
È bloccato in Israele da giorni Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli e voce storica dei diritti civili in Campania. Dopo l’attacco lanciato dall’Iran contro Israele lo scorso aprile, la situazione è diventata instabile e pericolosa in diverse aree del Paese. Sannino si trovava lì per motivi personali e, insieme ad altre persone italiane, è stato costretto a fermarsi in attesa di condizioni di sicurezza adeguate per il rientro.
«Stiamo bene, siamo in un posto sicuro, non ci manca nulla. Ma ogni volta che scatta l’allarme dobbiamo correre nei rifugi», ha raccontato Sannino in un’intervista da Gerusalemme, città dove il sistema di difesa Iron Dome entra in funzione a ogni allerta. I rifugi, ben distribuiti sul territorio israeliano, sono stanze rinforzate progettate per resistere a missili e razzi. In questi bunker, spesso sotterranei, le persone si rifugiano per diversi minuti ogni giorno, in attesa che le sirene cessino.
Sannino ha voluto rassicurare i suoi contatti in Italia, ma anche lanciare un appello: «Vogliamo solo tornare. L’Italia ci sta seguendo, ma la tensione qui è ancora alta». Non è il primo momento delicato per Sannino. Alla fine del 2024, aveva ricevuto gravi minacce di morte, tra sms e chiamate anonime che lo invitavano a “non fare politica” e a “farsi i fatti suoi”. Episodi che aveva prontamente denunciato e che avevano suscitato la solidarietà di molte realtà associative e istituzionali.
«Siamo preoccupati per la sicurezza di Antonello, ma anche per il clima d’odio che continua a colpire chi si batte per i diritti civili», dichiarò allora Arcigay Napoli. Le minacce erano avvenute pochi giorni dopo la sua nomina come presidente dell’**Osservatorio Regionale sulle Discriminazioni per Orientamento Sessuale e Identità di Genere** in Campania, un organismo istituito per monitorare e contrastare i fenomeni di omolesbobitransfobia sul territorio regionale.
Dopo l’escalation bellica tra Iran e Israele, la Prefettura di Napoli aveva disposto un rafforzamento delle misure di sicurezza in città, soprattutto nei pressi di sinagoghe, centri culturali e sedi associative legate al mondo LGBTQIA+. «La guerra è lontana geograficamente, ma le sue conseguenze ci toccano da vicino», aveva commentato Sannino pochi giorni prima della sua partenza per Israele.