Aforisma rosa. I Campi Flegrei, luoghi d’incanto e di magia.
di Giovanna Borrello
I Campi Flegrei sono diventati oggetto d’interesse mondiale come presagio di eventi catastrofici. Certo, si tratta del secondo cratere più grande del mondo, e se dovesse accadere un’eruzione, ne sarebbe coinvolta non solo Napoli e l’Italia, ma la nube tossica arriverebbe a coprire l’intera Europa.
Allora si evocano le profezie di Nostradamus, ma a nessuno viene in mente di interrogarsi su cosa abbia predetto in merito la Sibilla cumana, il cui famoso antro è proprio in zona. Anche qui scatta l’impulso alla discriminazione di genere?
Le arti divinatorie delle donne non hanno forse lo stesso grado di consistenza e veridicità di quelli degli uomini?
Dante avrebbe risposto che esse si perdono come foglie al vento, difatti nel XXXIII canto del Paradiso, scrive proprio della Sibilla: “Così la neve al sol si disigilla; /così al vento ne le foglie levi /si perdea la sentenza di Sibilla». Qui il riferimento è al VI canto dell’Eneide nel quale Enea, esorta così la Sibilla: «i tuoi responsi, o Diva, alle foglie non dare, che non volino confuse in preda al vento».
La Sibilla Cumana, infatti, era solita scrivere i suoi responsi sulle foglie e poi le lasciava andare al vento. Ogni foglia riportava un frammento della sua sentenza, che per essere interpretata, doveva essere ricostruita attraverso la ricomposizione delle foglie cadenti secondo un ordine che, però, nessuno sapeva.
Perciò si dice, ancora oggi, di una risposta incomprensibile che è una risposta sibillina.
Sempre, comunque, per denigrare la Sibilla, che in ogni caso era una maga rispettata dagli antichi romani come l’Oracolo di Delfi dagli antichi greci. Ella aveva anche predetto a Enea, che avrebbe perso il suo nocchiero, Miseno, proprio presso quel Capo che prenderà il suo nome e da cui sia apre la bellissima baia di Pozzuoli, epicentro del cratere, e poi via via il golfo di Napoli, quello di Salerno fino a Punta Licosa, l’antica Leucosia.
La mia mente va, quindi, ai richiami proibiti di altre creature mitologiche e perfide come vuole l’eterno femminino, ossia le Sirene, che abitavano quei luoghi magici, incantevoli e che con il loro canto (incanto ha la medesima radice di canto) ingannevole attiravano i naviganti a fermarsi.
E forse l’inganno era costituito proprio dall’incanto che, nascondeva sotto la fallace seduzione, la pericolosità di abitare quei luoghi.
E se è vero che Ulisse non si fece in-cantare, uomini antichi e moderni sono stati presi da incantamento, si sono fermati e hanno scelto quei luoghi come stabile dimora.
La stessa Partenope era una sirena e Napoli, chiusa a tenaglia tra due crateri pericolosissimi tra Vesuvio e Campi Flegrei, è una zona tra le più belle; eppure, più pericolose e dense di popolazione del mondo.
Inutili sono le recriminazioni del Ministro Musumeci che incita ad andar via, senza alcun sostegno economico, trovando a pretesto che i cittadini sapevano della pericolosità di quelle zone. È forse ignaro il Ministro del potere d’incantesimo delle antiche figure mitologiche che presidiano quelle bellissime zone?
Sicuramente non è ignaro del fatto che quelle popolazioni sono lì da secoli, anche da circa 400-500 anni prima di Cristo. Vi sbarcò anche San Paolo accolto calorosamente dai fedeli puteolani.
Il Ministro se la vuol cavare a buon mercato, colpevolizzando gli abitanti, invece di prendere drastiche e costose risoluzioni.
Che dire di terre altrettanto incantevoli e pericolosissime, dove si verificano frequenti terremoti di energie di doppia potenza, come la California e il Giappone?
Perché, caro Ministro, non prendere a esempio il Giappone dove sono state ricostruite, case ed edifici pubblici, interi grattacieli a prova di terremoti sconvolgenti?