
Un’azione spettacolare e simbolica quella messa in atto dagli attivisti di Greenpeace Italia nelle acque della Gaiola, nel cuore dell’area marina protetta. Gli ambientalisti sono arrivati dal mare e hanno issato uno striscione con la scritta “Basta scarichi” e l’immagine provocatoria di un enorme water, puntando i riflettori sul progetto di un secondo collettore fognario a Coroglio, previsto nel piano di riqualificazione dell’ex area industriale di Bagnoli.
Il nuovo collettore, che si aggiungerebbe a quello esistente a Cala Badessa, porterebbe – secondo i piani – a un raddoppio della quantità di liquami convogliati verso il mare. Un’ipotesi che preoccupa fortemente gli ambientalisti, soprattutto per la prossimità all’Area Marina Protetta della Gaiola, zona già fragile e frequentemente colpita da fenomeni di inquinamento, soprattutto dopo forti piogge. “Siamo qui per dire basta agli scarichi – ha dichiarato Valentina Di Miccoli di Greenpeace Italia – le Aree Marine Protette non possono essere trasformate in fogne a cielo aperto. È inaccettabile che, a pochi metri da un sito di interesse comunitario, si pensi di raddoppiare i liquami in mare. Abbiamo presentato ricorso al TAR insieme a Marevivo per cercare di fermare questo progetto insensato”.
La polemica riguarda non solo l’impatto ambientale diretto, ma anche le modalità con cui si intende “diluire” i reflui: secondo i progettisti, infatti, il secondo collettore migliorerebbe la qualità delle acque grazie a una maggiore dispersione. Una tesi che gli ambientalisti contestano duramente.
Maurizio Simeone, responsabile del Parco Sommerso della Gaiola, sottolinea l’assurdità del piano: “Parlare di diluizione è fuorviante. Non si tratta di acqua pulita, ma di acque meteoriche che trascinano rifiuti, oli, metalli pesanti e altre sostanze tossiche dalle strade della città. È una bomba ecologica per una zona che da vent’anni si batte per proteggere il suo patrimonio naturalistico e culturale”. Simeone richiama anche l’attenzione sul rischio per la salute pubblica: “Sempre più cittadini si bagnano qui, ignari del pericolo. Serve un modello diverso di gestione del ciclo delle acque, non soluzioni tampone che aggravano l’inquinamento”. Nonostante le proteste, il Commissariato straordinario per la bonifica e riqualificazione di Bagnoli, presieduto dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, continua a sostenere la bontà del piano, ritenendo il secondo collettore necessario per completare il risanamento ambientale dell’area.
Ma la battaglia è appena iniziata. Greenpeace e Marevivo non si fermano e il ricorso al TAR potrebbe diventare il primo passo per una revisione del progetto. Intanto, l’immagine dello striscione galleggiante con l’enorme water resta impressa come denuncia visiva forte e diretta: un grido d’allarme per la tutela del mare di Napoli.