PD, la ripartenza

image_pdfimage_print

PD, la ripartenza 

 

di Berardo Impegno

 

 

Sorpresa! 

Il PD è il primo partito a Napoli e nell’intero Mezzogiorno. 

Il partito è vivo e lotta insieme a noi. 

 

Mi auguro che la narrazione corrente la smetta di rappresentare un PD solo rissoso e nella sostanza inconcludente. 

È il risultato di una fiammata improvvisa e imprevista o è, come io penso, l’esito di un lungo e “oscuro” lavoro anche organizzativo? 

 

Avevamo toccato il punto più basso all’epoca della prima elezione di De Magistris, quando uscivamo dall’esito disastroso delle “primarie”.

Da allora si è avuto un lento, ma costante lavoro di ripresa del Partito, delle sue organizzazioni, dei suoi gruppi dirigenti, soprattutto degli amministratori locali. 

 

Con un impulso crescente, negli ultimi tempi, rappresentato dalla Segreteria di Marco Sarracino e ribadito dal lavoro serio e prudente di Peppe Annunziata.

 

Del resto, come poteva essere diversamente, dal momento che amministriamo la Regione Campania, il Comune di Napoli e gran parte dei Comuni della cinta metropolitana? 

Per di più confermato dai risultati amministrativi di questa tornata elettorale. 

 

Vinciamo a Casoria, riconquistiamo Castellammare con l’ottimo Vicinanza, siamo molto avanti nel ballottaggio a Torre Annunziata e, per la prima volta, siamo al ballottaggio anche a San Giuseppe Vesuviano.

 

Tutto bene Madama la Marchesa?

Certo che no. Ma la strada è quella giusta.

 

E quale è? Quella di considerare il pluralismo interno al PD, non un ostacolo, ma la vera forza propulsiva di questo Partito, la sua ragion d’essere, il suo patto fondativo. 

 

Guardiamo allora chi sono gli eletti alle Europee. 

La prima, Lucia Annunziata è indipendente, ma di grande personalità. 

Gli altri, Antonio De Caro che ha espresso il massimo delle preferenze per il PD nel Sud, e Lello Topo, venivano dalla squadra di Bonaccini.  

Pina Picierno, è uno “spirito libero” e Sandro Ruotolo è uno Schleiniano di ferro con una sua storia personale alle spalle. 

 

È la strada giusta. 

Quando si dà all’elettore la possibilità di scegliere con le preferenze, preferenze che intrigano, piacciono, convincono, lo si motiva e lo si rende protagonista e il risultato è questo qui. 

 

E da nord a sud è stato cosi. 

E di questa serie di mosse vincenti e di sostanza bisogna darne atto alla Segretaria e alla sua squadra. 

 

La Schlein è stata all’altezza del compito che le avevano affidato un anno e mezzo fa. È un monito per le future elezioni politiche. 

 

Diciamocelo, se davvero vogliamo invertire la tendenza che vede sempre più l’elettorato sottratto al voto e attratto dall’astensione, dobbiamo, tutti insieme, capire che prima ancora della Riforma Istituzionale, si impone, con urgenza, la Riforma Elettorale che ridia potere di scelta all’elettore, senza liste bloccate, sul modello delle europee. 

 

Il pluralismo interno al PD, rafforzato da una leadership riconosciuta e autorevole, è in nuce, il metodo che, a partire da sé, si può esportare all’intero campo del centro sinistra sperimentando, in concreto, come anche nel campo largo le differenze rappresentano un valore essenziale nella costruzione del programma dell’Alternativa. 

 

Del resto, la verifica della positività di questo metodo è proprio il “laboratorio Napoli” incarnato dal sindaco Gaetano Manfredi. 

Ora il lavoro si sposta su due versanti altrettanto essenziali. 

 

Il primo è quello relativo al programma. 

Qui occorrono sostanziali incrementi all’asse dei contenuti finora scelti per una battaglia “neoidentitaria”. 

Era necessario, ma non è ancora sufficiente, se vogliamo parlare alla maggioranza degli italiani. 

Due esempi. Non solo il salario minimo, ma il salario; non solo la rivoluzione green ma l’orario di lavoro. 

E poi, passiamo dalla difesa all’attacco sul terreno delle riforme costituzionali e della Giustizia. Sono solo esempi, ma che segnano l’allargamento della via che dobbiamo percorrere. 

 

Dall’altro versante va fatto un lavoro permanente di dialogo con quanti, tradizionali votanti a sinistra, non sono andati a votare. Un lavoro che va fatto senza supponenza e con grande apertura autocritica. 

Ieri mi sono recato presso l’Associazione SUDD della quale è presidente Bassolino. 

 

Si presentava il numero speciale della Rivista Altrimondi diretta da Gianfranco Nappi, dedicato a Mario Tronti, un intellettuale politico di straordinaria levatura teorica e morale. Ebbene tanti ricordi e tanta nostalgia, certo, ma una nostalgia attiva che ci riporta a un insegnamento fondamentale per quanti hanno attraversato le vicende della sinistra storica. 

 

Mario Tronti è stato uno degli intellettuali più critici e utopici della sinistra italiana. 

E, incredibilmente, paradossalmente, anche uno dei più disciplinati militanti comunisti. 

 

Non ha mai fatto tacere il suo spirito critico e non ha mai abbandonato la sua appartenenza

 

Si dirà che è un’altra epoca ed è vero, ma ancora oggi la sinistra italiana ha bisogno di spirito critico e di coappartenenza. 

Certo nessuno di noi, neanche io, vorremmo tornare a quelle giornate e a quelle nottate, ricordate con tinte ironiche da Mauro Calise, quando alla pubblicazione in italiano degli inediti Grundrisse di Marx, fummo impegnati giorno e notte a studiarli per vedere quanto di novità introducessero nella lettura del Marx ossificato dalla vulgata sovietica e nella lettura prevalente, storicista, del Marxismo italiano. 

 

Altri tempi, che meno male nessuno si augura, possano tornare. 

Nessuno pensa al ritorno “alla disciplina del militante”, ma tutti ci auguriamo che si possa avere una critica attiva e concludente. 

 

C’è molto da fare, ma viva Dio, la speranza di poter battere il centro destra alle future politiche, non sembra più una idea e una speranza del tutto irrealistica.