Bianca dietro il muro: la maledizione di Palazzo Spinelli.

di Roberta Baiano
A Napoli, si erge un palazzo che non sembra obbedire a regole architettoniche, né a quelle della realtà.
Palazzo Spinelli di Laurino: un’enclave ellittica disegnata da Vanvitelli in persona, quasi a voler racchiudere in una curva senza fine un’eco che non smette di tornare.
C’è chi giura di aver visto una figura affacciarsi silenziosa sulla balaustra del cortile, diafana e vestita di bianco, comparire e svanire come richiamata da un’antica condanna.
La chiamano Bianca.
E il suo nome si sussurra ancora tra le mura, come un brivido lungo la schiena della città.
Era poco più che una bambina quando fu accolta tra gli affreschi e le ombre del palazzo, orfana e fragile, destinata a servire come damigella.
Troiano Spinelli, l’uomo di casa, la prese sotto la sua ala, mentre sua moglie…
Beh, qui la storia si divide fra leggenda e verità.
Alcuni parlano di una Lorenza, donna gelosa e vendicativa, convinta che tra la ragazza e suo marito ci fosse più di un affetto paterno.
Accecata dal sospetto, ordinò che Bianca venisse fatta sparire.
Ma non in silenzio. Murata viva.
Dimenticata dietro una parete, lasciata a spegnersi lentamente, nell’oscurità che ancora impregna quei muri.
Da allora, nessuno a palazzo sarebbe più stato solo perché Bianca non se n’è mai andata.
Gli Spinelli lo hanno capito presto.
Ogni volta che un evento importante stava per abbattersi sulla famiglia – un matrimonio, una disgrazia, una morte – lo spettro tornava a mostrarsi.
A volte con una veste chiara e lo sguardo spento.
Altre, col volto coperto da un velo nero.
Presagio di sventura.
Ma se si cerca nelle carte, nei documenti polverosi degli archivi, la verità pare un’altra.
Nessuna Lorenza, infatti, sembra essere stata moglie di Troiano.
Infatti, le sue spose furono prima Barbara Caterina Pinto e poi Ottavia Tuttavilla.
Ma il figlio, Ferdinando…
Ecco, lui sì.
Ferdinando sposò una Lorenza Maria Caracciolo.
E forse è stata lei la vera mandante.
Forse è stata lei a decidere il destino di Bianca.
O forse no.
Forse, come sempre accade in queste storie, la verità è rimasta nascosta proprio là dove vive il fantasma: nel buio.
Il regista Roberto Bontà Polito ha provato a catturare quel buio in un cortometraggio ispirato a questa leggenda, dal titolo Lei.
Un’opera intensa, per chi riesce a guardare oltre l’inquadratura.
Ma i fantasmi non amano i riflettori.
Preferiscono le crepe nei muri, i corridoi vuoti, le notti senza luna.
Ed è lì, Bianca, ancora aspetta.