siano sempre più competenti.

Necessaria è la collaborazione tra consultori familiari, ospedali, servizi sociali e altre organizzazioni sanitarie e non sanitarie, comprese le scuole, per favorire una gestione integrata dei pazienti e un utilizzo più efficiente delle risorse. 

Fondamentale è prevedere investimenti adeguati a garantire il successo a lungo termine di tali iniziative.

La destra ci ha solo ricordato che occorre ancora lottare per un futuro di libertà e autodeterminazione, difendendo i diritti conquistati con tanto impegno nel corso degli anni, ma non solo, restaurare e potenziare i consultori familiari è fondamentale per garantire la dignità e le libertà cui abbiamo diritto. 

Ed è su questo che noi dobbiamo ripartire, provando a trasmetterne l’importanza a tutti e tutte.