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La Camera Scura: mostra fotografica di Amnesty International

Scritto da Lorenzo Riccio Il . Inserito in Mostre

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In scena al Maschio Angioino, fino al 10 dicembre, c’è il dolore dei condannati a morte; l’asprezza e la durezza di una pena che ancora oggi non è stata abolita. Di forte impatto sono le immagini che rappresentano tredici soggetti d’eccezione, attori e attrici ritratti come condannati a morte, che perorano la causa portata avanti da Amnesty International.

“La camera scura”, mostra fotografica realizzata nell'ambito del progetto "Sono contro la pena di morte perché..." della Sezione italiana di Amnesty International, si avvale di ben 13 artisti che posano nelle 12 fotografie sostenendo la campagna per l’abolizione della pena capitale nel mondo; volti noti del cinema e della televisione italiana come Luca Argentero, Giulia Bevilacqua, Carolina Crescentini, Sabrina Impacciatore, Peppino Mazzotta, Giulia Michelini, Ana Caterina Morariu, Filippo Nigro, Lara Okwe, Vittorio Emanuele Propizio, Primo Reggiani, Dino Santoro e Gianmarco Tognazzi.

La mostra, che potrà essere visitata con ingresso libero fino al 20 dicembre, è stata realizzata grazie alla speciale collaborazione dello IED - Istituto Europeo di Design e con il contributo della Regione Toscana, della Regione Campania e dell'Unione europea.

Obiettivo del progetto è creare consapevolezza anche visiva sulla brutalità della pena di morte, spesso messa in secondo piano da discorsi più teorico-etici che pratici, coinvolgendo personaggi del mondo dell'arte e dello spettacolo e utilizzando diverse forme di espressione come la fotografia, il disegno, il racconto.
In particolare è molto utilizzato lo stencil, tecnica molto diffusa nella Street Art, riconoscibile e di grande impatto visivo: disegni stilizzati, realizzati tramite una semplice maschera di cartone e una bomboletta spray.
Il messaggio è accolto dallo spettatore attraverso l’immagine che fa riflettere, impressiona, spaventa o porta con sé un sorriso, spesso amaro.
Gli enormi stencil sul muro che divide israeliani e palestinesi ne sono l’esempio: alcune finestre dalle quali s’intravede il cielo azzurro, una scala per scavalcare il muro, un bambino che vola sospeso a un palloncino; si affronta ogni volta un aspetto specifico legato alla pena capitale e associato a un caso seguito da Amnesty International.
Mani enormi che reggono le catene del malato mentale, vigili del fuoco pronti a spegnere le fiamme sprigionate dalla sedia elettrica, un condannato a morte che diventa bersaglio in attesa del proiettile che porrà fine alla sua vita.
Lo stencil è il veicolo per il messaggio sulla crudeltà della pena di morte e il testimonial diviene volto e corpo del prigioniero rinchiuso nella camera scura.

Le fotografie, cosi toccanti, sono di Angelo Di Pietro e la direzione artistica del progetto è di Mario Vaglio. Angelo Di Pietro, 33 anni, milanese di nascita, ha trascorso l’adolescenza in Irpinia, a vent’anni si è trasferito a Roma per studiare fotografia all’Istituto europeo di design, e ha avuto l’opportunità di essere l’assistente di alcuni tra i più importanti fotografi italiani, negli ultimi anni si è specializzato nel ritratto collaborando con numerosi musicisti e attori del panorama italiano e internazionale.

Il progetto di Amnesty International sulla pena di morte ha radici storiche profonde, iniziato negli anni ’70 del secolo scorso, si basa su una strategia di lungo termine che ha come obiettivo ultimo l’abolizione della pena di morte o comunque l’avvicinamento per passi successivi. I livelli di realizzazione sono tre: lavorare sui casi singoli, che spesso hanno rilevanza internazionale; rivedere le leggi, base normativa della pena; diffondere la cultura, poiché il cambiamento deve avvenire prima nella coscienza degli uomini, nell’opinione pubblica, per poi poter essere tradotto in norma giuridica.
“Perché nessuna scelta è definitiva finché non c’è un’opinione pubblica che è convinta che la pena di morte sia una cosa aberrante, che abbia una cultura abolizionista radicata, come parte di una cultura dei Diritti umani più ampia.”, come ribadito dal Presidente Antonio Marchesi

L’abolizione della pena di morte, in un trend non sempre positivo nel breve termine - più che soddisfacente nel lungo periodo, passa dunque anche per la sfera emotiva perché è un tema che colpisce le emozioni, in fondo anche le reazioni di chi la pena di morte la vuole spesso sono poi reazioni di pancia.

Lunedì 30 novembre si è svolta l’inaugurazione della mostra presso la Torre del Beverello del Maschio Angioino alla presenza anche del Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris; del Presidente di Amnesty International Italia, Antonio Marchesi e dell’attore Stefano Moretti.
L’intervento del Sindaco De Magistris ha posto l’accento sull’importanza, per temi così sensibili, di una spinta dal basso, dalla pancia della popolazione, dalle comunità locali, dai sindaci, dai comuni, che premano per costruire una realtà giuridica diversa; mentre come toccante è stata la rappresentazione del giovane attore Stefano Moretti, che ha dato voce e corpo alle parole di alcuni prigionieri del “braccio della morte”.

Per Ulteriori Informazioni:

• Dove: Napoli - Torre del Beverello del Maschio Angioino - Piazza Municipio.
• Quando: dal 30 Novembre al 10 dicembre 2015
• Evento ufficiale: https://www.facebook.com/events/1483164621989711/
• Sito ufficiale Amnesty International: http://www.amnesty.it/index.html