Caso Rigopiano: la decisione della Corte di Cassazione

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Caso Rigopiano: la decisione della Corte di Cassazione

 

di Luca Orlando

 

La recentissima sentenza della Corte di cassazione sul caso Rigopiano segna un momento cruciale nel processo legale legato alla terribile valanga che il 18 gennaio 2017 ha colpito l’albergo Rigopiano di Farindola, in Abruzzo, provocando la morte di ventinove persone. 

 

La decisione della Corte annulla le precedenti assoluzioni dei sei dirigenti della Protezione Civile dell’Abruzzo e dispone un nuovo processo d’appello per valutare le loro responsabilità in relazione ai crimini di disastro colposo, omicidio colposo, lesioni personali colpose e lesioni multiple colpose. 

 

In altre parole, la Corte ha ritenuto importante rivalutare le posizioni dei dirigenti regionali, dimostrando l’importanza di valutare accuratamente la loro eventuale responsabilità nella

gestione dell’emergenza che ha portato alla tragedia.

 

La sentenza ha generato opinioni contrastanti tra i vari soggetti coinvolti.

Alcuni avvocati delle parti civili hanno accolto positivamente la decisione, considerandola un passo avanti verso una maggiore giustizia per le vittime e i loro cari. 

 

Il legale dell’ANMIL ha descritto la sentenza come un “grande successone” per le persone coinvolte nel caso civile e ha sottolineato che il nuovo procedimento contro i dirigenti regionali e l’accusa di disastro colposo potrebbero impedire la prescrizione di altri possibili crimini come l’omicidio colposo, così garantendo che ci sia chi si assuma la responsabilità civile per risarcire le vittime.

 

Riteniamo di condividere tale ultima posizione, in quanto la prescrizione dei crimini perpetrati non renderebbe giustizia alle vittime (e ai familiari delle vittime) di uno dei peggiori disastri della storia recente italiana, e ciò inevitabilmente solleverebbe pubblico dissenso e dubbi sul ruolo delle istituzioni e sulla gestione delle situazioni di emergenza. 

 

La riapertura del procedimento, al contrario, offre l’opportunità di approfondire le circostanze

che hanno portato alla tragedia e di individuare eventuali responsabilità trascurate o sottovalutate nelle fasi processuali precedenti.

 

In conclusione, la riapertura del procedimento legale contro i vertici della Protezione Civile abruzzese può rappresentare un momento cruciale per i familiari delle vittime, offrendo la possibilità eventualmente di ottenere il risarcimento dei danni subiti e delle perdite subite, o, alternativamente e coerentemente con la presunzione di innocenza che è propria del nostro

sistema accusatorio, di ottenere maggiore chiarezza su quanto concretamente

accaduto.